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Vita di paese / Feste varie, ma c’è chi la tortellata la fa tra gli amici, riunendosi sotto l’ombra di un bell’albero

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"Allora domenica facciamo la tortellata, abbiamo tante bietole nell'orto." Così, anche se nella nostra montagna c'è un'offerta varia di feste paesane, sagre, manifestazioni, concerti, partite di calcio, e tanto altro, c'è chi sceglie una volta tanto la domenica di raccogliersi in un giardino sotto un'ombra, e invita con semplicità gli amici a pranzo.

La vita di paese è anche questo. Ogni occasione è buona per stare insieme, per fare una baracca o una mangiassa . Ci si ritrova con gli amici di sempre, con i vicini di casa, e si sta insieme fino a sera. C'è chi porta un antipasto, chi un salame, o il pane fatto in casa. I più lavoratori fanno anche cinquecento tortelli per offrirli generosamente agli amici, altri sono specializzati in dolci e torte, altri ancora ci provano, anche se non tanto abili, cogliendo l'occasione per imparare e portare comunque qualcosa di sé. Tutti danno il loro contributo, offrendo quello che hanno, o quello che sono. C'è chi chiacchiera tanto, e chi preferisce ascoltare. Ma tutti partecipano, mettendoci ognuno un pezzetto di se stesso.

Il cibo è un pretesto per poter condividere molto altro. Il tempo a tavola si dilata, il pranzo diventa merenda e la merenda diventa cena. E si scopre che si è già fatta l'ora di andare a letto. Il ritmo di questi rituali è lento, calmo, scandito da portate, chiacchiere, risate, che permettono di allungare i tempi che normalmente sono frenetici. Qualcuno si ritira sotto un albero per fare un sonnellino, poi torna e si taglia un'altra fetta di salame, mentre qualcun altro apre un'anguria. E via. Tra una portata e l'altra le ore scorrono lente, e si assapora qualcosa che sfugge, il darsi lo spazio di stare, di restare, senza fretta di correre di qui o di là.

La vita sociale, vissuta in micro comunità di amici ha una grande importanza. Con serenità e in modo semplice si condividono pezzi di vita, opinioni e modi di vedere la realtà. E' proprio da queste pratiche comunitarie condivise che si mettono in comune non solo cibo, ma idee, esperienze, preoccupazioni. Ascoltando le narrazioni dei commensali grandi e piccoli si formano impressioni, pareri, e si tramandano conoscenze, si mettono sul tavolo non solo tortelli, ma stralci di vita, così senza schemi voluti, ma come capita, e accadono aperture di senso, comprensioni, riflessioni scambiate e regalate.

La condivisione di un ricco pasto è un piacere che assume vari significati e valori: non si condivide solo una portata, nell'allegria della convivialità si perpetua la tradizione, ma anche si creano nuovi percorsi. Dallo scambio di idee nascono altre idee ancora, e il contributo di tutti è importante. Il mangiare insieme è un rituale tribale. Un pranzo fatto in compagnia di amici mette insieme non solo tortelli e salame, ma anche emozioni, sensazioni, risate e riflessioni. E quando si torna a casa si è pieni, non soltanto di dolci e leccornie. Ma di tanto altro. Si torna a casa contenti e grati per una bella giornata serena.

Come dice Trilussa: "Tutti sommato, la felicità è una piccola cosa".

2 COMMENTS

  1. Ma è l’Eden!
    Che meraviglia, altro che feste della birra con cocci rotti e musica che spacca i timpani. Poter ascoltare il tuo vicino di sedia, apprezzare il frinire delle cicale ed il molle trascorrere delle ore. Un modo di assaporare la vita che è sempre più raro condividere con il prossimo. Averne vicini di casa come i vostri, e come voi!

    (Celeste Grisendi)