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L’agrotecnico carpinetano Marco Picciati nominato nel Tavolo Regionale per la Castanicoltura.

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Per volontà dei neo Assessori Alessio Mammi e Barbara Lori, la Regione ha ufficialmente Istituito dal primo febbraio il “Tavolo tecnico per lo sviluppo, la qualificazione e la sostenibilità del settore castanicolo della Regione Emilia Romagna”. In rappresentanza dei Comuni e delle loro Unioni, al gruppo di lavoro partecipa l'agrotecnico Marco Picciati, presidente del "Consorzio Castanicoltori Reggiani".

La costituzione del tavolo tecnico rappresenta un traguardo importante per tutta l’area appenninica – reggiana compresa - che riporta la castanicoltura al centro dell’attenzione affinché diventi una opportunità per lo sviluppo sociale ed economico della montagna.

Il tavolo esprime la volontà di salvaguardare e valorizzare le zone montane sfruttando le opportunità presenti tra le quali il recupero della castanicoltura da frutto a cui sono associate funzioni sociali e ambientali come la lotta al dissesto idro-geologico, la salvaguardia del paesaggio e degli ecosistemi.

Il Tavolo castanicolo regionale raccoglie e rende merito alle competenze e scoperte scientifiche e tenterà di risolvere i problemi che tutt’oggi impediscono la ripresa di questo settore.

L’iniziativa della Giunta regionale risponde peraltro alle aspettative dei castanicoltori e operatori del settore che più volte hanno evidenziato l’esigenza di porre in essere azioni di concertazione in un’ottica “integrata” tra i differenti soggetti interessati.

Metato della Stetta (foto di Marco Picciati)

Infatti al tavolo parteciperanno i referenti di due Direzioni generali della Regione, le associazioni di castanicoltori, i Comuni e le loro Unioni, l’Assemblea delle organizzazioni di produttori di frutta e verdura.

Tra i promotori e sostenitori della castanicoltura vi è il Consorzio dei Castanicoltori dell’Appennino Reggiano che in associazione con gli altri consorzi regionali ha contribuito alla preparazione del terreno per questo traguardo.

Al fine di avere alcune delucidazioni riguardo l'attuale situazione di questo specifico comparto agricolo e in merito al neo costituito tavolo di lavoro,  poniamo alcune domande all'agrotecnico Marco Picciati fresco di nomina.

Domanda: Dottor Picciati cosa ci può dire di questo tavolo tecnico per la castanicoltura?

Non posso che esprimere grande soddisfazione per questo risultato. Nel 2021 ricorrono 20 anni dalla nascita del Consorzio dei Castanicoltori dell’Appennino Reggiano e questo tavolo lo voglio vedere come il frutto di tanti anni di attività in collaborazione con i pochi castanicoltori rimasti, che con passione e tenacia continuano a credere nella castanicoltura come il sistema più equilibrato e naturale per vivere e lavorare in montagna. Credo si tratta di un riconoscimento meritato, non solo per noi, ma anche per i castanicoltori della regione con i quali abbiamo condiviso le nostre esperienze, sempre in modo positivo pure in occasione di periodi difficili. Basti pensare alla comparsa della Vespa cinese, rintracciata proprio  a Marola nel 2008, poi diffusa su scala regionale e debellata grazie alla collaborazione tra castanicoltori e servizi fito sanitari della regione.

Foto di repertorio

Domanda: Ci può riassumere quali sono i più importanti risultati ottenuti con il vostro lavoro?

I risultati più interessanti e recenti sono scaturiti dai due Gruppi Operativi per l’Innovazione, di cui i Consorzi di Reggio Emilia e Bologna sono stati i promotori. Progetti finanziati con il PSR oramai tre anni addietro e che proprio in questi giorni si sono conclusi. In sintesi:

- Per la prima volta è stata descritta la mappatura genetica delle castagne e dei marroni locali. Da questo ne è derivato che il castagneto dell’Appennino tosco-emiliano si differenzia geneticamente dagli altri castagneti italiani ed europei, confermando così l’origine autoctona del castagno nell’area dell’Italia settentrionale. Le castagne e i marroni campionati nelle varie collezioni e dalle piante secolari hanno certificato l’esistenza di varietà domestiche diffuse, indicando l’antico uso degli innesti come tecnica di coltivazione del castagneto. E infine che il marrone, che prende nomi a seconda delle località di provenienza, è in realtà derivato dallo stesso clone risalente probabilmente al marrone fiorentino di cui si hanno notizie fina dal periodo rinascimentale.

