Con il Coronavirus è saltata la logica degli eventi, nessun programma, tutto accade per caso ovunque e in queste nostre valli dell’Appennino l’unica cosa certa è la primavera che timidamente, in segno di rispetto per il dolore di molta gente, avanza con le sue fragili fioriture che quest’anno sembrano manifestare colori diversi, assolutamente meno invasivi. Anche il canto degli uccelli, in questo clima di preoccupazione, non invita all’allegria, non riesce a trasmettere quell’impulso necessario al rinnovo dentro ognuno di noi, l’invito alla ripartenza verso la stagione più bella: quella della speranza. Le montagne attorno, immobili e incappucciate, guardano alle valli dove tutto dorme sotto la coperta azzurra di un cielo incantato. Le strade sono deserte, non passano macchine, ma anche gli aerei non si incrociano più sulle vie dell’Appennino lasciando strani disegni di fumo.
“Vi sovvien la domenica degli ulivi/ ahi passion di Cristo e di Milano” (Manzoni), ed è passata negandoci la possibilità di andare a messa e tornare a casa con in mano un ramo di ulivo benedetto. Una tradizione che si interrompe? Forse qualcosa di più che avevi imparato da bambino quando tua mamma ti accompagnava per mano e ti è rimasto per sempre nel cuore. Questa è la settimana di Passione, domenica, Pasqua di Resurrezione, le campane torneranno a suonare a distesa e sarà festa anche con le chiese vuote: piccole o grandi cattedrali chiuse nel loro mistero anche all’ultimo saluto di chi, senza il conforto di una persona cara o di una preghiera, se ne va direttamente al cimitero.
Dal presente, così mutevole e imprevedibile, ho colto tre immagini molto diverse tra loro, tre foto dove ognuna rappresenta una propria storia.
La vetrina addobbata a lutto dell’edicolante Angela di Busana, Giorgio Canedoli, volontario della Croce Verde Alto Appennino, morto per coronavirus a 62 anni, quanta tristezza.
Casanova Vasco Lino di Busana ha festeggiato due giorni fa il 94esimo compleanno, il gesto di allegria che esprime una persona di quell’età con tutto quello che può aver sofferto, infonde un grande coraggio, è un invito alla lotta per uscire insieme da questo tremendo tunnel
L’arcobaleno disegnato dalla mano di un bambino con la scritta, ANDRA’ TUTTO BENE! posto ai piedi di un Crocefisso ad Acquabona all’angolo di una strada a lato della statale 63, è il grido di speranza di un bambino, di quel bambino spaventato che è anche dentro ad ognuno di noi, una preghiera con gli occhi rivolti al Cielo perché finisca questa angoscia e che tutto possa andare bene, come dice il messaggio lasciato da mani ignote in quel punto con i colori dell’arcobaleno: un simbolo della natura che lascia sempre sperare nel ritorno del sole, dopo il temporale.
(Settimo Baisi)