Dal corso per “Speaker e Registi Radiofonici 4.0”, organizzato di recente da Redacon - Radionova, ne sono usciti veri e propri talenti radiofonici. La nostra emittente si arricchisce di ben 26 nuovi speaker che si metteranno in gioco nella produzione di programmi di ogni genere, di intrattenimento, divertimento e cultura.
Ma l’estro dei nuovi adepti sta emergendo anche sul versante narrativo e letterario.
In un recentissimo e felice esperimento di scrittura creativa collettiva (sviluppatosi semplicemente sulla chat del gruppo whtsapp) è uscita un’avvincente novella.
Le semplicissime regole di questo processo di scrittura sono le seguenti: i partecipanti, sulla base di un incipit che dà l’avvio alla narrazione, aggiungono una o più frasi per proseguirla; ci si deve sempre basare su ciò che è stato scritto in precedenza, si cerca di entrare collettivamente nello spirito della vicenda e di essere creativi. La storia, così facendo, assume traiettorie imprevedibili, sorprendenti e originali. Ma ecco, a seguire il prodotto finale, i cui autori provenienti da tutt’Italia sono: Leonardo Caliò di Reggio Emilia, Debora Mancin di Torino, Alessandro Torri Giorgi di Casina (RE), Giulia Sannia di Reggio Emilia, Soccorsa Sonia Priore di Foggia, Generoso Verrusio di Modena, Ilenia Zamboni di Reggio Emilia.
L’iniziativa è stata curata da Roberto Mercati.
C’era una volta un ragazzino molto timido che riusciva a parlare quasi soltanto davanti a un microfono.
Infatti, per una malattia congenita, aveva perso parte delle sue facoltà vocali e, solamente a mezzo microfono, poteva recuperare le “onde sonore” che la sua laringe riusciva ad emettere. Ma se si trovava di fronte a qualcuno il suo blocco era totale.
Il ragazzino, che passava ore intere nella sua stanza simulando con la voce lo stile degli speaker più famosi, fino ad allora aveva avuto soltanto un amico, un gatto speciale chiamato Lumiere. Il suo sogno nel cassetto era di poter un giorno diventare un grande conduttore radiofonico, grazie proprio a quella sua innata e insolita passione di parlare davanti a quell’oggetto inanimato: il microfono.
Sembrerà assurdo, direte voi: perché davanti a un microfono sì ma dal vivo, potendo guardare negli occhi di una persona, no? Se l’era chiesto tante volte Mario (così si chiamava) e poche si era dato una risposta. Forse perché davanti a un microfono si sentiva libero di esprimere tutte le sue sensazioni, libero da tutto, solo lui e il microfono.
Gli aveva dato addirittura un nome, così da sentirlo più amico, da rendere quella forma di comunicazione più personale e meno fredda. Spesso, quando era pensieroso, affranto per qualche motivo, andava dal suo amico “Mr. Audio”, così l’aveva battezzato, e gli raccontava tutta la sua giornata.
Beh, era stata proprio questa sua indole e questo rapporto con lo strumento a farlo diventare nella vita un grande speaker. Sì, uno speaker conosciuto da tutti, perché lui, con Mr. Audio, ci parlava, si raccontava. Tutto ciò veniva percepito dal pubblico, che lo ascoltava, ne rimaneva coinvolto, addirittura ammaliato.
Mario era riuscito a trasformare quel suo “difetto” in una virtù e, a giudicare dal bene che gli volevano i suoi radioascoltatori, c’era riuscito realmente.
L’unico spettatore, a cui non piacevano le performance di Mario, era il suo gatto Lumiere. Già, quel paffuto e sornione animale, il rapporto tra Mr. Audio e Mario, non riusciva proprio a sopportarlo. Ogni qualvolta che Mario accendeva il microfono da casa per esercitarsi, Lumiere faceva di tutto per farlo cadere.
“Lumiere, cosa hai fatto a Mr. Audio?!”, si sentiva spesso gridare il ragazzo. E ancora: “Lumiereee, oh no, Mr. Audio come stai?”, vedendo il microfono rovesciato per l’ennesima volta. Poi, rivolgendosi al gatto: “Mi dispiace Lumiere, non volevo alzare la voce”. Ma c’era dell’altro. Tutte le volte che il ragazzo usciva di casa per recarsi all’emittente il suo gatto si metteva a piangere sconsolato, poiché sapeva che il suo padrone lo stava per l’ennesima volta tradendo con quell’innominabile cosa metallica. Il suo astio verso l’odioso, freddo microfono lo lasciava perennemente inquieto. La guerra a colpi di gelosia felina, insomma, era solo all’inizio.
Cosa fare? Mario amava troppo il suo adorato gattone per sgridarlo e dirgli “No!”.
D’altra parte, anche Mr. Audio aveva preso un posto speciale nel suo cuore. Non voleva rinunciare a nessuno dei due, anzi, desiderava tanto che gatto e microfono andassero d’accordo.
Era pomeriggio e Mario, insieme a Lumiere, si godeva un po’ di relax sul divano come era solito fare. Il padroncino stava con gli occhi socchiusi, mentre il gatto praticava il suo sport preferito: “gattinaggio artistico sulla pancia di Mario”.
Il ragazzo capì che la convivenza tra i due suoi fedeli amici non sarebbe stata semplice. Era necessario fare una scelta. Chi avrebbe dovuto buttare giù dalla fatidica torre, il gatto o il microfono?
Senza accorgersene, immerso in divano e pensieri, si addormentò. Soltanto un incubo con annessi sudori freddi, dopo quasi un’ora, lo svegliò. Improvvisamente a Mario parve di aver trovato un buon compromesso: il gatto sarebbe diventato la sua spalla in radio!
Così, alla prima occasione, se lo portò con sé in trasmissione, dove lo prese in braccio, lo tranquillizzo con coccole e carezze e comincio a speakerare. A quel punto successe una cosa meravigliosa: un dolce sottofondo di fusa cominciò pian piano a cullare le parole del ragazzo. Quel suono ritmico, sonoro e musicale, cominciò ad essere percepito chiaramente anche dagli ascoltatori che, a loro volta, iniziarono ad inviare saluti e commenti sia allo speaker che al suo piccolo, affettuoso accompagnatore.
Ben presto quell’improbabile trio radiofonico divenne famosissimo: tutti volevano ascoltare quella voce umana che, attraversando corpo e anima di un microfono parlante, aveva un costante sottofondo fatto di fusa e miagolii di autocompiacimento.
Il progetto di Mario divenne ancor più ambizioso. I suoi monologhi si trasformarono in divertentissimi sketch con il gatto, che il più delle volte rimaneva lì a guardare da innamorato, con i suoi grandi occhi verdi, il suo venerabile padrone (anche se la sua coda nervosa, di tanto in tanto, tradiva ancora un certo residuo di gelosia verso Mr. Audio).
Di lì a poco la sua trasmissione condotta da uno staff fuori dal comune, un ragazzo, un gatto e un microfono, divenne il più originale e ascoltato programma di tutto il mondo radiofonico, perché l'energia, l'adrenalina e la passione che solo loro sapevano comunicare era semplicemente "Arte Pura".