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Omelia del giorno di Pasqua

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Pubblichiamo l'omelia del vescovo Camisasca 

Cari fratelli e sorelle,

le letture dell’Antico Testamento che abbiamo ascoltato durante la Veglia Pasquale sono state una sintesi dell’Antica Alleanza, che ha preparato la vita di Gesù. Con quale parola potremmo esprimere questa sintesi? Per voi questa sera, nella Notte santa di Pasqua, voglio proporre questa chiave di lettura di tutto l’immensa e affascinante realtà della storia fra Dio è l’uomo: essa è un’alleanza nuziale, la storia di Dio innamorato folle dell’uomo, che non smette mai di andare alla ricerca del figlio che si è allontanato per riportarlo a sé.

L’inizio di questa storia è nella creazione: tutto ciò che Dio fa è buono, ordinato, armonioso e bello. E Dio non fa questo per sé, ma per l’uomo, per quella creatura speciale fatta a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26), che è una creatura ottima, molto buona (Gen 1,31).

Questa storia d’amore continua con la vicenda di Abramo. Abbiamo ascoltato questa sera l’episodio del sacrificio di Isacco. Sappiamo che la creatura molto buona, presto ha infranto il disegno che Dio aveva: è il dramma storico del peccato originale. Ma Dio non si dà per vinto, e ricomincia. Ricomincia con Noè; ricomincia soprattutto con Abramo. E a partire da lui inaugura la storia di un popolo speciale, il popolo eletto, il popolo di Israele, che è chiamato ad essere l’interlocutore privilegiato di Dio nel mondo, la luce per tutte le nazioni (cf. Is 42,6).

Ad Abramo, come abbiamo ascoltato, Dio un giorno chiese, in modo apparentemente incomprensibile, di sacrificare il suo unico figlio, Isacco. Questi era stato un dono di Dio stesso, era l’unico garante della continuità della storia del popolo iniziata con suo padre. Perché Dio chiese ad Abramo questo gesto incomprensibile? Perché voleva misurare la sua disponibilità, la sua fede, il suo affidamento. E Abramo credette, contro ogni speranza. Si affidò anche quando non capiva. Anche questo fa parte dell’unica storia d’amore. Dio ci chiede di seguirlo anche quando non tutto è chiaro alla nostra mente. Sappiamo che lui non ci chiederà mai nulla di male e nulla contro la nostra realizzazione.

Poiché Abramo credette, Dio risparmiò suo figlio Isacco. E Dio premiò Abramo. Dice il Signore: Perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo (Gen 22,16).

La storia d’amore poi continua nell’esodo dall’Egitto. Conosciamo la vicenda storica dell’oppressione del popolo di Israele e della sua prodigiosa liberazione per mezzo di Mosè, attraverso il passaggio del Mar Rosso. Voglio sottolineare solamente una frase del canto di gioia che segue la liberazione: mia forza e mio canto è il Signore, perché egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio e lo voglio lodare. È il Dio di mio padre e lo voglio esaltare (Es 15,2).

Riconosciamo il mistero dell’elezione: Dio ha scelto un popolo, e ad esso egli si mantiene fedele, collaborando alla sua salvezza e alla sua liberazione anche nei momenti di maggiore prova. Nella storia della salvezza troviamo la luce per leggere il nostro presente: Dio non è lontano, agisce perché noi prendiamo coscienza del nostro male e possiamo chiedere di essere liberati.

Mistero d’amore che significa anche mistero di salvezza: Dio interviene nella vita di coloro che egli ama donando se stesso, la vittoria e la liberazione.

E la storia d’amore si compie il mattino della Resurrezione, nel momento in cui Gesù Cristo, passato attraverso la morte infamante della croce per amore di noi peccatori, appare risorto e dice: Gioite! (Mt 28,9). Pace a voi! (Lc 24,36). Non temete! (Mt 28,10).

Egli per amore aveva offerto se stesso con bontà e mansuetudine durante tutta la sua vita pubblica. Era stato respinto, ingiustamente disprezzato e addirittura condannato. Ma il rifiuto degli uomini, nemmeno la sua morte hanno potuto fermare il suo amore. Il Padre lo ha resuscitato ed egli è apparso, con il suo corpo glorioso, tra i suoi discepoli annunciando la gioia e la pace (in ebraico la pace – shalóm – non è solamente il superamento delle angosce e delle avversità, ma è anche la prosperità e l’abbondanza di vita e di gioia).

L’amore, l’alleanza, è quindi il contenuto di tutta la storia di Dio con l’uomo, il motore della sua continua iniziativa. L’amore, al mattino di Pasqua, si rivela come dono della vita che non finisce, che vince e supera la morte.

Questa certezza, che è il contenuto più profondo della nostra fede, riempia le nostre giornate e ci sostenga in ogni momento, in particolar modo in questo momento difficile che stiamo vivendo. Solo così potremo attraversare con positività, forza e costruttività ogni prova nella nostra vita.

Cattedrale di Reggio Emilia, 12 aprile 2020