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Coldiretti e Confederazione Italiana Agricoltori denunciano speculazioni sul latte: “Bisogna denunciare gli speculatori”. L’appoggio della onorevole Antonella Incerti

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L’appello di Cia Reggio per cercare di far fronte alla difficile situazione del settore

“L’emergenza Coronavirus inizia a causare pesanti problemi all’agricoltura reggiana, dal settore lattiero-caseario alle campagne dove gli imprenditori sono in prima linea per garantire la disponibilità sugli scaffali di alimenti freschi e di qualità. I reggiani ci diano una mano acquistando prodotti locali, dop e igp”. È l’appello di Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, che richiama l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini sulla difficile situazione che sta vivendo l’intero settore.

“I produttori di latte sono preoccupati per i conferimenti nei caseifici, che per rispettare giustamente le norme hanno rallentato le lavorazioni per il Parmigiano Reggiano ma non solo – entra nel dettaglio -. A causa della chiusura delle mense, dei bar e dei ristoranti, la richiesta di latte è in brusca frenata: la richiesta ai nostri allevatori è quella di produrre meno”. Ma è impossibile, specialmente in questa fase della stagione, con le condizioni climatiche favorevoli, quando si registra fisiologicamente il picco stagionale della produzione e delle consegne ed è impensabile ipotizzare un rallentamento, interrompendo la mungitura delle vacche proprio nel loro periodo di lattazione. “Il pericolo imminente – rimarca - è di arrivare a una forte riduzione dei prezzi, che a questo punto non arriverebbero neanche a coprire i costi di produzione”.

Cervi si rivolge direttamente ai cittadini: “Cercate di comprare solo latte locale”. E alle aziende: “Aiutate la nostra agricoltura disdicendo i contratti con l’estero e acquistando il latte dei nostri allevatori. C’è in gioco il futuro di un settore cruciale del Paese”. Cia denuncia poi con forza spregevoli tentativi di “speculazioni da parte di coloro che, in nome dell’emergenza, si rivolgono all’estero per l’acquisto di latte straniero, il cui prezzo è più basso per molte ragioni, dal costo della manodopera ai controlli. E questo fenomeno sta pesantemente investendo anche il settore dei cereali. Vigileremo con la massima attenzione e denunceremo le situazioni opache”.

Cervi ricorda che, in questo momento così drammatico per il Paese, le aziende Cia e tutti i soci sono “in prima linea per consentire a tutti i cittadini di acquistare e consumare prodotti freschi e di qualità, lavorati nel pieno rispetto delle norme igieniche imposte dalle autorità. La chiusura dei mercatini sta mettendo in ginocchio i produttori reggiani di ortofrutta: tanta merce viene ormai distrutta”.

Ricorda che frutta, verdura, latte e carne “sono assolutamente garantiti dal lavoro e dai sacrifici dei nostri produttori e allevatori che stanno lavorando senza sosta per tutti i cittadini. E noi non li lasciamo soli, continuando ad assicurare loro i servizi essenziali. I reggiani possono darci il loro fondamentale aiuto comprando i nostri prodotti: solo così possiamo andare avanti, in questa emergenza totale che stiamo vivendo”.

Cia Reggio annuncia infine che “è finalmente stato dichiarato lo stato di calamità a seguito dell’infestazione di cimice asiatica che ha colpito duramente anche il nostro territorio. Una notizia positiva in una situazione terribile per tutta l’agricoltura reggiana. Aiuteremo tutti gli imprenditori che vorranno presentare la domanda per ottenere i risarcimenti”.

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E anche la Coldretti segnala la situazione e rincara la dose

Con l’emergenza c’è chi come in guerra approfitta della situazione di difficoltà e arriva addirittura a speculare sui generi alimentari di prima necessità come il latte. È quanto denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel segnalare “insostenibili richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani”.

