Riceviamo e pubblichiamo.
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Il comitato: nasce per mano di un nucleo ristretto di donne di Castelnovo e Villa Minozzo, col tempo questo nucleo si modifica con l'ingresso di nuove attivisti e la dormienza di altri. Dapprima si impegna per una raccolta firme, superando le 11 mila, poi con una manifestazione popolare, la sera di Sant'Anna del 2017, con oltre duemila fiaccole accese e riunite a forma di cuore. Nel 2018, dopo aver trovato una intesa operativa durata diversi mesi con Dinamo, che era nato dopo la chiusura del punto nascita, la presidente e il vice presidente di Dinamo entrano nelle Cicogne a causa delle pressioni esterne, e Dinamo diventa un comitato di disturbo manovrato da un personaggio politico locale. Fino alla chiusura del punto nascita nel 2017 il comitato era corteggiato dal sindaco Bini, dopo la chiusura, poiché il comitato non ha mai accettato la decisione, è stato emarginato dallo stesso Bini che prima ne ha bocciato la proposta di ricorso al TAR, poi la proposta di riesame da portare in Regione, ed infine ha escluso dal tavolo della sanità provinciale qualsiasi rappresentante del comitato, facendovi entrare persone a lui organiche e affidabili.
La lista: con l'intento di entrare nelle istituzioni locali per rompere l'isolamento e l'esclusione ma anche conservando l'indipendenza dai partiti, il comitato promuove la partecipazione alle elezioni comunali con una propria lista aperta ai cittadini che vogliono dare il proprio apporto civico alla causa del punto nascita, al bene del comune e della montagna. Nonostante prima fossero giunte offerte di ingresso nella lista del Pd e della Lega, nel momento che ci si presenta si viene attaccati duramente come fossimo traditori. Alle elezioni arriviamo terzi su quattro, con 580 voti ed un consigliere eletto, Nadia Vassallo, che da allora è molto attivo nel far luce sulle reali condizioni di sanità e servizi, sempre indorati dalla propaganda della maggioranza. Si certifica così che oltre al punto nascita e alla guardia h24 di ginecologia, sono stati soppressi l'h24 di ortopedia, il terzo ortopedico in sala operatoria, i tracciati fetali, la degenza breve. Appare sempre più evidente che le prebende di qualche milione non cambiano il disinteresse per la struttura e che se non viene cambiato passo attraverso anche un cambio della dirigenza sanitaria locale e generale, Castelnovo aumenterà sempre più la precarietà dei servizi, nonostante la “eroica” dedizione al lavoro dei medici e del personale infermieristico, visibile e riconosciuta dalla cittadinanza.
Lo stato delle cose: Bonaccini ha chiuso i tre punti nascita dell'Appennino emiliano eliminando in tutta la montagna qualsiasi presidio per l'assistenza al parto, unica Regione in Italia e forse al mondo a fare ciò. L'accordo Stato Regioni del 2010 prevedeva la chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti e poi sotto i mille (!!!). La Regione Emilia Romagna con firma Errani ha così chiuso il punto nascita di Porretta. Dal 2015 è intervenuto un decreto ministeriale che stabilisce il principio che il parametro numerico dei 500 parti viene a meno nei casi di maggior rischio derivanti da condizioni orogeografiche difficili. Lo stesso decreto precisa che il Ministero attraverso il CPN nazionale, esamina la rispondenza agli standard di sicurezza richiesti ed esprime un parere consultivo sulla deroga alla chiusura. Bonaccini invia generica richiesta di deroga per tutti i 6 punti nascita regionali sotto i 500 parti, anche se quelli della pianura non ne hanno le condizioni. Poi allega un documento tecnico dove raccomanda la chiusura di quelli della montagna (gli unici ad averne diritto) ed il mantenimento in attività di quelli della pianura. Il ministero diretto dalla Lorenzin del governo PD asseconda la richiesta di Bonaccini, grazie anche ai dati non veri spediti a Roma sulle distanze, i tempi di percorrenza e, per Castelnovo, la mancata comunicazione che il personale medico e infermieristico non era in prestito (come si dice nel parere negativo), bensì apparteneva da oltre due mesi alla stessa AUSL del Santa Maria, per legge regionale. Bonaccini ne approfitta per tenere chiuso il reparto già sospeso per ferie, con atto di grande prepotenza. Poco distante, il suo collega presidente della Regione Toscana e compagno di partito Rossi, ricevuto il parere negativo su Piombino (che non è in montagna) ha inoltrato richiesta di revisione del parere e ha tenuto aperto il punto nascita, tutt'ora in funzione.
