Dal settimanale cattolico Reggiano
La Libertà
Si svolgerà lunedì 17 febbraio, presso la parrocchia di Felina, la “giornata di aggiornamento e convivialità” che ogni anno, tra gennaio e febbraio, la Congregazione Presbiterale Diocesana di Felina offre ai suoi iscritti e a quanti, laici e laiche, vorranno liberamente prendervi parte.
Tema dell’aggiornamento: “Sinodalità, fatti e non parole.
Un processo di conversioni e riforme continue”. Guideranno il dialogo don Stefano Maria Rosati (provicario generale di Parma) e la professoressa Maria Cecilia Scaffardi (presidente della Caritas diocesana di Parma) che hanno accettato di affrontare un argomento non nuovo per la vita della Chiesa (sinodi e concilii sono punti fermi della sua storia), ma oggi particolarmente richiesto come prassi della partecipazione anche “dal basso” alla vita della Chiesa perché possa essere sempre più capace di rispondere ai bisogni del tempo.
Del resto, è ben noto quanto il tema sia caro alla pastorale di papa Francesco che ne ha già dato diversi esempi, ultimo dei quali il Sinodo sull’Amazzonia.
Sinodalità e collegialità sono tra le sue parole più ricorrenti. “Il cammino della sinodalità – ha detto – è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio: è dimensione costitutiva della Chiesa”. E ancora, rivolgendosi ai vescovi: la sinodalità “è la cartella clinica dello stato di salute della Chiesa italiana e del vostro operato pastorale ed ecclesiastico”.
Si prevede dunque un dibattito vivace e sostenuto.
La giornata si svolgerà secondo lo schema consolidato: ore 9.30 accoglienza, ora media e inizio dei lavori; ore 11.30 dialogo e confronto con i relatori; ore 12.30 Angelus e pranzo.
Sempre molto importante il pranzo, momento in cui la convivialità giunge a pienezza materiale e morale, soprattutto per il libero incontro tra sacerdoti giovani e anziani, tra sacerdoti, laici e laiche, specialmente giovani, partecipi attivi e generosi della vita parrocchiale e diocesana.
Per queste ragioni, l’invito da parte degli “officiali” della Congregazione (il priore don Geli Margini, il vicepriore don Giovanni Costi, il cancelliere don Pietro Romagnani) è caldo e pressante: “Un vivo saluto – dicono – e arrivederci a Felina”.
Allo scopo di rendere ottimale l’organizzazione – aggiungono – sarebbe bene preannunciare l’adesione e la presenza al pranzo direttamente al priore (tel.
333.5767722, e-mail.: [email protected]) o al cancelliere (tel. 0522.814119; e mail: [email protected]).
La storia
La Congregazione Presbiterale Diocesana di Felina è nata nel 1713 come unione spontanea e assolutamente volontaria di sacerdoti con la finalità del reciproco aiuto materiale e spirituale e, soprattutto dell’aiuto più grande: la preghiera di suffragio post mortem. Sacerdoti ridotti allo stato laicale hanno attestato di aver trovato in essa lo strumento per restare uniti alla Chiesa diocesana, sentendo di essere sempre, in essa, “confratelli” amati e accettati. Le sue caratteristiche di effettiva fraternità hanno fatto sì che, nel terzo secolo di vita, essa assorbisse via via anche le altre congregazioni presbiterali esistenti in diocesi: quella di Montecchio, di Sant’Ilario e quella stessa di Reggio, acquisendo in tal modo quella “diocesanità” che ora condivide con la “Congrega” guastallese di Brugneto.
Figure eminenti del presbiterio diocesano (don Mario Prandi, don Dino Torreggiani, don Pietro Margini, il venerabile padre Pietro Uccelli, il cardinale Pignedoli...) sono stati confratelli fedeli e affezionati della Congregazione. A
partire dalla prima metà dell’Ottocento si è gradualmente aperta anche ai laici, dapprima quali amministratori dei beni della Congregazione (allora ne aveva, per donazioni ed eredità; oggi vive di sole offerte), poi, gradualmente, quali impegnati nelle iniziative pastorali o culturali delle parrocchie. Già fin dalla prima loro istituzione, i diaconi permanenti vi si sono trovati a casa, accolti come “ricchezza” nuova della Chiesa. L’esame dei suoi atti attesta come in 307 anni di vita, mai una sola volta sia andata deserta l’assemblea annuale nella quale ci si trovava per aggiornamenti pastorali, per la preghiera di suffragio, per il pranzo insieme. Solo nel luglio 1944, essendo in corso quel feroce rastrellamento tedesco che portò nei campi di concentramento della pianura la maggior parte dei sacerdoti della montagna, l’assemblea si ridusse a pochi presenti che, comunque, la fecero in un clima catacombale, in unione di preghiera con tutti i confratelli nella sofferenza.
Giuseppe Giovanelli