Con i cittadini in fila proprio per acquistare gli alimenti base della dieta, il pretesto della chiusura di bar e ristoranti per disdire al ribasso unilateralmente i contratti è inaccettabile in un momento in cui il Paese – sottolinea la Coldiretti - ha bisogno del latte italiano. Un ricatto per lucrare sulle difficoltà proprio nel momento in cui – precisa la Coldiretti - si moltiplicano le adesioni alla mobilitazione #MangioItaliano” per invitare alla responsabilità e a sostenere la produzione nazionale privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy, preferendo le mozzarelle con il latte italiano al posto di quelle ottenute da cagliate straniere. Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettono il lavoro della maggiorana degli operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti.

C’è purtroppo chi cerca di sfruttare il proprio potere contrattuale – sostiene Coldiretti - per pagare prezzi stracciati alimenti deperibili come latte, la cui produzione non puo’ essere fermata nelle stalle. Una manovra vergognosa di chi, violando anche il principio base della solidarietà nazionale nei momenti di crisi, tenta di riempirsi le tasche approfittando delle difficoltà del Paese. “Non lo permetteremo” dichiara Prandini che parla di “alto tradimento nei confronti delle famiglie e delle imprese”.

Per questo la Coldiretti ha già informato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ed allertato tutte la rete organizzativa a livello nazionale, con uffici provinciali e locali, per monitorare gli attacchi contro le stalle attivando una casella di posta [email protected] per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario se non verranno fornite adeguate motivazioni.

“Non bastava la campagna denigratoria sui cibo italiano che ha fatto addirittura attivare al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale una casella di posta elettronica ([email protected]) dove segnalare restrizioni e discriminazioni verso i prodotti italiani, ma adesso ci si mettono anche gli speculatori senza scrupoli che vogliono approfittare delle criticità di questo momento” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel chiedere “l’intervento della Guardia di Finanza ma anche l’esclusione dei responsabili di comportamenti scorretti da qualsiasi forma di indennizzo economico che il Governo metterà in campo per affrontare l’emergenza Coronavirus”.

In gioco c’è il futuro di un settore che – rileva la Coldiretti – produce ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a circa 30mila allevamenti diffusi lungo tutta la Penisola che garantiscono il primato tricolore in Europa nella produzione di formaggi a denominazione di origine protetta (Dop).  Quando una stalla chiude – conclude la Coldiretti - si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.

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Sulla questione interviene l'onorevole Antonella Incerti: 

A proposito di segnalazioni di possibile speculazione da parte di alcune grandi aziende del settore lattiero-caseario sulla situazione di emergenza, che ovviamente riguarda anche il settore agricolo, generata dalla diffusione del COVID-19, la Deputata Antonella Incerti, capogruppo PD in Commissione Agricoltura, ha affermato quanto segue:

“In un momento in cui tutti siamo chiamati a sostenere e difendere i settori agricoli che stanno garantendo l’approvvigionamento alimentare, ci giungono segnalazioni allarmanti rispetto ad alcune aziende lattiero-casearie che avrebbero preallertato le aziende zootecniche loro fornitrici che, causa COVID-19, potrebbero essere messe in condizione di dover ridurre i ritiri di latte o comunque di non volerli incrementare, pur sapendo che in primavera in modo del tutto naturale sarà prevedibile un fisiologico aumento della produzione.

Analoghe segnalazioni ci arrivano anche per il settore cerealicolo.

Da una parte infatti è plausibile che qualche azienda, in un momento di incertezza come questo, possa prepararsi alle difficoltà future. Diverso sarebbe che qualcuno cercasse di trovare scorciatoie per approvigionarsi di latte a prezzi inferiori rispetto a quanto pattuito dai contratti sottoscritti, il cosiddetto “latte spot” di cui oggi c'è grande disponibilità sul mercato.

Si tratterebbe di una speculazione sul settore lattiero-caseario, o sul cerealicolo, che non potremmo in alcun modo accettare.

Prometto quindi alle aziende zootecniche e cerealicole di ogni dimensione – ricchezza assoluta del nostro territorio, da tutelare in ogni modo – che stiamo seguendo l'evolversi della situazione.