Dopo di allora: il PD locale e regionale hanno provato a far scendere il silenzio sulla cosa, Bini intervistato dal Giornale di Reggio ha dichiarato che non è poi stata quella gran cosa e la gente se ne era già fatta una ragione. Intanto un bambino di Pavullo è morto venti giorni dopo la chiusura per distacco di placenta: Venturi è stato risoluto nel dire che comunque doveva andare a Modena. Numerosi i casi apparsi sulla stampa di bambini nati sulle autoambulanze o partorienti con le doglie portate in elisoccorso. Per semplici tracciati fetali le giovani mamme si son dovute fare anche 4 ore di strada fra andata e ritorno, più volte alla settimana. Una giovane mamma ha dovuto tenere in grembo il bimbo morto in attesa di essere inviata a Reggio il giorno dopo, e una volta giunta a Reggio alla mattina alle 7 è stata operata la sera alle 21. Il senso di insicurezza è la prima ansia che accompagna per 9 mesi le mamme del territorio: 800 kmq senza un presidio, con il Pronto Soccorso obbligato a non trattare i casi e mandarli all'ospedale di competenza.
L'iniziativa: il comitato Salviamo le Cicogne, dopo la chiusura e le ripetute bocciature del sindaco Bini ha rilanciato l'azione politica, dapprima con l'appello alla Regione per la riapertura firmato congiuntamente da M5S e Lega e bocciato dal solito Bini affiancato dall'onorevole Incerti, poi con incontri al Ministero con il capo della segreteria del Ministro Grillo, il sottosegretario Bortolazzi, il CPNn riunito. Inoltre con il Presidente Bonaccini e l'assessore Venturi. E' stato un gioco allo scaricabarile.
Bini e la Incerti hanno detto che non firmavano l'appello alla Regione perché era una manovra del M5S, e quindi loro erano per fare un progetto pilota per Castelnovo, e per la revisione dei parametri dell'accordo Stato Regioni.
Al Ministero ci hanno ribadito che loro possono solo esprimere un parere consultivo, ma il potere di aprire o chiudere i punti nascita è esclusivo della Regione. Alla richiesta di rivedere il proprio parere, preso su dati non veri della Regione Emilia Romagna, hanno nicchiato dicendo che la richiesta di revisione la deve fare la Regione. E sì che hanno un intero dipartimento per le ispezioni sulle Regioni.
In Regione ci hanno detto che loro non vanno contro il parere del Ministero e che non sono intenzionati a chiedere la revisione del parere perché per loro i dati andavano bene così.
Tutte risposte volte a scaricare sulla controparte la responsabilità, a non prendersi nessun impegno, senza alcuna preoccupazione per la salute delle donne.
Poi Bonaccini ha pensato che poteva giocare sulla cosa ed ha iniziato a dire che lui è per riaprire i punti nascita, ma per farlo occorre cambiare i parametri dell'Accordo Stato Regioni, cercando così di mettere in difficoltà il Ministro Grillo.
Il Ministro ha risposto che a marzo 2019 avrebbe cambiato i parametri all'interno del Patto della Salute, ovvero il piano programmatico che viene siglato con le Regioni.
Fino alla seconda stesura di detto Patto nell'estate 2019 era presente il punto che diceva che entro 120 giorni dall'approvazione del Patto i parametri sarebbero stati presi in considerazione.
Nel frattempo è caduto il governo ed in quello attuale, con il PD tornato al governo, quell'impegno è sparito dal Patto della Salute.
