“Veh, tanti tanti anni fa qui all’Andrella ci abitava una bella ragazza. Ma bella davvero, eh, si chiamava Silvana! C’è ancora? Mi piacerebbe salutarla”.
“Mamma, scendi, c’è uno dei tuoi ammiratori che ti cerca”. Lei spiava da dietro la tenda, individuava il romanticone che tornava dal passato, cercava di ricordare se il ballo fosse stato concesso l’8 settembre a Castagneto o magari proprio lì all’Andrella un qualche giorno di festa… E alla fine si negava e, ridendo, sentenziava “Menomale che ci ho fatto solo un ballo, guarda com’è diventato!!”
Era bella davvero mia madre, una bellezza che ricorda quella delle attrici del passato come la Pampanini o la Mangano. Non trovate? Ma se potesse leggere questo racconto sicuramente non approverebbe. “La bellezza ti arriva, ce l’hai, ti aiuta, ma è solo una piccola dote”, diceva. “Nella vita sono l’impegno, la passione, la volontà, il sacrificio a farti andare avanti a farti arrivare agli obiettivo”.
La Silvana era nata a metà degli anni ’30 nei nostri monti da Cristoforo Casalini (Stof per i paesani) e da Lucia Mori (la ‘Lscia), proprio accanto all’amata Pieve San Vincenzo – una delle 99 pievi costruite dalla sua eroina ispiratrice, la Contessa Matilde di Canossa. Subito dopo la guerra il nonno tirò su una grande casa sulla provinciale, proprio là dove la strada finiva, prima del torrente Andrella, con un grande garage per ospitare la corriera e stanze per ospitare quelli che non si mettevano subito in cammino verso Succiso o Miscoso.
Poi il commercio della legna, gli operai, i muli, gente che andava e veniva. Ed eccola, mia madre, la vedete ragazza in groppa al mulo, fiera di indossare i pantaloni confezionati da lei grazie al corso di taglio e cucito fatto a Camporella. Mia madre ricordava quegli anni come belli, festosi, pieni di voci, di facce.
La famiglia era numerosa, sì, ma anche i problemi economici. Bisognava cercarsi un futuro diverso. E allora, l’opportunità di fare il corso da infermiera a Parma e poi il primo vero impiego al Sant’Anna di Castelnuovo, dove conobbe mio padre, che se la portò a Ferrara, e dove lei portò avanti con orgoglio la sua professione.
Ha vissuto il boom degli anni 60, le comodità, portava a casa uno stipendio sicuro, ma c’erano tanti obiettivi da raggiungere, come il comprare la casa, tirar su qualcosa all’Andrella… E allora il “divertimento” era risparmiare, continuando ad occuparsi in prima persona della casa, e il chiudersi in cucina per non far mancare la tradizione a tavola.
E come vedete, quando si metteva a fare i cappelletti non scherzava… La sua vita era in città, ma il suo cuore era rimasto su, nei nostri posti. Quante sere d’inverno, sotto Natale, andavamo su a Pieve, e Don Giovanni lasciava che consultassimo per ore i registri dei battesimi, dei matrimoni, dei funerali. Risalivamo all’800 e indietro fino alle origini della famiglia e ricostruivamo i legami di sangue e le parentele che uniscono le piccole frazioni di questa parte d’Appennino.
Era uno dei modi in cui mia madre esprimeva l’amore per la sua terra, per la sua gente e i sacrifici delle generazioni passate.
E, una ventina di anni fa, l’amore verso la sua famiglia ed il territorio l’hanno portata ad una vera e propria impresa: salvare uno dei due mulini di famiglia, quello piccolo o Mulincino e recuperare anche la stalla e il fienile. Sola, contro me, che avrei voluto la casa al mare, e mio padre, che non vedeva la necessità di buttare altri soldi su di lì, visto che una casa per le vacanze già c’era…
Fermare mia madre era impossibile, così come era impossibile per noi immaginare quello che lei vedeva in quel cumulo di sterco, sassi caduti e rampicanti aggrovigliati. Come un vero artigiano, scendeva al Mulino la mattina presto, risaliva velocemente per pranzo e poi di nuovo giù fino a sera a pulire, bonificare, progettare, con i fidi muratori Giulio e Cesare a cercare di interpretare la sua visione ed accontentarla.
