Il contrasto ai cambiamenti climatici e la tutela degli equilibri ambientali hanno oggi bisogno di azioni urgenti e congiunte, di collaborazioni tra i territori che coinvolgano al contempo cittadini, imprese ed amministrazioni pubbliche in attività concrete. Azioni e collaborazioni per cui la nostra città è oggi pronta ad attivarsi anche attraverso la candidatura al programma Mab Unesco, per entrare attivamente a far parte della ‘Riserva uomo e biosfera Appennino toscoemiliano’ e quindi di una grande rete mondiale per la Sostenibilità dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e l’Agricoltura.
“Si tratta di una proposta di candidatura maturata attraverso un percorso di confronto e condivisione con i Comuni del crinale che sono i veri protagonisti di questa esperienza culturale e ambientale parte della Biosfera Unesco – ha detto venerdì scorso in conferenza stampa Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, presentando ai giornalisti la candidatura al Mab – L’ingresso della nostra città nel progetto rafforza ulteriormente il comune impegno a sviluppare azioni di sostenibilità e costituisce un nuovo passo che facciamo in materia di politiche ambientali, che va di pari passo con la scelta di piantumare 15mila alberi già cresciuti nei prossimi 3 anni e 50mila nell’arco del mandato. La strategia di sostenibilità deve andare oltre i confini di campanile, perché la sfida ambientale va vinta insieme, così come occorre lavorare insieme per incrementare l’attrattività turistica e culturale di tutto il territorio, città e montagna”.
“La candidatura al Mab è un’occasione per rinsaldare il rapporto con l’Appennino e ragionare insieme anche di mobilità e sostenibilità – ha aggiunto Carlotta Bonvicini, assessore alle Politiche per la Sostenibilità, ambiente, agricoltura e mobilità sostenibile – Il bacino del Crostolo, come corridoio ecologico che ci unisce alla montagna, sarà un laboratorio di progetti e sperimentazioni in materia di sostenibilità e, a partire dalla stazione Alta velocità, una porta di accesso alla città, all’Appennino e alle sue ricchezze”.
Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Enrico Bini, sindaco di Castelnovo Monti e presidente dell’Unione Montana, Nello Borghi, sindaco di Viano, Alberto Olmi, sindaco di Quattro Castella, Giuseppe Vignali, direttore del parco Appennino Toscoemiliano e direttore della Biosfera.
Nella COP 25, il vertice delle Nazioni Unite sul clima che si sta tenendo in questi giorni a Madrid, l’Italia rafforzerà il proprio impegno nel perseguimento delle strategie globali di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici. A riguardo, ogni territorio è chiamato a fare la sua parte. In tal senso il Comune di Reggio Emilia ha già da tempo messo al centro della propria agenda azioni di tutela e incremento del verde. Lo scorso settembre è stato dichiarato lo stato di “emergenza climatica” che ha dato seguito a interventi di piantumazione di alberi e azioni di coinvolgimento dei cittadini nel processo di individuazione delle criticità ambientali e nella loro soluzione, ad esempio attraverso l’indagine ‘Move on green’. È di pochi giorni fa il patto con Modena, Parma e Piacenza, per un uso sostenibile del suolo e il contrasto ai cambiamenti climatici mediante il sostegno alle energie rinnovabili.
A queste azioni si aggiunge oggi la volontà del Comune di Reggio, insieme a Comuni di Albinea, Viano e Quattro Castella, di connettersi più fortemente all’Appennino – la porzione naturalisticamente caratterizzata da maggior biodiversità, ricchezza di boschi e diversi ecosistemi – mediante l’adesione alla Riserva di Biosfera Appennino Tosco Emiliano. Una volontà che si tradurrà nel sostegno agli obiettivi del programma Uomo e Biosfera dell’Unesco, che si propone di individuare e certificare i territori più idonei alla sperimentazione e realizzazione di nuove idee per lo sviluppo sostenibile e per promuoverne i valori “nella mente e nel cuore delle donne e degli uomini”. Tra gli obiettivi vi sono la conservazione della biodiversità e della diversità culturale e la promozione di uno sviluppo economico sostenibile sul piano ambientale culturale e sociale, che guarda alla valorizzazione delle peculiarità locali e anche all’incremento del turismo, poiché lungo il Crostolo si sviluppa la direttrice della Via Matildica del Volto Santo da Mantova a Lucca, un percorso storico religioso che promuove forme di turismo lento e responsabile.
In questo modo, la connessione città-Appennino, che avverrà attraverso il corridoio ecologico del torrente Crostolo, sempre più assumerà la dimensione di laboratorio di sperimentazione di modelli sostenibili di mobilità e ‘natural based solution’. A riguardo Reggio Emilia intende far parte della Riserva di Biosfera collaborando a 360 gradi con tutti i territori, e coinvolgendo quindi tutti gli stakeholder negli ambiti dell’innovazione tecnologica, della green economy e in particolare per dare un contributo nell’ambito dell’educazione e della formazione di un capitale umano all’altezza della sfida della sostenibilità. Per questo l’iter di sviluppo del progetto comprende percorsi partecipativi sui diversi territori per individuare azioni da portare avanti congiuntamente in materia di sostenibilità ambientale e sociale.