Veniamo ai giorni nostri:
il sindaco Bini, dopo due anni di latitanza, torna attivo per far da scudiero a Bonaccini.
Bini e Boni vanno al Ministero, escludendo il comitato che aveva chiesto di partecipare, e ricevono dal Ministero parere negativo sulla possibilità di cambiare i parametri, ovvero all'ipotesi di Bini nel giugno 2018 e su cui si basa Bonaccini per dirsi impegnato. Allora Bini seduta stante rispolvera la formula magica della “Strategia Aree Interne” che a detta sua ha potere legiferante e propone di fare quel progetto pilota di cui aveva parlato già nel 2018, senza poi aver mosso un dito. Ottiene così la benedizione del sottosegretario del Ministro della Sanità, contento che la grana così si allontani dal proprio Ministero. Ora Bini dice che farà un progetto valido solo per Castelnovo e che, non si capisce chi, qualcuno approverà. Ottimo.
Il M5S, dopo il vuoto pneumatico di un anno intero, rispolvera l'idea che avevamo lanciato con il sottosegretario Bortolazzi di venire a Castelnovo. Senza degnarci di una telefonata, in extremis con una mail del neo consigliere comunale Luca Maioli, ci convoca per assistere all'arrivo del Vice Ministro Sileri. Chiediamo incontro separato dal comitato di disturbo Dinamo ma ci viene negato, quindi decliniamo l'invito. All'incontro, non esistendo di fatto Dinamo, Genitoni ha parlato a suo nome... per una volta la verità si è materializzata. Il Vice Ministro, oltre a dire la solita cosa, ovvero che il Ministero nulla può, ha però preso l'impegno di far da ponte con la Regione una volta rieletta. Il 5S Bertucci ci ha scaldato il cuore quando ha tirato fuori la sua maglia C219 delle Cicogne e l'ha fatto firmare a Sileri, Spadoni e agli altri.
Bonaccini continua a fare il pesce in barile, dice che è colpa degli altri, lui nulla può, è rispettoso delle regole, si batterà per il cambiamento, il ministro grillino non l'ha mai ricevuto, il nuovo ministro invece lo incontrerà a gennaio, ed in tv ha avuto l'ardire di dire che ha sbagliato a chiudere i punti nascita ma la colpa non è sua. In realtà, lui ha il potere di riaprire domani stesso, se vuole può anche richiedere un nuovo parere consultivo positivo mandando i dati veri dei tempi di percorrenza e dell'appartenenza del personale medico all'unica AUSL, può anche convocare con moto proprio la Assemblea generale dei Presidenti di Regione che lui presiede, per concordare nuovi parametri da proporre per un nuovo accordo Stato Regioni. Ma ne ha fatto una questione personale e cinicamente ci mena tutte a messa.
La Lega ed il centro destra hanno detto per bocca del loro capo Salvini qui a Castelnovo, che loro riapriranno ciò che altri hanno chiuso. Lo speriamo. Doverosamente dobbiamo dire che il consigliere regionale Delmonte ha sempre rappresentato le nostre istanze in Regione, senza se e senza ma, pur rispettando la nostra autonomia da qualsiasi partito, autonomia che rivendichiamo duramente.
La sinistra, quella che porta il voto a Bonaccini, dal giorno della delibera di chiusura del punto nascita si è defilata con tutte le sue sigle che usa per manifestarsi: CGIL, UDI, PD, Anpi, Centro anziani, Sardine e Velopedisti del Bismantova. “Non si disturba chi comanda, se è dei nostri”. Per fortuna oltre ai “Coraggiosi” abbiamo visto che esiste un'altra lista di sinistra, l'Altra Emilia Romagna, che ha un candidato presidente autonomo.
Le prossime elezioni: noi non daremo indicazioni di voto, anche noi al nostro interno daremo voti diversi. Ognuno agisca secondo coscienza, la propria.
