Intervenuto alla Giornata della Cooperazione Montana promossa da Confcooperative a Busana Tiziano Borghi, presidente dell’Unione montana dei Comuni dell’Appennino reggiano, ha commentato i fatti di Roma con l’assalto alla sede della Cgil da parte dei No Green Pass.
Ha affermato: “La violenza in qualsiasi modo va condannata. Si può dissentire dai pensieri ma non tollerare fatti di questo genere. I fatti di Roma e l’attacco alla Cgil vanno condannati. Siamo Mab, siamo Italia e siamo Europa: no diciamo no a questi episodi”.
Chiamiamo le vicende che commentiamo con il loro nome;assalto in stile fascista,guidato e coordinato da noti esponenti di gruppi che si rifanno alla estrema destra,sdoganati e rivitalizzati dalla presenza alle elezioni comunali anche a Roma,non si sono accontentati della sede della CGIL ma nella notte hanno dato l’assalto anche al PS del San Camillo di Roma; c’è malessere ,preoccupazione anche rabbia,ma che c’entra tutto questo con l’opporsi al green pass,e anche su questo ci sarebbe tanto da dire!!
(Ruffini Paolo)
Un assalto vigliacco da parte delle “solite” milizie fasciste che, sfruttando il malessere presente in una parte dei lavoratori dal Green Pass obbligatorio, assaltono e feriscono lavoratori, sindacalisti e Forze di Polizia. L’ Italia purtroppo non e’ riuscita a debellare questa forma violenta e vile che rappresenta il peggio di cio’ che fu in passato il fascismo e che nulla sanno e che nulla hanno a che vedere con la politica che un tempo fu’ la cosi’ detta destra. Sono solo dei delinquenti violenti.
(Alessandro)
Gli episodi di vandalismo, chiunque li compia, sono sempre deplorevoli e da respingere nonché censurare senza riserve e tentennamenti, ma in questa come in altre circostanze ci si potrebbe anche chiedere quanti siano coloro che hanno messo in atto tali azioni, in modo da non “colpevolizzare” i restanti, ossia chi intende dar pacificamente voce al proprio disagio e malessere, giusto o sbagliato che possa essere, e del resto il passato è abbastanza ricco di manifestazioni dove si è andati “sopra le righe”, ma quei biasimevoli gesti venivano non di rado attribuiti ad “infiltrati”, o a facinorosi e sobillatori, ossia soggetti e figure che nulla avevano a che vedere col resto della “piazza”.
Senza contare i casi in cui, sempre nei tempi andati – ma comunque non tantissimi anni orsono – certi comportamenti poco “ortodossi”, verificatesi durante taluni cortei di protesta, trovavano una qualche indulgenza da parte di correnti di pensiero affini, se la memoria non mi tradisce, indulgenza motivata con le buone ragioni delle rimostranze, e noi sappiamo bene come le ragioni di una causa possono valutarsi in un senso, oppure anche in quello del tutto opposto, a seconda dei nostri rispettivi punti di vista, e anche sulla base delle nostre rispettive posizioni o simpatie ideologiche.
Ognuno è ovviamente libero di evocare in ogni occasione lo squadrismo, i rigurgiti fascisti, e il pericolo di un nuovo fascismo, ma ci vorrebbe a mio vedere il senso delle proporzioni, inteso come il non “ingigantire” troppo accadimenti la cui portata è in ogni caso circoscritta, e non può mettere a rischio la democrazia; il farlo a me pare fra l’altro controproducente, così come i fatti in discorso possono esserlo per la parte politica che a detta di qualcuno dovrebbe invece avvantaggiarsene (non saprei come interpretare diversamente parole quali “gruppi che si rifanno alla estrema destra, sdoganati e rivitalizzati dalla presenza alle elezioni comunali anche a Roma”).
P.B. 11.10.2021
(P.B.)
Egregio P.B.
sono d’accordo con parecchie argomentazioni della sua analisi, ma c’è un aspetto che per me non deve passare inosservato: Giuliano Castellino, notissimo leader di Forza Nuova e braccio destro di Roberto Fiore, ha parlato dal palco tra applausi scroscianti. Ed escluderei che gli organizzatori del corteo non sapessero chi fosse. Vien da se che, in un caso come questo, risulta fuori luogo evocare “infiltrati”, o facinorosi e sobillatori, ossia soggetti e figure che nulla avevano a che vedere col resto della “piazza”. Il corteo, in questo caso, era purtroppo e consapevolmente in mano ai fascisti, e questo è a mio avviso un dato di fatto. Ciò non significa ovviamente che chiunque era in piazza fosse fascista, ma di sicuro in pochi si sono dissociati quando un fascista ha parlato dal palco. Sul non ingigantire, infine, io starei ben attento: più o meno 100 anni fa le camicie nere iniziarono i loro attacchi squadristi proprio dalle Camere del Lavoro, e ricordarlo è importante per non ripetere gli stessi errori.
