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“Vi racconto una parola: ‘badante’”

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La disperazione e il desiderio di assicurare una vita migliore ai miei figli mi hanno convinto di partire, avevo un lavoro ma lo stipendio era molto basso e non bastava nemmeno per il necessario. Non è stato semplice da decidere. Alla fine mi sono decisa: ho lasciato la casa, i figli, la mamma. Ho lasciato la mia Moldova.

Sapete cos'è e dov'è la Moldova?
La Moldova (o Moldavia) è un paese europeo che confina a sud, est e Nord con l'Ucraina e a ovest con la Romania e ha una storia,vecchia di secoli e di cultura. Nel 1991 la Moldova è stata proclamata stato indipendente e d'allora la lingua ufficiale è diventata il romeno. Prima la Moldavia faceva parte dall'Unione Sovietica e forse per questo noi moldavi spesso siamo scambiati per russi. Il carattere multietnico di questo paese non ha distrutto le sue tradizioni, ma al contrario le ha arricchite con nuovi colori, trasformandoli in un originale unione di costumi (fatti a mano), riti e cerimonie. La capitale della Moldova è la città di Chisinau che rappresenta una metropoli moderna con viali e vie larghe, con numerosi musei e teatri. Chisinau si trova nella parte centrale del paese ed è nominato "fiore di pietra bianca in un mare verde", perché è situata su sette coline verdi e distese di vigneti: un paesaggio da favola.

La Moldova gode di un clima favorevole e di una terra agricola, ma non possiede giacimenti minerali importanti, per questo l'economia dipende dall'agricoltura e in particolar modo dalla frutta, verdura, tabacco e vino. Sarà anche per questo che sulla mappa geografica la Moldova assomiglia ad un grappolo d'uva e, naturalmente, è famosa per i suoi vini anche oltre i confini nazionali. Nonostante i cambiamenti politici e sociali i moldavi hanno conservato per secoli una qualità speciale: l'ospitalità. Ogni ospite riceve sempre un caloroso benvenuto ed è accolto in modo migliore. Il padrone di casa gli offre un buon bicchiere di vino e i piatti migliori della cucina moldava, che sono la zuppa di pollo, le tagliatelle, gli involtini di fogli di vite con riso e carne macinata, la "frittura"di carne di maiale (simile all'arrosto) con la polenta.

Dopo la caduta dell'Unione Sovietica l'economia moldava ha subito una drammatica recessione e, nonostante una piccola ripresa a partire dal 2000, il mio resta ancora uno dei paesi più poveri dell'Europa. Per questo la gente inizio a spostarsi verso luoghi forse migliori in cerca di lavoro: per assicurare una vita migliore e un futuro alla propria famiglia. Bisogna avere coraggio e tanta fortuna per affrontare il viaggio che è molto duro ed anche costoso. Si va in contro a dei pericoli e non si sa mai come e dove arrivi.

Spesso noi moldavi arriviamo clandestinamente e senza conoscere la lingua. Molti non trovano né lavoro né alloggio e devono adattarsi a situazioni difficili. La maggioranza sono donne (una di queste sono anch'io) che nel nostro paese svolgevamo un lavoro decoroso: infermiere, ragioniere, maestre, laureate in medicina, letteratura, psicologia… ma arrivando qua cambiano radicalmente la loro vita e l'attività, lavorando come assistenti famigliari, le così dette "badanti".

Ma cosa vuol dire "badante"? Non ho trovato la spiegazione di questa parola in nessun dizionario ma mi hanno spiegato che deriva dalla parola "badare" e si riferiva agli animali, usarla per le persone mi sembra un po’ degradante. Forse per questo quando viene pronunciata tanti hanno già l'idea che spesso è sbagliata ed è intesa come una sentenza per le persone che una volta emigrate dal loro paese sono povere ed umili e si possono trattare come ci pare, da schiavi o ancora peggio. Come ad esempio non pagarle e nemmeno rispettarle per quello che sono, nella loro cultura ed intimità.