Ora, il Mulino è così come lo vedete. Un posto unico, speciale. Il lavoro è finito. Anche se come diceva lei, non si finisce mai e c’è sempre qualcosa da sistemare.
Al di là del risultato, e dei complimenti che riceveva da chi si spingeva fin giù al Mulino per vedere il bottaccio con le trote, la mamma ha avuto la soddisfazione di ricevere un riconoscimento dalla Comunità Montana e dal Parco del Gigante per aver contribuito a conservare un bene del passato e averlo reso disponile alle visite delle scuole e degli interessati.
Ora la mamma guarderà il suo Mulino dal Cimitero di Pieve. Sono sicura che sarebbe felice se veniste all’Andrella e dopo un saluto a me e il benestare di suo fratello Domenico, imboccaste la stradina bianca che subito dopo il bar vi porta giù al Mulino, per godervi un momento di pace e rivolgerle un ricordo e un saluto.
(Tua figlia Laura)
Racconto bellissimo: grande esempio di senso di appartenenza e amore per la propria terra.
Brava signora Laura che ci ha resi partecipi.
Ivano Pioppi
Complimenti per il bellissimo racconto che hai dedicato alla tua cara mamma …sentite condoglianze…
Fam.Parisoli Ecu Ramiseto
Bellissimo il racconto della sua cara mamma. Era veramente bella.. E bello il suo mulino. Se passerò in zona mi fermerà vederlo. Condoglianze.. FEDERICA
Federica Benvenuti
Un bel ricordo, fortunata mamma ad avere una figlia così, grazie per avercela fatta conoscere così delicatamente. Porgo le mie condoglianze.
EldaZannini
Condoglianze Laura, il quadro che hai descritto per tua madre dalla prima giovinezza alla maturità non può che essere autentico, come profondamente autentico è l’amore che liberamente vi ha accompagnato e che continuerà ad unirvi nelle cose che restano e nei sentimenti che cavalcano i nostri monti di questo Appennino, così ricco di storie umane di cui tu, attraverso il racconto di tua madre, ne ha dato un esempio toccante. Ho conosciuto tua mamma Silvana ai tempi in cui si andava a scuola a Castelnovo Monti in corriera, poi anch’io ho lasciato la montagna e l’ho rivista dopo molti anni. L’ultima volta 2/3 anni fa mi ha portato a vedere il campanile della Pieve ‘bloccato. Ne soffriva, voleva sollecitare la riparazione in modo che le campane tornassero a suonare a distesa. Abbiamo parlato, conosceva la storia della Pieve a cui era legata.
settimo baisi
Per riassumere tutto ìl mondo di emozioni che scaturisce dal distacco da una persona cara, la numero uno, quella che ti ha messo al mondo, la numero uno, la tua compagna di vita, penso occorra attingere ad una goccia del mare di affetto che ci lega a lei. Cosa che tu sul web e tuo padre in Chiesa avete manifestato con le parole piu’ profonde del vostro cuore.
Un caro abbraccio.
Paolo
Complimenti Laura. Avendola conosciuta devo dire che hai espresso un bel ricordo di tua madre. Soprattutto quella passione per i suoi posti natii a cui ha dedicato tempo, relazioni, legami…… Passando dall’Andrella sarà difficile non pensare a lei……
dolci domenico
Grazie Signora Laura per averci fatto partecipi della Storia bella , vera ed intensa della Sua Cara Mamma.Con il permesso suo e dello Zio Domenico verrò certamente a visitare il Mulino della sua famiglia, testimonianza del forte legame e dell’amore di Silvana per la nostra Terra.Una preghiera ed un abbraccio a questa bella Signora.Gianluca Marconi
Gianluca Marconi