- Per la prima volta è emerso che non solo la castanicoltura rispetta l’ambiente ed è anzi in grado di ospitare ecosistemi complessi e variegati, ma è anche una coltivazione con impronta di carbonio vantaggiosa per il contrasto al cambiamento climatico. Questa coltivazione non produce carbonio ed anzi tende ad immagazzinarlo nel terreno e nella massa legnosa tanto da guadagnarsi l’attributo di coltivazione sostenibile e quindi meritevole di essere sviluppata.

Castagneto di Ceriola (Foto di Marco Picciati)

Domanda: Quali saranno gli argomenti del tavolo castanicolo?

Si cercherà di affrontare, e spero risolvere, questioni che da anni compromettono un serio e razionale sviluppo della castanicoltura. In ordine sparso, anche se ho notizia che ci sarà una scaletta dei lavori che indico:

  • la questione del frazionamento fondiario e il mancato aggiornamento del catasto. Questo è un problema trasversale che interessa i territori appenninici ed è un aspetto cruciale per chiunque intende fare impresa in montagna. L’accorpamento fondiario delle piccole proprietà o proprietà indivise è importante per sviluppare superfici minime e rendere economicamente sostenibile l’attività castanicola. Inoltre i castagneti abbandonati sono un punto debole per la profilassi fito patologica degli appezzamenti coltivati. Occorrerà trovare soluzioni per smuovere l’immobilismo attuale delle proprietà abbandonate e verosimilmente ridurre i costi dei passaggi di proprietà e/o agevolare le cessioni di uso.
  • La predisposizione di linee di finanziamento specifiche per chi vorrà intraprendere questa attività che fino ad ora non sono state calibrate sulla dimensione (spesso pochi ettari) e il tipo di intervento richiesto. Il castagneto abbandonato può essere recuperato se sono ancora presenti le piante da frutto, o se ridotto a ceduo in molti casi può essere ripristinato, richiedono interventi specifici e spesso prolungati nel tempo. Anche le strutture di supporto per lo stoccaggio e la eventuale lavorazione di marroni e castagne sono strategici per il settore. Ci aspettiamo quindi che l’attuale PSR, ancorché in scadenza, ci possa aiutare, ma soprattutto il prossimo PSR previsto per il 2023 dovrà prevedere specifiche azioni ad hoc per noi.
  • La formazione e lo scambio di conoscenze tra scienziati, castanicoltori vecchi e soprattutto nuovi, intendendo i giovani che intraprendono le scuole delle aree montane, sarà fondamentale per lo sviluppo del settore. Crediamo che diffondendo la cultur
    Foto di repertorio

    a e la tecnica di gestione del castagno nelle scuole si possano creare le prossime generazioni di imprenditori che lavoreranno e risiederanno in montagna.

  • Il commercio e i consumatori. Le castagne e i marroni che si trovano sul mercato sono sempre più di provenienza estera. Le nostra produzioni, che si contraddistinguono per l’alta qualità, stanno subendo la concorrenza internazionale, complice una normativa non chiara e in parte l’interesse a confondere i consumatori. Questa situazione è agevolata dalla oramai ridotta capacità da parte dei cittadini di riconoscere le varietà italiane e in particolare quelle emiliano-romagnole che tra l’altro sono biologiche. Sulla commercializzazione più efficiente ci sarà molto da lavorare così come sul riconoscimento dei nostri prodotti di qualità, che sono gioco forza la nostra migliore pubblicità possibile.

Come può capire la questione è complessa e irta di ostacoli che ancora non sappiamo se verranno superati. Certo è che noi ce la metteremo tutta per raggiungere quella che riteniamo sia la dimensione 2.0 della montagna, dove tutte le risorse e le opportunità devono essere messe a sistema al servizio dei cittadini.

4 COMMENTS

  1. Congratulazioni, caro Marco. E auguri di buon lavoro. La Regione ha scelto la persona giusta: competenza, impegno e passione sono le qualità di Marco e saranno utilissime nel mettere a punto un progetto di rilancio della castanicoltura e del patrimonio boschivo del nostro Appennino di cui, viste le tante situazioni di abbandono, pare vi sia l’urgente necessità.

    Roberto Lugli

    • Firma - Roberto Lugli
  2. Auspicabile adesso: 1) A cura dei singoli Comuni, il censimento, la tutela, il recupero e la valorizzazione dei metati storici; 2) Recupero dei castagneti da frutto con incentivi ai proprietari; 2) Messa a dimora, con incentivi, di nuovi castagni da frutto se rigorosamente realizzati ad “impianto matildico”. Complimenti e buon lavoro!

    U.M.

    • Firma - U.M.