Il futuro: la nostra missione è giunta al termine. Non siamo riuscite a scongiurare la chiusura, non siamo riuscite a far riaprire, non ne abbiamo il potere, ma siamo riuscite a tenere vivo l'argomento nonostante volessero seppellirlo. Il sindaco Bini ce lo disse in faccia nel maggio 2018: non arriverete alle prossime elezioni. Ci siamo arrivate e abbiamo messo a nudo le miserie della politica, una politica profondamente maschilista, rivestita con sfoggio di valori e giustificazioni ipocrite.
Ma ciò che non ha un peso elettorale per loro non esiste.
Noi ci fermiamo qui, con le prossime elezioni regionali.
Continueremo nella sede comunale come lista e nei prossimi incontri se mai verranno fatti. Ma ora tocca agli elettori decidere il futuro. La responsabilità passa a loro.
31/12/2019 Comitato Salviamo le Cicogne
Il lancio della spugna e l’abbandono di un ring, porta sempre con se un po’ di amarezza. La stessa amarezza con cui, dopo aver inventato l’acronimo DI.NA.MO, abbandonai quella cordata, di cui non condividevo la linea di azione. Da questa dichiarazione di resa, risultano nitide e pesanti come macigni, certe condotte del sindaco Bini e del presidente Bonaccini, due facce della stessa medaglia e partito. Da parte mia, da uomo della strada, per votare l’altra faccia della medaglia, mi basta conoscere questa.
Umberto
A me non è dato di conoscere tutti i dettagli e passaggi di una “storia” ormai abbastanza lunga e controversa come questa, ma va comunque dato atto a chi ha steso il presente “resoconto” di essersi espresso in maniera molto chiara e comprensibile, che aiuta a capire meglio lo svolgimento dei fatti, al di là dell’essere o meno d’accordo sulla “strategia” adottata dal Comitato Salviamo le Cicogne in merito al Punto Nascita montano.
E proprio a quest’ultimo riguardo, parole come “le prossime elezioni: noi non daremo indicazioni di voto, anche noi al nostro interno daremo voti diversi …” possono far sicuramente onore alla “indipendenza” del Comitato, e non scontentare nessuno al proprio interno visto i diversi orientamenti politici, ma dal momento che l’organizzazione sanitaria compete notoriamente alla politica a me pare che ci si dovrebbe invece “schierare”.
Sembrando ormai abbastanza chiaro che la eventuale riapertura del nostro Punto Nascita dipende in larghissima misura, se non totalmente, dalle determinazioni della Regione, e visto che fra neppure un mese saremo chiamati a scegliere chi ci dovrà governare a livello regionale, non riesco francamente a spiegarmi una posizione di neutralità politica da parte di chi aspira a qualcosa che dipende proprio dalla politica.
Credo altresì che nella fattispecie, visto giustappunto l’andamento delle cose – vuoi come ce le hanno raccontate, ma anche come si sono fin qui sviluppate, ossia guardando al “risultato” – non manchino gli elementi per decidere da che parte stare, sul piano politico, tanto da far apparire piuttosto logica la conclusione di Umberto “da parte mia, da uomo della strada, per votare l’altra faccia della medaglia, mi basta conoscere questa”.
P.B. 01.01.2020
P.B.
Egregio P.B., Lei scrive: “Sembrando ormai abbastanza chiaro che la eventuale riapertura del nostro Punto Nascita dipende in larghissima misura, se non totalmente, dalle determinazioni della Regione”, ma finge di ignorare che la Regione nella persona del Presidente ricandidato sostiene invece che è necessaria una correzione della normativa dei 500 parti che può avvenire solo da parte del governo centrale in sintonia con le regioni.
Devo pensare che Lei ritiene questa una “balla”?
p.f.