Queste donne sono anche di diverse altre nazionalità: ucraine, romene, georgiane e russe, da qui risulta che l'emigrazione riguarda tutti i Paesi del mondo: anche gli italiani anni fa hanno emigrato in America, Francia, Svizzera... e proprio per questo dovrebbe essere più comprensione nei confronti degli stranieri.

In montagna ce ne sono molte di "badanti", perché purtroppo la popolazione montanara è prevalentemente di persone anziane che hanno bisogno di assistenza, che spesso abitano da soli in paesini piccoli con pochi abitanti, anziani che non hanno avuto la possibilità di studiare e hanno fatto solo le scuole elementare e parlano il dialetto, anziani con quali e difficile creare un rapporto di comunicazione,così per le nostre donne aumenta il senso della solitudine. Per fortuna,la domenica, che per tante è il giorno libero, le donne straniere organizzano diversi incontri per condividere le loro esperienze, parlare la loro lingua e stare in compagnia.

Ho avuto la fortuna di incontrare tanti italiani in gamba, ad esempio il vigile di Collagna: Alfio Fiorini è sempre pronto ad aiutarci fornendo informazioni riguardo le sanatorie per gli stranieri e, in caso, se ci siano cambiamenti o novità. Circa un anno fa, lui e Agostino Santini, il ristoratore dell'agriturismo di Valbona, hanno organizzato una festa per le donne straniere con pranzo e seguita da una serata da ballo. Una festa bellissima, speriamo che se ne organizzino altre, perché è un bel modo di conoscerci, capirci e creare nuove amicizie "internazionali".

Un’altra persona che ha avuto e ha un ruolo molto importante nella mia vita è il mio attuale marito, il quale mi ha dato la possibilità sistemare la mia vita e di far arrivare in Italia mio figlio e di farlo studiare: quest’anno ha fatto la prima superiore all'istituto di Castelnovo ne' Monti "Motti-Ipsia".

Ci troviamo nel XXI secolo dove la tecnologia ha superato ogni limiti ma noi non riusciamo ad accettare che nonostante le nostre culture, livelli sociali, nazionalità, le nostre storie si assomigliano così tanto che in fondo siamo tutti uguali: esseri umani.

* * *

L’AUTRICE DI QUESTA RUBRICA: Carolina Cernautan viene da Chisinau, che con i suoi 780.000 abitanti è la capitale della Moldavia o Moldova. Diplomata in violino, ha affrontato con coraggio le prove della vita che l’hanno portata a cercare, con grande forza di volontà, la sua America qui nell’Appennino. Dalla sua Valbona, questo corrispondete speciale con occhi che vengono dall’Est racconta la visione della nostra montagna. Per scoprire come siamo visti da chi viene da lontano. E anche per scoprire noi stessi in chi viene da lontano.

8 COMMENTS

  1. L’altro spesso è meglio di noi
    Noi italiani impareremo che l’altro, lo straniero, è una miniera di suggestioni, non un coacervo di ossessioni. Impareremo a vivere a viso aperto, non asserragliati nelle paure. Contaminiamoci e sarà la gioia della scoperta e della conoscenza…

    (M.G.)


  2. Carolina, hai toccato un tema molto doloroso e delicato. Grazie a Lei, M.G., per il Suo commento, inaspettato da un italiano. Io dopo 8 anni di fare “badante” non ci credo più in una reciproca conoscenza. Siamo venuti in Italia, paese meraviglioso per la natura ed arte, a viso aperto, e abbiamo dovuto imparare a vivere dentro di noi. Ma siamo qui perchè c’è questo lavoro: “badante”.

    (Y.D.)

