Con la richiesta di un pronunciamento su quattro considerazioni finali contenute in un'interrogazione, Giulia Gibertoni (Misto) ripercorre la storia della Sanità regionale nell’ultimo decennio che, secondo un calcolo approssimativo, avrebbe subìto un taglio di oltre tremila posti letto negli ospedali del territorio.
Nell’interrogazione presentata oggi, si sottolinea come la riduzione dei posti nella rete nosocomiale abbia una valenza a se stante che è stata acuita “dall’emergenza del nuovo coronavirus”, dal momento che ha reso manifeste “le condizioni in cui versa il nostro sistema sanitario nazionale e regionale.”
Oltre alla riduzione di letti attuata negli anni scorsi a livello regionale per ottemperare alle linee guida emanate a livello nazionale, si punta l’attenzione alla cronaca di questi giorni: “nell’attuale fase di ripresa delle attività ordinarie delle strutture sanitarie pubbliche- scrive Gibertoni- si apprende che molte di esse si accingono a effettuare una nuova riorganizzazione, spostando posti letto verso il privato per affrontare le fragilità delle condizioni logistiche di alcuni padiglioni degli ospedali con più elevata densità di ricoveri”.
Il riferimento esplicito è alla lettera inviata dal Direttore Generale dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna nei giorni scorsi ai dipendenti degli ospedali cittadini nei quali - scrive la consigliera - si annunciava una “ricognizione di circa 400 posti letto oltre a una serie di attività ambulatoriali che potrebbero essere dirottate verso il settore privato”.
A fronte di un impoverimento, nazionale e locale così descritto, la capogruppo auspica un’inversione di tendenza con l’incremento dei posti letto ma anche attraverso “il potenziamento delle reti sanitarie territoriali, l’assistenza domiciliare e la telemedicina”. Analogo giudizio è poi richiesto sia “sull’annunciato taglio di 400 letti e ambulatori espresso dal Direttore Generale dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna”, che, in maniera più generale, “sul definanziamento e impoverimento del sistema sanitario pubblico attuato nell’ultimo decennio in modo evidente anche dalla Regione Emilia-Romagna.”