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Un pezzo di storia: brano tratto da un racconto di Dilva Attolini

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Riceviamo e pubblichiamo

Un pezzo di storia

"Questo pezzo tratto da un mio racconto lo dedico a Luca Magnavacchi, che ieri ha scritto delle riflessioni molto belle su questo tempo difficile - racconta Dilva Attolini - Il racconto l’ho scritto prima del Coronavirus, ho immaginato dove vorrei morire, senza prevedere quello che sarebbe accaduto, cioè i nostri cari a morire in solitudine e portati via su camion militari. Ma il covid 19 è contagioso anche dopo la morte?"

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L’Ospedale con tenue luci all'interno e intorno il buio. Drago Gragun sembra l’infermiere gigante della notte. Sta nella stanza bianca assieme a Piero e la sua nonna Hanairam. Il bambino è attaccato alle sue ali e la nonna stretta al petto. Sono coperti da un panno grigio, che li avvolge. Sono pronti per uscire.

E’ appena passata la mezzanotte. Gragun chiude la porta con delicatezza, ascolta i rumori del corridoio, c’è un silenzio soffuso come le luci. Lascia alle sue spalle le stanze di tanti vecchi. L’Ospedale è un posto per nascere alla vita, per prolungarla il più possibile, ma la casa è il luogo del cuore fino all'ultima ora.

Le zampe di Gragun non scricchiolano sul pavimento di marmo. Il drago scende una rampa di scale senza incontrare anima viva, ascolta al di là della parete il rumore dell’ascensore. Escono dalla porta principale, nel silenzio più totale, come ombre piene di amore che guidano la storia. Fuori li accoglie una notte tiepida, gli alberi nel paesaggio, l’alone di luce dei lampioni. Nel cielo un ammasso di nuvole. Ma non servono affatto, di notte basta il buio per confondere le forme, che si scompongono e sembrano nuotare sotto la luna.

Gragun fa un primo balzo di gioia, con eleganza, mentre dice … partiamo nonna Hanairam? Sente il calore di Piero sulle spalle e di nonna Hanairam sul petto. Anche Piero dice di sì. Sono impazienti, vogliono sentirsi portare altrove, vincere la forza di gravità. Gragun fa passi sempre più lunghi, spropositati per prendere il volo. Fa un giro largo, per gioco. Il panno grigio vola via come un tappeto volante, poi atterra tra i rovi di una siepe. Attraversano i campi, superano il fosso. La nonna è felice, vola verso la sua Casa al Limitare del Bosco. I profili delle ombre nascondono gli elementi grandi e piccoli che si alternano, gli alberi di notte assomigliano a mostri fluttuanti che un poco spaventano.

La Casa. La vede sbucare all'improvviso, ha il colore della notte. Sente il profumo del gelsomino, quando atterrano davanti alla porta. Piero accompagna la nonna nelle sue stanze. Nel letto, nonna Hanairam si sistema sotto la coperta, chiude gli occhi. “Dormirò con il cuore sereno, tra le mie mura. Dormirò con il cuore sereno…” ripete tre volte.

Starà lì finché vorrà. Poi accadrà ciò che accadrà. Il futuro meglio tenerlo buono, ma è sempre imprevedibile. Piero e Gragun le racconteranno qualcosa, ogni sera, ora saranno loro a leggerle i libri che lei desidera e sceglie. “Buonanotte a tutti, ho bisogno anch'io di riposo, sono stati notte e giorni molto impegnativi” saluta Gragun, che poi si allontana, ancora volando, verso la Grotta dei rododendri, dove basta un’unica piantina di rododendro per darle nome.

“Nonna Hanairam, narrerò io qualcosa per te” dice Piero, mentre stringe la sua mano. La nonna ha gli occhi lucidi. Ha bisogno di dormire, allora Piero pensa alle rime che aveva preparato, perché le rime sono un po’ come della musica. Sceglie di cantare la canzone del Giro tondo come una ninna nanna. Decide di cantarla, prima, in italiano, perché è più famigliare. "Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti già per terra!!! Poi la seconda volta in inglese, sottovoce: Ring around the roses - pocket full of posies - e thisciu e thisciu - we all fall down. (Ring eraund de rosis – pochet full ov posis – e tisciu e tisciu – ui oll foll daun).

Quanto è bello il mondo che gira in tondo! Piero la canzone l’ha cantata due volte, ma alla seconda, in inglese, nonna Hanairam era già
addormentata, di un sonno calmo e profondo. Non ancora infinito.