Ai cittadini di queste terre montane dico: lasciate ogni speranza a Voi che qui abitate; basta aprire gli occhi per vederlo; chiese, ambulatori, attività commerciali e altro chiudono, strade che restano chiuse per anni, dissesti ovunque, spopolamento generale, cimiteri che si riempiono, scuole che si svuotano, ecc. Al Comitato Salviamo le Cicogne va il mio più sentito grazie per l’impegno profuso in questi anni; il Vs. è stato un impegno sovrumano; se un giorno su queste terre cambierà una certa politica Vi assicuro che un attestato di ringraziamento Vi verrà riconosciuto; e sia chiaro che se il Punto nascite di Castelnovo riaprirà, sono certo che il merito sarà solo della Vostra costanza, anche se altri diranno il contrario. Quanto successo al Comitato Salviamo Le Cicogne è molto simile a quanto successo al Comitato Promotore della Diga di Vetto, un’opera che avrebbe evitato centinaia di milioni di euro di danni da siccità e da esondazioni, che avrebbe creato migliaia di posti di lavoro, prodotto centinaia di milioni di euro di energia pulita, migliorato il clima e mille altre cose che non sto a ripetere, ma la Regione non ha mai provveduto agli adempimenti a Lei richiesti dal Ministero e non ha mai autorizzato la ripresa dei lavori. Ma ora la mia più grande preoccupazione è che qualcuno propone a Vetto un piccolo invaso da 40 o 50 milioni di mc., un invaso che darebbe il colpo di grazia ai paesi montani, essendo ad uso irriguo a luglio, agosto e a settembre a Vetto non avremmo un lago navigabile e balneabile ma una grande palude con fondo e versanti fangosi, rocciosi, spogli e alberi morti. Ora anch’io dico agli elettori: la scelta è Vostra.
Franzini Lino
…prima o poi la Diga di Vetto la denuncerà per stalking…
Andrea
Gent.mo p.f.
lo ritengo io.
https://youtu.be/aR6xFl0Spno
Gianni Marconi
Egregio p.f., vado a memoria, e non escludo quindi errori nell’uso della terminologia, ma mi sovviene che in questi anni si è sentito parlare di deroghe ai parametri dell’Accordo Stato-Regioni del 2010, nonché di relativa richiesta al Ministero, sulla cui formulazione si sono peraltro sentiti pareri discordanti, e il cui responso “ministeriale” sarebbe per qualcuno vincolante, mentre per altri avrebbe soltanto valore consultivo, dal momento che l’organizzazione sanitaria rientra nelle competenze regionali, e ancora abbiamo letto di un eventuale Progetto Pilota, oppure di utilizzare la strada delle Aree Interne.
Intendo in sostanza dire che “ognuno ha detto la sua”, nel senso che abbiamo sentito varie e differenti versioni sull’argomento, rispetto alle quali io non mi permetto certo di dare del “ballista” a chicchessia, ma ne ho ricavato la personale impressione che il tutto ruoti intorno alla Regione, e “ammesso e non concesso” che la soluzione del problema dovesse passare obbligatoriamente attraverso una “correzione della normativa dei 500 parti”, la Regione Emilia Romagna poteva sollevare la questione nella “Conferenza delle Regioni e Province Autonome”, e da qui portarla poi alla “Conferenza Stato-Regioni”.
La Conferenza delle Regioni e Province Autonome è infatti una entità molto importante, e di indubbio “peso” istituzionale, guidata dal 2005 da esponenti della sinistra, e se non erro dal 2015 presieduta dallo stesso Presidente della nostra Regione, talché, durante questi anni, vi sarebbe stato modo e tempo di mettere all’ordine del giorno dei lavori della Conferenza la revisione dei parametri in causa, cioè quelli dei 500 parti annui, ma salvo una mia svista non risulta che ciò sia avvenuto, come viene ricordato anche verso la fine di questo resoconto delle “Cicogne” (a meno che p.f. abbia notizie diverse).
P.B. 02.01.2020
P.B.
A parte la simpatica battuta sulla Diga, mi sembra che Andrea sia andato fuori tema, o non abbia voluto entrarci, mentre sarebbe invece interessante conoscere il suo punto di vista riguardo alla discussa e controversa “questione” del Punto Nascita montano.
P.B. 02.01.2020
P.B.
“A parte la simpatica battuta sulla Diga” Andrea ha messo tre puntini prima e tre puntini dopo.