Nelle prossime settimane il Consiglio comunale discuterà la proposta di aderire al percorso di candidatura per l’allargamento dell’esistente Riserva di Biosfera dell’Appennino Tosco Emiliano attraverso l’inserimento del tratto cittadino del parco del Crostolo. Il percorso dovrebbe concludersi a settembre 2020 con la presentazione del dossier e con un successivo pronunciamento dell’Unesco nella primavera 2021.
Essere parte del programma Mab Unesco non sarà tuttavia un punto di arrivo, ma uno stimolo ulteriore a perseguire i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu anche grazie al contributo di scambio di conoscenze e di ‘best practices’ che offre la rete globale di eccellenze costituita da oltre 700 riserve di Biosfera in tutto il mondo.
Il Parco nazionale dell’Appennino e la Riserva di biosfera stanno promuovendo un insieme di interventi mirati, finanziati dal governo, con l’obiettivo di raddoppiare la capacità di assorbimento della CO2 da parte di oltre 20mila ettari di foreste d’Appennino. Hanno inoltre avviato - insieme con il Consorzio di Bonifica Emilia Centrale – un progetto Life per potenziare l’assorbimento di CO2 nei suoli agricoli. È necessario estendere queste buone pratiche, gli interventi mirati e la cultura che li sorregge e li accompagna a tutte le aree boscate del territorio montano, collinare e oltre; e anche alle fasce fluviali, ivi compresa quella del Crostolo, che rappresenta un corridoio naturale tra la città e l’Appennino.
La Riserva uomo e biosfera Mab Unesco Appennino tosco-emiliano è stata riconosciuta nel 2015 ed è parte di una rete di 19 ambiti di biosfera italiani, tra cui vi sono anche città come Torino e l’area metropolitana di Napoli, quale area in cui lo scambio e l’interconnessione tra ecosistemi urbani e naturali genera migliori opportunità sia in termini di conservazione che di sviluppo.
Reggio Emilia ha fin dall’inizio ufficialmente sostenuto la candidatura Unesco MaB del territorio appenninico e ha successivamente contribuito al suo decollo e alla sua governance, di cui sono parte la Fondazione Reggio Children e una rappresentanza di Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che sono state partecipi di importanti progetti e azioni di educazione alla sostenibilità.
Il programma MaB (Man and the Biosphere)
Lanciato nel 1971, il Programma dell'Unesco "L'Uomo e la biosfera" (Mab) è un programma intergovernativo che mira a creare una base scientifica per il miglioramento del rapporto tra popolazioni e il loro ambiente. Combinando scienze naturali e sociali, economia e formazione, Mab favorisce la tutela degli ecosistemi e la promozione di approcci innovativi allo sviluppo economico, socialmente e culturalmente appropriati e sostenibili per l'ambiente. Le tre principali funzioni della Riserva di Biosfera sono la conservazione di paesaggi, ecosistemi, specie e diversità; lo sviluppo economico e sociale, ecologicamente sostenibile; educazione, ricerca, monitoraggio e formazione sul territorio e sviluppo sostenibile.
Fatemi capire: una città cementificata selvaggiamente, con una delle peggiori qualità dell’aria a livello nazionale vuole entrare nella MAB UNESCO? Che coraggio… Fanno morire le piante invasate nelle piazze x mancanza di irrigazione… Una barzelletta.
RiccardoBigoi
Ci deridono su tutto ed ora vorrebbero “apparire”con noi? Ma per piacere!
Franco ed Enza Beggi
Odore di finanziamenti e ci si butta subito a capofitto. Così. quelle risorse, che potrebbero venir utilizzate in un appennino in via di spopolamento, andrebbero nuovamente a valle. Geniali! Speriamo che qualcuno metta un freno a tutto questo, e non stupitevi se poi Salvini riempie le piazze.
