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L’Hallelujah per l’Appennino di Marina Ligabue e Gigi Cavalli Cocchi

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Leonard Cohen

«Questo mondo è pieno di conflitti e pieno di cose che non possono essere unite ma ci sono momenti nei quali possiamo trascendere il sistema dualistico e riunirci e abbracciare tutto il disordine, questo è quello che io intendo per alleluia. La canzone spiega che diversi tipi di alleluia esistono, e tutte le alleluia perfette e infrante hanno lo stesso valore. È un desiderio di affermazione della vita, non in un qualche significato religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione. So che c'è un occhio che ci sta guardando tutti. C'è un giudizio che valuta ogni cosa che facciamo.» Questo è quanto dichiarò Leonard Cohen, autore e interprete di Hallelujah uscita, dopo diversi anni di lavoro, nel 1984 e successivamente reinterpretata e modificata da moltissimi artisti.

Fra le numerose versioni de l’Hallelujah di Cohen, che hanno visto la luce, sino ad ora nessuna è stata fatta unicamente con voce e percussioni, questa è la caratteristica principale dell’interpretazione inedita di Marina Ligabue e Gigi Cavalli Cocchi pubblicata pochi giorni fa. I noti artisti reggiani hanno abbinato al brano immagini rappresentative del nostro Appennino traendone un video  che risulta essere uno strumento promozionale per il nostro territorio senza pari. Lasciando ad ognuno la possibilità di emozionarsi guardandolo, con l’intervista che segue Redacon va ad indagare in anteprima la genesi dell’idea e le ragioni che hanno condotto al risultato finale il cui giudizio si lascia al pubblico.

Marina cosa c’è dietro la scelta di interpretare questo pezzo?

Cantare l’Hallelujah di Cohen mi rende immensamente felice e questo è già di per se più che sufficiente per giustificare l’esecuzione. Ma c’è anche dell’altro… il brano è perfetto per la mia vocalità: è composto di cadenze di note semplici, e così porta a effetti meravigliosi, quelli tipici della semplicità appunto. Il fatto che il pezzo sia un vero e proprio inno alla vita e alla gioia, completa le ragioni della scelta. Aggiungo che il risultato ottenuto corrisponde a pieno al mio essere dove si fonda la sobrietà con l’attenzione e la cura per il creato ”.

Come mai solo percussioni e voci?

Questo è un componimento che ho sempre amato. L’ho studiato e analizzato, ho fatto ricerche e ho visto che non era mai stata fatta una versione come quella che avevo in mente. Le percussioni rappresentano il suono della Terra e del battito del cuore… Così, con la follia che un po’ mi contraddistingue ho coinvolto Gigi. Quale miglior connubio “percussioni – amante della natura e dell’Appenino” avrei potuto trovare?”

Gigi, come hai accolto la proposta di Marina?

Tra me e Marina c’è una collaborazione già consolidata che prosegue da anni. Le nostre affinità sono emerse già nell’album Leggende dei Matelda. Questa nostra sintonia è fucina costante di idee, siamo sempre in movimento. Ho sostenuto da subito il progetto in quanto era un modo per onorare il nostro Appennino che amo da sempre. Devo dire che il tamburo realizzato con i sassi dentro al fiume con l’acqua che ci scorre all'interno è stata la percussione più naturale su cui io abbia mai fatto musica”.

Marina aggiunge:

Importante è stata anche la figura di Cristina Curati che ha realizzato le riprese video. Durante la giornata mi rendevo perfettamente conto che tra noi, in modo profondo, c’era una sintonia d’anime perfette. Mi sembrava di essere una bambina di cinque anni che gioca con gli amichetti complici nel combinare marachelle”.

E cosa ci dite di questo utilizzo del colore bianco che emerge prepotentemente dal video?

Il bianco è una mia mania. Usare questo colore neutro è un ulteriore tributo alla purezza che ci circondava durante le riprese. Non contaminare i colori della creazione con altre tonalità era un modo per esaltarli nel loro essere. Ciò che non è stato facile è stato convincere Gigi, che si veste sempre di nero o quasi, ad adeguarsi alla mia idea…”.

Marina conclude la frase con una fragorosa risata e intanto Gigi è già pronto ad intervenire.

Sono passati più di cinquant’anni da quando non mi sono vestito completamente di bianco. Mi vestiva di bianco mia madre, lei lo adorava. Mi sono riconosciuto in quell’infanzia, ed è stato bello. Comunque la scelta è stata perfetta: il bianco è l’ideale per questa rappresentazione. Lascia ancora più spazio alle emozioni che esprimiamo. Il bianco è colore di positività, di luce. Devo dire che alla fine mi ci sono trovato a mio agio”.