Mi userebbe la cortesia di dirmi cosa ha letto, – lei – , in quei sei puntini per giudicare il commento di Andrea “fuori tema”?
Giovanni Annigoni
Buongiorno P.B. il fatto che lei sottolinei che io sia andato fuori tema, mentre la mia “battuta” era volta proprio al fatto che Franzini fosse andato (come sempre) completamente fuori tema, è quasi più divertente della “battuta” stessa. Quindi le faccio i miei complimenti. Riguardo il punto nascite credo di non avere, per mia scarsa competenza sul tema, grande valore aggiunto da apportare, quindi preferisco non commentare. Posso solo dire che sono abbastanza d’accordo con Lei su tutto, ma credo che la sua speranza che un cambio di guida politica della regione possa migliorare sostanzialmente la situazione sia piuttosto mal riposta. Cordiali saluti.
Andrea
Care cicogne, va da se che questa scelta l’avevate già presa quando avete voluto fare una lista. E li in realtà vi siete giocate la credibilità. Oggi, ancor di più. Sostenete pure Salvini, che vi ricordo, in caso di vittoria non guiderà lui la regione. Sostenete pure la Borgonzoni che neanche s’è fatta vedere a Castelnovo. Bravissime cicogne. Chi agisce per interesse personale e non della comunità prima o poi viene smascherato. Oggi, ancor prima dell’arrivo del carnevale, la vostra maschera è caduta. Buona Borgonzoni a voi.
Simon
Ringraziandola caro/a Simon
per la puntigliosa analisi, Le chiedo cortesemente di evidenziare quale “interesse personale” avremmo perseguito esattamente e cosa avremmo esattamente “guadagnato a scopo personale” (sarebbe ora di rendere pubblici tali dati!).
Soprattutto mi chiedo chi Le conferisca esattamente il potere di affermare che il Comitato sostiene un candidato piuttosto che l’altro.
La invito inoltre a chiedere con fermezza, se ne è interessato/a, a chi voterà alle regionali, di esporsi chiaramente prendendo impegno di tutelare i miei e anche Suoi interessi (se vive in montagna), nello specifico partendo dalla riapertura del Punto Nascita per poi proseguire alla tenuta dell’ospedale, etc etc.
Daniela Baroni – membro Comitato Salviamo le Cicogne
Di fronte alla nota delle “Cicogne” che tratta del Punto Nascita, il parlare solo di Diga di Vetto, peraltro in tono ironico, può risultare sicuramente simpatico, come dicevo, ma mi sembrerebbe un po’ poco, nonché abbastanza accessorio, visto che non si accenna minimamente al tema principale, ossia al Punto Nascita, ma forse il tema principale viene affrontato coi “tre puntini prima e tre puntini dopo”, i quali vogliono forse dire a chi legge, insisto sul forse, che Andrea in proposito non ha nulla da dire (o forse non sa cosa dire ?).
P.B. 03.01.2020
P.B.
Leggo l,endorsement che il comitato Salviamo le Cicogne ha porto alla LEGA ed al loro esponente Del Monte, mi permetto a coloro che si firmano Comitato, che lo stesso dovrebbe essere apartitico, cioè non essere schierato ne a SX nè a DX.
Ho seguito senza entrare nel merito, la nascita del Comitato, in quanto credo fortemente che i comitati servono, prova ne è stato il comitato della SS 63.
Al massimo della notorietà dello stesso comitato SS63, in prossimità delle elezioni regionali venni contattato da varie SPONDE, le quali mi promisero una via diretta alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna.
Ritenni che lo schierarsi politicamente avrebbe svilito il lavoro svolto per la SS63 e rifiutai.
Ora dopo questo articolo, ove il comitato addossa la sola COLPA al PD, a Bonaccini a Bini, e indica la strada maestra per far riaprire il punto nascita cioè votare LEGA, capisco tante cose, mi rammarico che la ricostruzione abbia tralasciato alcuni importanti passaggi, questa avvalora il mio pensiero sulla disonestà creata ad arte per la stesura di questa missiva del comitato.