(Andrea)
Sviluppando il discorso di Andrea si potrebbe concludere che chi intende manifestare pacificamente il proprio pensiero o dissenso, sfilando insieme ad altri di pari o similare idea, dovrebbe opportunamente astenersi dal farlo, perché in mezzo al gruppo, che si va eventualmente ingrossando strada facendo, potrebbero inserirsi frange un po’ più “passionali” (semmai in altra parte del corteo e quindi a sua totale insaputa).
E se tali frange avessero poi a salire sul palco e di lì parlare ai presenti, non si dovrebbe dar loro ascolto, immagino col turarsi le orecchie, oppure con l’andarsene via, rinunciando così ad esprimere collegialmente il proprio dissenso, oppure ci si dovrebbe dissociare in forma palese e manifesta, forse fischiando per coprire la loro voce, onde non rendersi in qualche modo complici e corresponsabili del loro dire.
A me ciò sembrerebbe abbastanza paradossale, anche perché sono rimasto alla regola che, andando in piazza, si possano ascoltare tutti, pure chi arringa in maniera “forte” per essere più convincente, né, che io sappia, ci è vietato di condividerne le parole, purché i nostri comportamenti non divengano illeciti, posto che noi dovremmo rispondere solo delle nostre azioni e non delle nostre rispettive idee e convinzioni.
Forse, per questioni di età, Andrea non ha memoria di cortei piuttosto stizziti e chiassosi, che contestavano reclamando diritti, e che hanno segnato un’epoca, ma non mi sovviene che fosse loro impedito di applaudire ed acclamare i loro “tribuni”, che non erano da meno quanto a veemenza e passione (nel ricordarlo a taluno mi sento rispondere, con doppiopesismo “ vabbé, ma sono precedenti che non fanno più testo”)
Circa il paragonare gli attuali avvenimenti allo squadrismo delle camice nere di un secolo fa, mi sembrerebbe francamente una bella forzatura, se pensiamo al contesto di allora, col Paese uscito da un lungo e drammatico conflitto, il cui dopoguerra stava creando tensioni sociali in diverse parti d’Europa (stando alle notizie di stampa anche alte cariche istituzionali avrebbero escluso che oggi possa esservi preoccupazione).
P.B. 13.10.2021
(P.B.)
Egregio P.B.
capisco che, come già successo alla Meloni che è stata l’unica in Italia a non accorgersi della matrice fascista dell’azione squadrista di sabato scorso, non ci sia miglior sordo di chi non vuol sentire (o miglior cieco di chi non vuol leggere). Ma qui non si tratta di veemenza, passione, o arringare in maniera “forte”. Qui si tratta di appartenenti ad un movimento politico dichiaratamente e apertamente fascista, che (le piaccia o no) si pone fuori dall’arco costituzionale della nostra repubblica. Non c’è molto altro da aggiungere, senonchè, per quanto mi riguarda, se andassi ad una manifestazione e si presentasse sul palco qualcuno con la maglietta “boia chi molla” (come successo sabato scorso), non avrei dubbi sul fischiarlo e sull’abbandonare il corteo.
(Andrea)
Al netto di tutte le virgole e i puntini che noi possiamo apporre sul nostro discutere in argomento, a me sembra che la questione ruoti intorno a due aspetti principali e dominanti, ossia, in un caso, il rischio che possa risorgere un secondo fascismo, e nell’altro il diritto più o meno ampio a poter liberamente esporre il proprio pensiero, e in ordine al primo punto penso che siano in pochi, o pochissimi, tra quanti non sono imbevuti di ideologia, a ritenere che oggi possa esistere un tale pericolo, ad oltre settant’anni da quella stagione, e in proposito non può dirsi casuale che siano state concepite come transitorie, dai Padri costituenti, le norme inerenti alla riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista (da inesperto qual sono della materia ritengo nondimeno che il concetto di transitorietà abbia un significato abbastanza preciso).
Mentre non ha invece carattere transitorio l’art. 21 della nostra Carta che garantisce a ciascuno di poter manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e pertanto, riguardo a fatti come quello in causa, continuo a ritenere che siano da perseguire le azioni, qualora si configurino come reati, ma non il semplice aver preso parte ad una manifestazione, e semmai aver lì espresso le proprie opinioni, o averle ascoltate da altri, né si può affermare che tutti i partecipanti appartenessero “ad un movimento politico dichiaratamente e apertamente fascista”, mutuando la definizione di Andrea (forse bisognerebbe ricordarsi più spesso della massima dell’illuminismo francese, vecchia di oltre due secoli: Non sono d’accordo con quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo).
P.B. 14.10.2021
(P.B.)