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Dal Gaom ci perviene la notizia di morte e distruzione a Shashamane, Etiopia. Il resoconto di Sara e Pia

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Condivisione di Sara e Pia - Etiopia

Shashamane, 31 luglio 2020

Carissimi,

da una settimana è tornato finalmente internet, dopo un blackout di quasi un mese, così ora posso condividere qualcosa di ciò che è successo qui a Shashamane il 30 giugno, visto che da varie fraternità ci stanno chiedendo notizie.

Non vi è mai capitato che, proprio quando vi lamentate che la vita è un po’ troppo monotona, non avete ancora finito di parlare che… badabunbede!, succede il finimondo?!

Era martedì mattina, presto, prima delle 6, quando riceviamo due telefonate, una del parroco, l’altra di Aster, che ci avvisano di non uscire (è da 3 mesi che quasi non usciamo per il covid) perché sta succedendo qualcosa, stanno scoppiando incendi qua e là… Infatti da casa nostra vedevamo un fumo nero salire vicino alla chiesa ortodossa in centro città. Contemporaneamente abbiamo iniziato a sentire grida e urla in lontananza.

La sera prima, ad Addis, era stato ucciso un famoso cantante e musicista di etnia Oromo, Achalu Hudessa, un’icona della lotta degli Oromo per la libertà, e ora i giovani oromo, detti “Kerro”, si vendicavano, prendendo di mira le proprietà e le persone di origine Amara: l’intera città è stata in mano loro per oltre 5 ore, senza che nessuno sia intervenuto a fermarli.

Dal profeta Michea: “Guai a coloro che meditano l’iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere. Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono. Così opprimono l’uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità.” (Mi 2,1)

Purtroppo la storia si ripete e la Parola di Dio conserva un’attualità sorprendente!

Questi giovani giravano in gruppo, con taniche di benzina e armati di grossi bastoni di legno o di ferro, o con machete e andavano in giro a distruggere e incendiare, con obiettivi ben precisi e mirati: hanno distrutto gli hotels più eleganti della città, i negozi più belli, dando fuoco a interi palazzi, banche, scuole, mulini, automobili, case. Anche nella zona del mercato hanno fatto un macello, non solo distruggendo, ma anche saccheggiando e rubando tutto quello che potevano portare via!

In poco tempo il cielo, che era già nuvoloso e grigio quel giorno, si è fatto sempre più cupo e denso e l’aria si è riempita di caligine e odor di bruciato. Ma ancora più inquietante, oltre alle grida e ai roghi che si alzavano sempre più numerosi da vari punti della città, sentivamo un terrificante rumore di colpi, tanti, continui, di lamiere battute, di vetri e bottiglie rotte, di cose distrutte, un rumore che è andato avanti e in modo sempre più violento, fino alle h. 13 circa.

Da metà mattina fino al tardo pomeriggio, si sentiva anche rumore di spari: era la polizia? L’esercito? Erano spari in aria? Non sapevamo… ma la paura e l’apprensione crescevano.

Osservando al di sopra della nostra fence, potevamo vedere queste bande di giovani, insieme con qualche donna, tutti con mazze e bastoni di legno o ferro lunghi e grossi, passare esagitati e dirigersi verso il centro città.

Verso le 11,30 ci è sembrato che la situazione si stesse calmando, stavamo per tirare un sospiro di sollievo quando in pochi minuti davanti alla nostra porta e a quelle dei vicini, si sono radunati dei giovani, battendo e colpendo la porta, gridando di aprire. Pia ed io non sappiamo ancora dire come sia successo che non siano riusciti ad entrare. Il Signore, oltre al filo spinato, li ha trattenuti! Perché hanno rotto la lamiera della fence e forzato la porta, e sporgendosi al di sopra del filo spinato potevamo vedere le loro facce stravolte. C’era un gran baccano, hanno tirato anche una bottiglia di vetro nel nostro cortile. Loro di fuori gridavano di aprire e Pia di dentro urlava che questa era la casa dove si aiutano le loro donne e i loro bambini. Ci hanno riferito in seguito che qualcuno di loro ha confermato che noi aiutiamo e sfamiamo i loro bambini denutriti e malati, fatto sta che, dopo un momento, 15’… 20’… mezz’ora… non saprei dire, perché in quei frangenti si perde la nozione del tempo, si sono ritirati e si sono riversati contro la nostra vicina: da lei sono riusciti a entrare e hanno distrutto tutto quello che hanno potuto. Dopo qualche istante, improvvisamente è tornato il silenzio. Guardando da un buco della fence ho capito il perché: dal fondo della nostra strada (notare che non è la strada principale) stavano arrivando un centinaio di soldati dell’esercito, che a piedi si dirigevano verso il centro città, facendo scappare gli aggressori. La nostra salvezza!

Ma perché questo ritardo?! Perché sono arrivati solo dopo 5 ore dall’inizio della distruzione? Sono stanziati a poche decine di chilometri da Shashamane, vicino ad Awasa, quindi sarebbero potuti arrivare in fretta. Non li hanno chiamati volutamente? O non sono intervenuti subito per non fare un massacro?

Quella notte, tutta la città al buio e un silenzio impressionante… quel silenzio che subentra dopo la tempesta. La luna, umile segno della presenza fedele di Dio che continua a vegliare su questa umanità ferita e impazzita, con la sua luce soffusa, rischiarava la città e donava un sentimento di pace in mezzo a tanta paura.

Tre giorni dopo, quando abbiamo finalmente avuto il coraggio di mettere il naso fuori dalla porta e andare in centro, uno spettacolo desolante e spettrale è apparso ai nostri occhi: distruzione completa, palazzi, negozi e mini-centri commerciali, costruiti negli ultimi 10 anni, carbonizzati, roba incendiata e carbonizzata ammucchiata qua e là ai bordi della strada: sedie, frigoriferi, televisori, tavoli, computers, auto, camion, di tutto… ovunque cenere e distruzione. Quanta violenza cieca e irrazionale! Da piangere!