I cittadini della montagna, hanno perso si un punto nascita, ma il comitato Salviamo le cicogne ha perso molta credibilità, in quanto i comitati hanno un seguito se rimangono apartitici.
Concludo, con una piccola domanda a cui non so darmi risposta, se non più tardi di domenica ho udito con le mie orecchie le lamentele dei cittadini del Bresciano sulla gestione LEGA della regione, dei problemi irrisolti delle loro montagne, perchè dovremmo credere a costoro che vengono da noi a promettere ciò che non hanno fatto quando erano al governo??? la risposta la lascio ai lettori.
Cordialmente
Malvolti Roberto
Gentilissimo sig. Malvolti non le sembra esagerato dire che siamo stati disoneste?Quale sarebbe la parte mancante?
Noi non abbiamo scritto o detto da nessuna parte di votare Lega, abbiamo solo riconosciuto al consigliere regionale Delmonte di non aver mai voltato le spalle al comitato, cosa fatta invece da altri Consiglieri che non sto qui a nominare. La invitiamo, per quello che può valere, a moderare le accuse nei nostri confronti.
Mettetevi d’accordo voi su cosa fare: suo padre dice che non bisogna riaprire, mentre Tirelli & c. sostiene che siete tutti uniti per la riapertura.
chi racconta balle?
salviamo le cicogne
Se Andrea ritiene di essere “abbastanza d’accordo” con me “su tutto”, non vedo altra strada da seguire se non quella di provare un cambio di guida della nostra Regione, cambio che mi sembrerebbe anche piuttosto fisiologico, nella logica di una normale alternanza, dopo così tanti anni di governo regionale in capo alla stessa parte politica.
Quanto a Simon e Malvolti, a me sembra che i Comitati, di qualsivoglia natura, nascano solitamente per stimolare i decisori politici di turno verso talune decisioni, in quel determinato campo, e se non riescono in questa loro azione hanno a mio avviso due alternative, ossia quella di sciogliersi o “puntare su altro cavallo”, al momento del voto.
Quando poi Malvolti dice “ho udito con le mie orecchie le lamentele dei cittadini del Bresciano sulla gestione LEGA della regione, dei problemi irrisolti delle loro montagne”, potrebbe essere semplicemente accaduto che egli abbia ivi parlato con simpatizzanti della sinistra (è ovvio che là non tutti sono leghisti, o appartenenti al centro destra).
Sarebbe come se da noi venisse interpellato qualcuno del cosiddetto “zoccolo duro”, dal quale riceveremmo probabilmente giudizi positivi e lusinghieri, o quantomeno non severi, o semmai abbastanza accomodanti, riguardo alla conduzione svolta dalla sinistra sul nostro territorio nel corso di questi anni (anch’io lascio la risposta ai lettori).
P.B. 05.01.2020
P.B.
Gentilissimo F.B, premesso che rispondere e dialogare con una sigla, non è per nulla facile, ma purtroppo cosi è.
In riferimento alla sue conclusioni, le posso assicurare che dei 7 interlocutori ben 5 erano di fede leghista, semplice sempre cassare il discorso ricadendo sul fatto che gli scontenti possono essere solo gli avversari.
forse era iscritta al vecchi PCI la Signora in età fertile, del Bergamasco che ha scritto ai giornali per lamentare la chiusura del punto nascita, non mi pare che in regione governi la sinistra.
Vede F.B è facile venire in un territorio con una ferita APERTA e promettere la cura per la stessa, per poi scoprire che il millantatore di si fatta cura miracolosa, chiude i punti nascita a casa Sua.
In merito alla Lega e alla Borgonzoni, basterebbe che l’elettore facesse una disanima obbiettiva dell’attendibilità del Capitano Salvini e da li trarre le conclusioni.
Cordialmente
Malvolti Robero
Credo che Malvolti Roberto sia strumentale quando dice che il comitato Salviamo le Cicogne hanno fatto un endorsement per la Lega… ci sta, in campagna elettorale ci si aiuta da soli nell’interpretare a proprio gusto personale.
