Io ho vissuto nel secolo scorso e la Pietra di Bismantova, che in questo periodo viene così decantata, la ricordo diversa, non abbandonata a se stessa come adesso al susseguirsi delle stagioni.
L’uomo si prendeva cura di lei, non come ora che continuano a ferirla piantandoci solo dei chiodi. I suoi pendii venivano disboscati e le sue pareti venivano ripulite, fin dove poteva arrivare la mano dell’uomo, che veniva calato dall’alto per tagliare i cespugli cresciuti in riva al baratro, che sbatacchiati dal vento potevano far sgretolare il sasso. Questo si faceva tutte le primavere specialmente dal versante di Castelnovo.
I contadini che si prendevano cura dei terreni appartenenti al Santuario, salivano anche sul pianoro e falciavano l’erba, il tutto a mano con la “frina” cioè la falce dal lungo manico di legno che si usava allora in tutti i prati.
Dopo le donne rastrellavano tutta quell’erba che ridotta in fieno molto pregiato, veniva consumato dalle mucche da latte, che ne producevano di più e prendeva un profumo particolare di muschio fresco. Dopo averlo ammucchiato ne facevano grossi fasci che legavano stretti con “dal sughi” che erano grosse e lunghe funi, poi aiutandosi coi forcati li rotolavano fin sulla punta più sporgente che sovrastava il sagrato e li facevano volare giù. Sotto poi c’erano gli uomini che lo raccoglievano subito e lo trasportavano nel fienile, mentre le donne scendevano recuperavano le corde e risalivano a ripetere l’operazione fin che ce n’era. Come vedete lavoro tutto fatto a mano con fatica, sudore e buona volontà.
Quando arrivavi su questa immensa piana e scoprivi questo prato erboso rasato, che ricopriva la roccia ti pareva di camminare su un tappeto di velluto, allora ti toglievi le scarpe e cominciavi a correre e fare capriole e in mezzo ai pochi cespugli bassi che formavano qua e là qualche aiuola, scoprivi fiori bellissimi, gigli arancione, campanule azzurre, fragoline di bosco o qualche alberello di corniolo che ti porgeva i suoi frutti rossi un po’ asprigni.
Poi gli stessi contadini recuperavano la legna tagliata sempre sul pianoro andando con un “cassone” che era un biroccio tirato da due mucche, ma molto più stretto che loro usavano anche quando si recavano al mercato era l’unico che riusciva a passare nel sentiero che univa il Santuario a Castelnovo.
Per arrivare sopra la Pietra dovevano fare un giro lunghissimo, arrivavano a casa mia poi prendevano la mulattiera fino al vecchio acquedotto, salivano a Cà di Patino, poi Cà della Beccaccia, su da Cà dell’Adelaide e infine arrivavano in Pietra Bassa.
Ora ho sentito dire che questo giro qualcuno l’ha fatto con la bici elettrica, personalmente lo ritengo un sacrilegio, un fatto se un proprietario usa un trattorino una volta all’anno per trasportare un po’ di legna è un’altra cosa aprire il traffico su quella stradina. Voi amanti delle due ruote sulla Pietra dovete salirci a piedi se volete apprezzarne la bellezza e se volete amarla nel modo giusto.
La Pietra ha bisogno di essere rispettata, capisco che siamo nel duemila, ma allora non volete proprio conservare niente delle bellezze del creato che vi sono state donate gratuitamente?
Ora questo Sasso praticamente sta nascondendosi dietro questo verde impenetrabile, dalla nostra parte sta prendendo le sembianze di una montagna qualsiasi. Non scordiamoci la bellezza della sua roccia che brillava al sole pomeridiano, lo so che l’abbiamo trascurata per troppo tempo e adesso togliere la forestazione che si è formata è un grosso problema, però si potrebbero usare quelle tante persone che si danno il turno davanti ai supermercati col berretto in mano a mio avviso dovrebbero fare qualcosa di diverso dal momento che diamo loro alloggio e vitto, penso che dovrebbero fare qualcosa anche loro, naturalmente dovrebbero lavorare sotto la guida di un esperto di questo lavoro e forse anche loro sarebbero più felici, che stare per ore ad aspettare i dieci centesimi della vecchietta di buon cuore.
La legna si dovrebbe buttare sotto e se non sapete dove metterla la potreste dare gratis a chi si prende l’incarico di smaltirla, col chiaro di luna che c’è senz’altro troverete qualche interessato a fare questo, coi trattori ci si può avvicinare molto, se una volta questo si faceva col biroccio tirato dalle mucche, coi mezzi di oggi non dovrebbero esserci grossi problemi.
Adesso chiedo scusa se con le mie tiritere ho disturbato qualcuno, ma ricordatevi con le parole non si fa niente ci vorrebbero fatti concreti.
E adesso ognuno di voi dica pure la sua.
(Elda Zannini)
sante parole ma…non c’e’ peggior sordo di chi non vuole sentire.
(kk)
Gent.le Sign. Elda, sono pienamente d’accordo con Lei. Sono anni e anni che ripeto anch’io le stesse cose: se non si provvede a togliere gli alberi e l’edera che sono nati in mezzo alle rocce, se non si cerca di convogliare le acque sul pianoro e non lasciare che si infiltrino tra i massi e fuoriescano come lunghe scie blu, tra pochi anni si avranno frane e smottamenti verso valle. D’altronde la Pietra non è nuova a frane, vedi sassaia. Mia madre diceva che da giovane andava a pascolare le pecore proprio sopra il pianoro e già allora vedeva i contadini che facevano i solchi per instradare l’acqua verso il pendio naturale dalla parte di Castelnuovo. Ora invece, forse per indolenza o incompetenza si lascia che la pioggia si infiltri tra le rocce e fuoriesca in lunghe scie blu che sgretolano le rocce. Il resto lo fanno le radici degli alberi. Negli ultimi anni in ogni piccola crepa è nata una pianta, anche sopra la chiesa e dalla parte di Campolungo. Io non ho mai visto la Pietra così rugosa, sembra una signora di novant’anni! Ma tanto, secondo gli esperti che ti tappano la bocca perchè loro sono laureati e tu no, la Pietra sarebbe sempre in evoluzione e quindi è naturale che ogni tanto si stacchi
qualche masso e precipiti sui paesi, sulle case e sull’eremo. Giustamente, come dice la Signora Elda di mano d’opera se ne troverebbe a iosa, basta la volontà o semplicemente una minima competenza e un pò di buon senso.
(antonella telani)