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Zona arancione, superiori in classe al 50%. L’appello di Priorità alla scuola ai docenti: “Niente verifiche e voti, ricostruite il legame che si è perso”

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Da lunedì 12 aprile, anche i ragazzi e le ragazze degli istituti superiori torneranno sui banchi di scuola al 50%. "Si tratta di una ventina di giorni in presenza prima della fine della scuola, non rendete il rientro una corsa a vuoto". Così si è espresso il comitato Priorità alla scuola, dopo la decisione del ministro della salute Roberto Speranza di allentare le misure in quasi tutta Italia. Un'appello ai docenti, perché ricostruiscano una relazione umana con gli studenti e non si affrettino semplicemente a finire il programma e dare voti per chiudere "decentemente" l'anno. "Sarà già difficile far superare la paura di uscire dopo un anno - prosegue il comitato-. Non tartassate studenti e studentesse con verifiche e voti su voti, ma ricostruite il legame che si è perso".

Come da programma e come promesso, Priorità alla scuola era in piazza anche venerdì scorso a ribadire che la scuola deve svolgersi in presenza e in relazione, oltre che in sicurezza. La stessa richiesta ai docenti è stata sporta in piazza, davanti ai manifestanti: "Non dobbiamo rendere le scuole delle fabbriche di verifiche. Se mai dovessimo davvero riavere l’emozione di vedere i ragazzi in classe, si invitano caldamente i docenti a non trasformare le ultime settimane in un inseguimento al voto".

Tra i vari interventi, la piazza ha ascoltato in silenzio la toccante lettera di una nonna al suo caro nipote che un anno fa si è tolto la vita. Una lettera che racconta il disagio degli adolescenti, dimenticati dallo Stato nell'indifferenza della scuola e dell'opinione pubblica, come se le loro lamentele e sofferenze fossero soltanto capricci. " Avete preteso dagli studenti un rigore inaccettabile, il programma da portare a termine è stato più importante del benessere psicologico dei ragazzi, siete andati avanti per la vostra strada senza guardarvi intorno - si legge nella lettera-. Avete fallito come scuola, come insegnanti, come persone. Io non vi perdono".

Il presidio si è concluso parlando dei numerosi tagli all'istruzione operati negli ultimi anni. "Purtroppo le risorse finanziarie per la scuola sono andate a calare negli ultimi 30 anni. Prima si è fatto degli insegnanti dei dipendenti con un contratto di diritto privato, in seguito, dalla riforma Moratti in poi, hanno indiscriminatamente tagliato ore, materie e posti di lavoro. La riforma Gelmini dal 2010 è costata un taglio di 8 miliardi di euro ogni anno per un triennio. Non era un taglio motivato dalla necessità di fare cassa, era un disegno di indebolimento strutturale del diritto all’istruzione e del diritto ad avere un futuro", afferma il comitato.

"Abbiamo presentato le nostre note sul Recovery chiedendo al Governo di investire di più sulle scuole, di renderle veramente capaci di competere con le più avanzate scuole europee - conclude Priorità alla scuola-. Servono risorse per non far diventare le scuole dei baracconi sovraffollati, servono classi più piccole, servono più insegnanti per il sostegno e per la materia, serve una stabilizzazione del personale educativo in organico di fatto, serve un incremento del personale ATA, serve una messa in sicurezza degli edifici scolastici e servono nuovi spazi. Serve un presidio infermieristico che possa intervenire sempre per le emergenze".