Nello stesso tempo, più contemplavamo esterrefatte questo disastro, più saliva dal cuore stupore e gratitudine al Signore per come ci aveva protette, noi e la fraternità: se fossero entrati, sarebbe stato un macello. Avrebbero potuto incendiare la nostra cappella, col tetto di paglia, un vero miracolo!

Nelle letture della domenica successiva Gesù ci ha ripetuto: “Non abbiate paura! Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati! Voi valete più di molti passeri” (Mt.10,30-31). Davvero ci siamo sentite custodite e protette in modo straordinario!

Un altro segno della protezione di Dio: il giorno dopo, ancora in preda alla paura, ci dicevamo tra noi angosciate: “Ma chi possiamo chiamare se quelli dovessero tornare? Possibile che non abbiamo nessun numero di telefono da chiamare in caso di pericolo?”. Donne di poca fede! Non credevamo abbastanza che Dio è la nostra fortezza e il nostro rifugio! Dopo qualche ora, ci chiama una poliziotta del carcere dove andiamo a visitare i detenuti e le detenute coi loro bambini: “Sisters, state bene? Mi spiace per ciò che è successo! Volevo dirvi che se avete bisogno, potete chiamare me o il comandante e noi veniamo coi soldati e la macchina, perché voi siete le nostre madri”.

Al pomeriggio e nei giorni seguenti, poi, abbiamo ricevuto tante telefonate dai tanti amici della fraternità, che volevano sapere come stavamo e condividere la loro pena.

Sembra non ci siano stati tanti morti qui a Shashamane, ma ad Addis e nelle altre città dove sono scoppiate simili rivolte, il totale delle vittime accertate è salito a più di 260. Ciò che rattrista di più è sapere che l’uccisione di Achalu è stato solo un pretesto per accendere la miccia, ma è chiaro che si tratta di giochi politici malvagi e di persone senza scrupoli che usano queste masse di giovani disorientati e indottrinati per seminare morte e distruzione e gettare il paese nel caos.

Qui a Shashamane, ad Addis e in tutte le città più colpite ci sono stati più di 3000 arresti: anche il capo dei Kerro, Jawar Mohamed, è stato arrestato, con altri suoi collaboratori, e sono già iniziate le udienze in tribunale.

Corrono anche voci qui in città che sia venuto Abyi Ahmed, il PM, in incognito, come è solito fare ogni tanto, vestito da soldato dell’esercito, con occhiali scuri e mascherina, per rendersi conto coi suoi occhi di ciò che era successo: dopo la sua visita, l’intera amministrazione della città è finita in carcere!

Purtroppo tanti hanno perso il lavoro, o la casa, o ciò per cui avevano investito tutta una vita; qualche giorno fa, con una suora comboniana di Awasa, siamo andate a far visita a un gruppo di 17 famiglie, circa 85 persone, donne, uomini, bambini, vecchi, rifugiatisi presso una chiesa ortodossa non lontana da casa nostra, e abbiamo portato loro la nostra vicinanza e il nostro sostegno nella preghiera, insieme a un aiuto concreto fatto di borse di vestiti e cibo.

Ci sentiamo al cuore della nostra vocazione di condivisione della vita dei poveri: ringraziando non abbiamo perso nulla, ma stiamo sperimentando ogni giorno in modo vivo e sofferto l’insicurezza e la paura che rimangono dopo simili tragedie, la stessa insicurezza che vivono i nostri vicini, di etnia Amara, Guraghe, Kambata, Wolaita… con la differenza che noi abbiamo ancora sempre la possibilità di fuggire altrove, ma loro? Dove vanno? C’è gente che vive qui a Shashamane da una vita, qui hanno la casa, il lavoro, i parenti, dove scappano?

Eppure ci danno ancora esempi di fortezza e fede in Dio: la nostra vicina non aveva parole per ringraziare il Signore di essere viva, lei insieme al figlio e alla sorella, il resto non aveva così importanza! E a noi ha detto: “Le vostre mani (cioè le vostre opere di bene) vi hanno salvato!”

Sto imparando a non dare proprio nulla per scontato, neanche ciò che dovrebbe essere un diritto fondamentale di ogni essere umano: una casa sicura dove vivere, una tranquillità e stabilità sociale che ti permetta di lavorare e sperare in un futuro migliore. Ogni nuovo giorno ringrazio che la notte è trascorsa tranquilla e ogni sera ringrazio della pace del giorno trascorso!

Ringraziate con noi per la fedeltà di Dio e continuiamo a pregare per questo Paese, ora la situazione sembra sotto controllo, l’esercito pattuglia la città e dà una certa sicurezza, ma fino a quando?

Maria, regina della pace, sotto la tua protezione cerchiamo rifugio!

Con unità, Sara e Pia

PS allego alcune foto che ho fatte il 30 giugno e i giorni seguenti e allego anche il link di questo video tutto su Shashamane, sulla distruzione avvenuta https://youtu.be/1f482naLFso

1 COMMENT

  1. Tutto ciò che succede siamo portati a pensare che si tratti di volontà divina, ma vedendo queste cose a volte la fede vacilla, spesso queste bande si muovono in nome di “Dio”; di una guerra santa; e altri ringraziano Dio di averli salvati. Sia chiaro che questi atti, queste distruzioni e questi massacri non sono fatti o voluti da “Dio”, ma solo della cattiveria umana e grazie a quei governi che tollerano, per non dire sostengono, questi atti.

    Franzini Lino

    • Firma - Franzini Lino