Quanto siamo consapevoli del lento cambiare delle cose? Dello sgretolarsi di un fiume, delle scarse nevicate, dei forti acquazzoni improvvisi, di frane, alberi spezzati o greti secchi. Ma soprattutto, quanto sappiamo sulle misure prese a livello comunitario, nazionale, regionale, e sempre più in piccolo fino alle nostre amministrazioni comunali, per contrastare l’irrefrenabile corsa dei cambiamenti climatici?
Ne abbiamo parlato con Alice Vecchi di Montecavolo, laureanda in Geografia e Processi territoriali all’Università di Bologna. La sua tesi si propone di indagare come gli abitanti di Villa Minozzo percepiscano l’adattamento ai cambiamenti climatici e le misure che vengono prese a riguardo.
“La mia tesi si concentra su tre casi studio – spiega Alice -. Per poter avere un quadro completo ho voluto proporre il questionario a tre comuni: uno di città, Reggio Emilia, uno di collina, Quattro Castella e uno di montagna, Villa Minozzo”.
La scelta di Alice non è stata casuale. Il questionario punta a ricostruire il grado di conoscenza e coscienza dei cambiamenti climatici prima a livello globale: sei consapevole che esiste il problema? Lo percepisci come un’emergenza? Conosci le misure prese per adattarsi a questi fenomeni climatici?
Il questionario prosegue poi a livello locale, per concludersi con alcune domande riferite ad un evento specifico. Il caso riconducibile al comune di Villa Minozzo è stato un grosso temporale avvenuto l’11 maggio del 2019, che ha causato l’allagamento delle maggiori vie del paese. Un danno stradale che sembra essere dovuto all’assenza di alcuni alberi – precedentemente tagliati – che altrimenti avrebbero riassorbito l’acqua.
I risultati – non ancora rappresentativi dell’intera popolazione – rilevano una consapevolezza unanime. “Tutti rispondono di essere a conoscenza del fenomeno, di essere preoccupati e di aver rilevato dei cambiamenti. Al contrario, la popolazione non è al corrente di cosa si sta facendo o è stato fatto dal Comune per adattarsi ai cambiamenti climatici” – afferma Alice.
La cosa però non sorprende, e non perché la popolazione di Villa Minozzo sia meno coinvolta di altre nelle attività della propria amministrazione, ma perché nulla è stato fatto. Non ci sono i fondi, la cittadinanza chiede altro, sono altri i problemi che in questo particolare momento preoccupano. Niente da imputare all’amministrazione dunque, e neanche agli abitanti di Villa Minozzo.
“Il questionario l’ho lanciato a fine luglio, possiamo dire post-Covid, e mi rendo conto che l’emergenza sanitaria ha messo da parte le questioni ambientali prima molto sentite. Nessuno si rende conto che i cambiamenti climatici sono un’emergenza costante, che permarrà anche dopo il Covid - continua Alice -. Così si rischia di non vedere the bigger picture.
Molti studi scientifici affermano la possibilità di una correlazione fra lo scatenarsi dell’epidemia e il cambiamento climatico. La diffusione così rapida del virus è imputabile al tipo di società in cui viviamo, allo stile di vita attuale, capitalocene e globalizzato. L’epidemia ha messo in luce come l’azione umana abbia un impatto enorme sul clima; ci è bastato fermarci tre mesi e il mondo ha ripreso a respirare. Allo stesso modo, la pandemia potrebbe rivelarsi un’occasione di riflessione, una forte spinta a cambiare quel sistema che per primo ci ha portati dove siamo ora. Non dobbiamo voler ritornare “alla normalità”, ma andare oltre”.
Neanche I paesi di montagna possono dirsi “al riparo” da tutto ciò, proteggendosi dietro ai discorsi sul poco traffico, l’aria pulita e gli ampi spazi verdi. “Studi rivelano che gli ambienti di montagna subiranno l’impatto dei cambiamenti climatici tre volte tanto le altre zone – conclude Alice. Anche se non sono direttamente percepibili, l’aumento delle temperature fa sì che piova sempre di più e nevichi sempre meno. Per una comunità che basa la maggior parte della sua economia sul turismo invernale – penso alle Alpi, ma anche agli Appennini – interi paesini potrebbero spopolarsi”.
Il questionario di Alice potrebbe essere un modo per risvegliare le coscienze di montanari assopiti e incuranti di un problema che “è solo nelle città”. “Non si incolpano le amministrazioni o i singoli cittadini di non essere abbastanza coinvolti o di non prendere i giusti provvedimenti a riguardo – spiega infine Alice. Per essere efficaci le misure andrebbero decise e applicate a livello regionale e la Regione, in questo senso, dialoga con i singoli comuni trattandoli ugualmente. Il diverso peso che può avere in Regione un comune di montagna di 4.000 abitanti rispetto al comune capoluogo come Reggio Emilia, fa sì che all’interno della stessa provincia ci siano differenti approcci al problema dei cambiamenti climatici, e in alcuni casi neanche ci siano. Secondo il mio parere, manca in primis una coesione a livello provinciale che riappiani le differenze”.
Per gli abitanti di Villa Minozzo potete trovare il questionario a questo link.
Il tema è di assoluto interesse e attualità . Il Parco Nazionale è in grado di affrontarlo con l‘annunciato (e avviato) investimento di 6,5 milioni di euro nel quadro del programma Parchi per il clima di MinAmbiente. Resilienza e capacità di assorbire CO2 dei boschi in tutto il parco(uomini e foreste ) , edifici efficienti mobilità elettrica (Lunigiana Garfagnana) e piste ciclabili (CERRETO Fonti di Poiano e zona Sologno MINOZZO)sono gli oggetti dei progetti. A ciò si aggiungono life agriCOlture (in corso)per trattenere più CO2 nei suoli coltivati.Ma è vero che una strategia all altezza della sfide richiede ambiti e livelli più ampi. In definitiva è vero che i beneficiari dei servizi ecosistemici prodotti dall APPENNINO (acqua aria migliore mitigazione del clima assorbimento Co 2 ,spazi X ricreazione tempo libero ecc ) sono le grandi comunita insediate lungo la pedemontana , la via emilia e sulla costa ligure tirrenica.
Fausto Giovanelli