  3. Cara Carolina
    Anche se a distanza di giorni desidero dirti che ho letto la tua lettera. Sì, è vero, siamo tutti di una stessa terra, la Terra. A tutti dobbiamo dare e da tutti ricevere rispetto. E’ bella la tua lettera e vorrei dirti che nel termine “badante” io non sento un termine degradante, probabilmente perchè, non essendo nata qui, non ho nell’orecchio il fatto di “badare agli animali”. A me qualche amica chiese di badare al suo bambino mentre lei si doveva assentare. Io stessa dovetti badare ai miei genitori in lunghissimi anni di malattie folgoranti. Più o meno io dico di saper badare a me stessa. Una volta, ed anche adesso, si diceva, troppo spesso in senso spregiativo, “serva” o “servo”. Anche ora è spregiativo dire di qualcuno che è “servo”, lo è del potere, del denaro e di tante altre cose. Perciò non “badare” al vocabolo “badante” come offesa. Non vuole esserlo, il significato vero è “stare accorti-attenti”. Infatti ai bambini un po’ vivaci si dice spesso “bada…”: nel senso “stai attento che ti fai male” o che ti arriva uno scappellotto. Fa pace con questo termine verbale, l’importante è la tua coscienza così bella che ti fa amare dagli altri. Siccome mi piace guardare i documentari, mi è capitato di vederne più di uno sulla Moldavia ed ho ammirato proprio i bei vigneti.
    Ciao.

    (G.S.)

  4. Andrei
    Volevo solo segnalarvi la gioia di vedere Andrei, ospite della Casa della carità per due mesi, ucraino a Reggio. Per la cronaca, non è messo molto bene, ma sono cose private. Sicuramente lo ricorderete. Lui faceva l’OSS nell’esercito rosso. Carriera difficile quella dei badanti uomini.

    (mn)


  5. Il significato di una parola è dato dall’uso che se ne fa: un vocabolo assume il suo significato a seconda del contesto in cui è usato. La prima parola ricorrente verso gli immigrati è quella di “extracomunitario” che a rigore di definizione dovrebbe applicarsi sia agli svizzeri, agli australiani che ai nordamericani, ma sappiamo tutti che nella realtà non è così. Provate ad uscire per strada e a chiedere a chiunque chi è un “extracomunitario”. Scommetto che non vi nomineranno né l’americano e tanto meno lo svizzero. Non si tratta qui di abolire una o delle parole, semmai è l’ignoranza il male da abolire.
    Per quanto riguarda la storia del nome “badante”, lo “Zingarelli” registra il termine con il significato di “sorvegliante di degenti in ospedali e case di cura” datandolo al 1963. Il “Gradit” di De Mauro lo data 1989 sempre riferendosi alla professione. Per Aldo Bonomi si trattava di una figura della famiglia patriarcale ottocentesca che si occupava di bambini e anziani mentre il resto della famiglia era nei campi. Se vogliamo andare più indietro, il dizionario ottocentesco “Fanfani” riconosceva al termine “badare” l’espressione di “badare le pecore, i porci”, cioè “condurli a pascere”, e annotava che badare ad un bambino significa “attendere che non riceva danno”. Certo è che, ora, questo termine non è adeguato alle mansioni previste per l’assistenza continuativa agli anziani. Alcuni autori sostengono che il termine esatto sia “aiutanti domiciliari”, oppure “assistente familiare”. A Carolina un abbraccio e l’augurio di continuare il suo cammino di riscatto ed emancipazione.

    (Commento firmato)

  6. Ho avuto l’opportunità di conoscere diverse bavissime persone dell’est e non solo, ma comunque straniere, che hanno curato con affetto e attenzione sia mia suocera che attualmente la mia mamma: ho trovato solo persone disponibili che dopo poco sono diventate parte della famiglia e con le quali abbiamo condiviso gioie e malattie, momenti sereni e difficoltà quotidiane. Complimenti Carolina perchè non è così frequente trovare chi riesce a esprimersi con tanta chiarezza e sentimento. E complimenti a tutte voi che fate questo duro lavoro e che per il futuro delle vostra famiglia sopportate sacrifici e lontananza dagli affetti. Grazie.

    (Miria)

    • Firma - Miria