Gigi come avete scelto i luoghi da inserire nel video?

Con il video abbiamo documentato un angolo della nostra terra, il nostro Appennino. Io che ho casa a Carpineti dal 2004, ho scoperto solo da qualche tempo la Cascata delle Vene e il ruscello che da li prosegue perché qualcuno me ne ha parlato. Non sapevo che c’era: dalla strada non si vede. Ci sono arrivato in inverno con gli stivali, piovviginava, fango alle caviglie. Davanti a questa cascata sono rimasto senza parole. Ho azzerato tutto. Sono rimasto in contemplazione per diversi minuti e mi sono sentito fortunato. Questa emozione abbiamo cercato di trasmetterla con il video. Noi eravamo veramente grati. La sensazione più forte delle altre era quella della gratitudine nei confronti del posto che ci ospitava, il luogo nel quale eravamo immersi e per la natura che ci circondava. Cosa che dovremmo avere ben presente anche ora. Non dovremmo perdere mai di vista il fatto che alloggiamo nella bellezza e nella grandezza di questa terra. Per noi poter quindi dare risalto al luogo nascosto quello appunto della Cascata delle Vene è un modo per far sapere qualcosa in più del nostro territorio. Quindi invito, quando si potrà, ad andare a scoprire i nostri luoghi. Siamo fortunati ad abitare in un posto stupendo … quindi godiamocelo. Torniamo ad essere gli esploratori che eravamo da bambini, lasciamoci stupire e affascinare, riavvolgiamo il nastro. Da qui si puo’ ripartire”.

Hai proposto anche tu Marina delle località particolari?

Gigi ha detto: “Quando sono in montagna, parto e vado a fare camminate in cerca di posti belli da inserire” . Questa cosa l’ha fatta per un mese poi abbiamo selezionato. Il fiume Secchia è stato importante: l’ampiezza di veduta che abbiamo potuto catturare porta proprio ad innalzare l’Alleluia al cielo. Gli spazi vasti e l’apertura di questo territorio dove c’è solo acqua, cielo e montagne è in netto contrasto con il luogo raccolto e riservato della Cascata delle Vene. Questa dualità ci ha subito catturato”.

Nel video ci sono immagini di altri luoghi importanti e attrattivi delle nostre zone, vero Marina?

Certamente, il Gigante addormentato, il Castello di Carpineti, i Gessi Triassici, giusto per citarne alcuni ma anche la Pietra di Bismantova. E’ stata ripresa da angolature inconsuete così come è inconsueto vederci sopra uno sbandieratore anch’esso vestito di bianco, con la bandiera bianca. E’ Lorenzo Leone, fa parte dell’associazione “Maestà della battaglia di Quattro Castella” e lo vogliamo proprio ringraziare”.

Prende la parola Gigi:

E’ impossibile non essere attratti dalla Pietra di Bismantova, l’ho saggiata mille volte e ognuna è stata una scoperta nuova. Ha una conformazione unica, ricca di magia e leggende. Ogni angolo, ogni centimetro è diverso dall’altro. Da li lo scenario che si può apprezzare è incredibile. Resta un monte unico, fatto così. Il nostro obiettivo non è solo fare musica e richiamare i nostri fans. Ci sforziamo di far conoscere anche oltre la provincia i nostri luoghi. Sono testimoni straordinari non sufficientemente promossi. Ognuno nel suo piccolo può fare una piccola rivoluzione di comunicazione”.

Gli artisti sottolineano come sia stata per loro pregnante e formativa anche la sessione di lavoro stessa dalla quale poi sono state scelte le immagini per comporre il video. Hanno iniziato a lavorare il mattino presto col sole per concludere a sera con la pioggia. Hanno avuto freddo a causa dell’acqua gelida, si sono sporcati, bagnati, hanno perso tempo. Automobilisti increduli si fermavano ai bordi della strada per vedere cosa stessero combinando. Dicono di essere usciti arricchiti dall’esperienza vissuta nel silenzio assoluto: c’erano solo loro, la loro musica e l’ambiente che li accoglieva. E c’era anche sintonia, armonia e comunione di intenti: questo si percepisce in modo inequivocabile guardando il video e lasciandosi trasportare dalle melodie.

Sintetizzando le parole degli interpeti si può affermare che ciò che propongono è un ringraziamento alla Madre Terra a livello universale e all’Appennino Reggiano in particolare. Insegnano che, quale ospite, l’umanità ha dunque l’obbligo di preservare il creato prendendosene cura, di viverlo e conoscerlo.

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