In realtà le Cicogne volano un po’ più in alto degli schieramenti politici come visione d’insieme e un può più addentro negli aspetti civici.
Credo che la sintesi possa essere questa:
le Cicogne hanno compiuto una missione, tenere aperto l’argomento punti nascita nelle agende politiche e nei cuori delle persone, ora tocca agli elettori. Se vincerà Bonaccini i punti nascita in montagna non riapriranno più e l’ospedale di Castelnovo si trasformerà in primo soccorso e lungo degenza. Se ci sarà alternanza possono esserci speranze di riapertura e anche di riorganizzazione del servizio pubblico su base territoriale, razionalizzando le risorse oggi disperse su sei ospedali per non scontentare nessuna enclave elettorale.
Le Cicogne non chiedono voti per nessun partito, ma indicano di votare secondo coscienza. Come interpretare la cosa? Beh, ci sono molteplici modi.
E’ possibile votare liste dei candidati alternativi (centro destra, M5S, 2 liste di sinistra) oppure anche votare in modo disgiunto: liste di centro sinistra e candidato presidente un altro che non sia Bonaccini. E chiaro che queste sono le elezioni del possibile inizio dell’alternanza e per questo le elezioni della paura: paura di cambiare. Ancora una volta le Cicogne hanno posto una riflessione usando una frase di Mandela: possano le vostre scelte riflettere le vostre speranze e non le vostre paure.
Gianni Marconi
Non ci si salta fuori. Perchè i vertici politici tendono a confondere le acque in modo subdolo. Però grazie alle cicogne qualcosa in più abbiamo capito. I comitati servono a questo, a smascherare le mezze e intere bugie. Nell’accordo Stato Regioni del 2010 non si parla di numero di parti, si parla di deroghe per le zone disagiate, deroghe concesse dalle Regioni stesse, conoscitrici del loro territorio più dello Stato stesso. Bonaccini con il suo partito ha fatto la sua scelta, scombinando anche l’organizzazione sanitaria a piacimento, dentro cui ci sta pure la realizzazione del Mire. Ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile che nessuno abbia contraddetto una scelta di un iperpuntonascita, svuotando i territori circostanti. Io non sono felice di quello che può capitare, un po’ perchè avevo puntato su forze politiche emergenti… ma la mia posizione un po’ buffa, (quando ci vuole ci vuole) è bBbb, brutto Bonaccini bye bye. Dilva Attolini
Dilva Attolini
Da quanto scrive Malvolti mi sembra innanzitutto di poter ricavare che la scelta sulla apertura o meno dei Punti Nascita compete alla Regione, visto che egli addebita a quella lombarda di aver chiuso un Punto Nascita del bergamasco (il che aiuta dunque a far chiarezza rispetto alla tesi, che abbiamo ascoltato non una sola volta, secondo cui le decisioni in materia afferiscono sostanzialmente al Ministero, piuttosto che ricadere nella sfera dei “poteri” regionali).
Dopo di che, se stiamo a quanto si ebbe a leggere in un articolo di Redacon del 18 dicembre 2016 – dal titolo abbastanza eloquente “Quale futuro per il reparto d’ostetricia dell’Ospedale S. Anna? Un annuncio incoraggiante dalla vicina Lombardia” – pare che quella Regione, dove non governa la sinistra come egli tiene a ricordarci, avesse ottenuto fin da allora la deroga per tre Punti Nascita che non si raggiungevano i 500 parti annui, il che sembrerebbe un risultato che contraddice il qualche modo le parole di Malvolti .
Ma io non vorrei soffermarmi su questo ultimo aspetto – dal momento che non è mai semplice fare confronti tra le diverse situazioni, anche perché non conosciamo quelle loro – bensì sul fatto che il Sant’Anna era stato individuato come uno dei tre poli ospedalieri della nostra Provincia, e proprio per questa sua “posizione” ci si poteva aspettare che fosse messo nelle condizioni di poter mantenere l’insieme dei suoi Servizi, ivi compreso il proprio Punto Nascita.
Cordialità anche da parte mia
P.B. 07.01.2020
P.B.