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Priorità alla scuola: “Torneremo tutti i venerdì finché le scuole riapriranno. Contagio minimo tra gli studenti”

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"Venerdì eravamo oltre 300! In contemporanea con altre 67 città in tutta Italia", esclama il Comitato Priorità alla scuola, dopo il successo di adesioni alla manifestazione del 26 marzo in Piazza Prampolini a Reggio Emilia. "Dal primo marzo siamo in Didattica a distanza. Dopo il conclamato fallimento della Dad nell’anno scolastico 2019/2020, questa ci è stata riproposta, senza che nessuno si prenda la responsabilità del fallimento delle proprie scelte nel gestire la pandemia".

Il Comitato evoca poi l'intervento del ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi, che nella serata del 21 marzo è stato ospite nella trasmissione di Fabio Fazio. "Il repertorio tematico è rimasto coerente - afferma Priorità alla scuola - all’insegna di un sano terrorismo controfattuale, con bambini untori e varianti mannare senza uno straccio di dato. Non si è nemmeno ricordato che nelle zone rosse (gran parte del Paese) sono sigillate anche le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, con tanti saluti alle superiori, quasi sempre chiuse". In seguito il Ministro Bianchi ha cominciato a parlare di “scuola affettuosa”.

Insorge dunque delusione per queste parole, pronunciate dallo stesso ministro che, a detta del Comitato, si è insediato al grido di “riapriremo”, ed è poi corso ad avallare tutte le chiusure che sono sotto i nostri occhi. "Colui che già ora dovrebbe indicare le misure concrete perché a settembre la scuola riapra, come prima e anche meglio, sgomberando l’orizzonte da ogni possibilità di un terzo anno scolastico di fila in queste condizioni- continua-. Da questo ministro ci attendevamo ben altre dichiarazioni, e ci attendevamo una data. È inconcepibile che ci si avvii verso l’imminente pausa per Pasqua senza sapere se il 7 aprile ritroveremo i cancelli delle scuole aperti. L’ironia del calendario vuole che alla vigilia di Natale avessimo preparato gli striscioni “Ci vediamo il 7”, come richiesta e monito di riapertura delle scuole in gennaio, allo scadere della pausa di fine-inizio anno; ora li dovremo appendere di nuovo per un 7 aprile: altri tre mesi passati in questo modo".

In questi giorni il governo sta valutando la riapertura delle scuole dei più piccoli e delle più piccole anche in zona rossa. "Noi è da inizio marzo che ripetiamo che la scuola non si chiude con nessun colore", sono le parole della ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, a cui il Comitato guarda con speranza. "Staremo a vedere se le dichiarazioni della ministra Bonetti sono il segno che al Governo è giunta eco dell’esasperazione, oppure se queste dichiarazioni servono ancora una volta solo a tener tutti buoni, dare un contentino a quelli che “vediamo, aspettiamo”, finché vedi come è già arrivato giugno".

A tutto questo vanno aggiunti i danni provocati dalla mancanza di sport e movimento, fondamentali per uno sviluppo psico-fisico equilibrato dei ragazzi e la deprivazione di sole e aria aperta.

Inoltre, dobbiamo considerare anche gli effetti dell’uso dei media device per molte ore al giorno. L’Italian Journal of Pediatrics ha pubblicato una rassegna sulle ricerche che riguardano l’uso di questi apparati nei bambini sotto i sei anni. Ne risulta un'importante riduzione dei punteggi in matematica e nell’attenzione, con una importante perdita di efficienza. Abbiamo inoltre: obesità, sedentarietà, comportamenti alimentari dannosi, mal di testa, problemi al collo e alle spalle, disturbi del sonno, danni agli occhi (fatica, irritazione e secchezza degli occhi); ed infine, una ridotta interazione tra i bambini e i genitori. "Tutto questo - ribadisce il Comitato - riguarda i bambini in età pre-scolare; ma per quale motivo questi effetti non dovrebbero riguardare i ragazzi in età scolare che usufruiscono della Dad?".

"Molti genitori possono confermare tutto quello che la ricerca ha rilevato, alcuni dei quali accettano tutto questo perché sono convinti che si tratti di un sacrificio temporaneo, in attesa di tornare alla normalità: scuola in presenza, giochi, relazioni, aria aperta e sano movimento. Un fanalino d'allarme però arriva dalle dichiarazioni dei media all’inizio di questa faccenda, che hanno lanciato una nuova parola d’ordine: «Nuova normalità», ma tutto questo non sembra affatto normale" - continua il Comitato avvallando di seguito una serie di ricerche scientifiche in merito all'incidenza di contagio nelle scuole.

Uno studio recentemente diffuso analizza dati del Miur e li incrocia con quelli delle Ats e della Protezione civile coprendo un campione pari al 97% delle scuole: più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. Dallo studio emerge che la chiusura totale o parziale delle scuole non influisce minimamente sugli indici Kd e Rt. E il ruolo degli studenti nella trasmissione del coronavirus è marginale: i giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, veri responsabili della crescita sproporzionata della curva pandemica. E questo si conferma anche con la variante inglese.

I focolai da Sars-Cov 2 in classe sono molto rari (sotto il 7% di tutte le scuole) e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante. È quattro volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro, magari in sala professori. Oppure gli adulti in qualunque ufficio. Nel dettaglio, analizzando i tassi di contagio della popolazione per fasce d’età a partire dai mesi autunnali, l’incidenza di positivi tra gli studenti è inferiore di circa il 40% per le elementari e medie e del 9% per le superiori rispetto a quella della popolazione generale. È anche indicativo che a fronte di un elevato numero di test effettuati ogni settimana negli istituti, meno dell’1% dei tamponi sono risultati positivi. Alla riapertura delle scuole non è corrisposta una crescita della curva pandemica: i contagi salgono per le classi di età 20-59 anni e solo dopo due o tre settimane tra gli adolescenti.

Dal 23 marzo c'è una novità nell'assetto organizzativo scolastico: gli organici docenti previsti per il prossimo anno sarebbero sostanzialmente identici a quelli dell’anno scorso – quando è venuto fuori che mancavano 200 mila e più insegnanti per far cominciare l’anno regolarmente. "Dopo l’affetto, caro ministro, vogliamo anche la prova d’amore!" provoca il Comitato di Priorità alla scuola, osservando che "il Ministero dell’Istruzione apparecchia già un’estate come quella scorsa, durante la quale non si sapeva cosa sarebbe accaduto a settembre: gli studenti non hanno nessuna certezza, nessuna, si aspettano risposte certe dagli adulti".

In conclusione, il comitato stesso inneggia "Le alternative ci sono e partono sempre dalle scuole aperte, la scuola si cura, non si chiude! Cari Ministri, caro Presidente Draghi, aprite le scuole Whatever it takes. Torneremo ogni venerdì finché tutte le scuole riapriranno".