Alessandro Torri Giorgi
Le Riserve di Biosfera istituite dal programma MAB UNESCO sono spesso confuse con “Parchi” o aree caratterizzate da una natura incontaminata; si tratta invece di territori in cui, pur essendo presenti piccole porzioni prevalentemente vocate alla conservazione della Biodiversità (le così dette aree Core e Buffer), le comunità sono presenti e attive, organizzate in ambiti urbani, anche cittadini, ed in cui vi svolgono attività lavorative, da quelle rurali fino a quelle artigianali ed industriali (la così detta are Transition). Per poter ambire a divenire parte di una Riserva di Biosfera, non viene quindi valutata la condizione ambientale attuale, ma la sincera ambizione ad intraprendere un percorso di miglioramento e sviluppo sostenibile, coinvolgendo tutti gli attori del proprio territorio e le comunità. Il programma MAB infatti non è un riconoscimento ad un risultato raggiunto, ma uno stimolo a perseguire obbiettivi di sostenibilità, tant’è che l’UNESCO ogni 10 anni chiede a tutte le Riserve di Biosfera di rendicontare se i risultati raggiunti sono coerenti agli obiettivi dichiarati in fase di candidatura e se ciò non avviene, il riconoscimento viene ritirato. Negli ultimi anni sempre più città, anche in Italia, stanno entrando a far parte delle aree Transition delle Riserva di Biosfera (come Tornino e Napoli ad esempio) Questo processo di “urbanizzazione” è molto apprezzato da UNESCO che ritiene fondamentale coinvolgere il maggior numero di popolazione in strategie di sviluppo sostenibile eallo stesso tempo sostenere un ritorno di interesse ed attenzione per la valorizzazione e conservazione delle aree naturalistiche, anche tra coloro che abitano nelle aree metropolitane. Anche in questo senso, la candidatura di Reggio Emilia ad entrare a far parte della Riserva di Biosfera Appennino Tosco Emiliano, va intesa come uno stimolo a stringere un patto di collaborazione, tra città e montagna, valorizzando in particolare il corridoio ecologico del torrente Crostolo.
Filippo Lenzerini
omissis…. va intesa come uno stimolo a stringere un patto di collaborazione, tra città e montagna, valorizzando in particolare il corridoio ecologico del torrente Crostolo.
Quindi progetti ed idee già sviluppati sopra le teste dei montanari, e pazienza se la montagna si spopola l’importante è apparire più che essere.
se Reggio Emilia e la pianura volessero davvero sostenere l’appennino averbbero altre strade da percorrere in senso metafori e reale (vedi SS63).
MB
Sia pure con la interessante precisazione di Flippo Lenzerini, la candidatura di Reggio Emilia ad entrare nella Riserva della Biosfera resta imbarazzante.
Reggio Emilia ha prodotto un consumo di suolo nel 2017-2018 con una densità dei cambiamenti superiore a 3.0 m2/ettaro, massima categoria nel rapporto ISPRA. Non è solo lo stock di superficie consumata, superiore al 21% al 2018, ma anche l’atteggiamento complessivo delle istituzioni, che continuano a considerare le aree agricole e verdi come sacrificabili per lo sviluppo della città. Nel 2018 altri 13 ettari.
Per citare alcuni esempi recenti, la costruzione del nuovo supermercato Conad in Via Luxenburg ha urbanizzato uno degli ultimi cunei verdi e con l’immancabile grande parcheggio, quando adiacente a Via Majella in Via Martiri di Cervarolo ci sono spazi commerciali sostanzialmente inutilizzati. Riqualificare l’esistente costa di più ai costruttori che non costruire su terra agricola vergine, ma l’equilbrio della biosfera non mi sembra la priorità perseguita dal comune nemmeno in questa circostanza recente.
Solo pochi mesi fa il sindaco Vecchi, che per altri versi stimo, ha dichiarato che se un industria chiede di insediarsi lui trova l’area in cui farla insediare, perchè produce posti di lavoro. In questa dichiarazione il sindaco non ha posto precondizioni: ad esempio esaminare se esistono già aree industriali urbanizzate su cui fare insediare la nuova azienda, e in ogni caso valutare anche cosa si perde in termini ambientali con un nuovo insediamento industriale su terreno vergine.
Mi sembra quindi poco coerente che entrino nella Riserva della Biosfera territori che hanno adottato e mantengono politiche così divergenti dal punto di vista ambientale. A mio parere, l’ingresso di territori come il Comune di Reggio Emilia squalifica il valore dell’iniziativa, quindi per i territori dell’appennino è una perdita di immagine.
SC
Reggio Emilia purtroppo predica bene e razzola male. Lo stile è sempre quello: parole e valori per incantare e poi giù il randello della vita reale.
Ne vogliamo parlare?
Il MIRE da 42 milioni per fare un grande opificio delle nascite, 50 tram a diesel, un mega mostro interprovinciale per il biogas nel cuore del Parmigiano Reggiano, l’arena concerti per stressare ancor più il traffico con l’ondata di trecentomila cavallette, l’aria peggiore del mondo e la cementificazione lussureggiante… E della montagna non glien’è mai fregato niente, tanto che continua a permanere l’imbuto di Rivalta che pesa sul pendolarismo dei montanari.
Cosa dobbiamo aspettarci, che dopo i montanari anche i soldi dei finanziamenti pubblici vengano drenati con la scusa del parco del Crostolo?
Ancor oggi la Porta di Via Roma porta le effige del vanto di quando i reggiani nel 1199 andarono ad espugnare i castelli di Poiano e di Bismantova, asservendo il territorio e la gente alla propria volontà.
Anche no, grazie.
Di fronte a certe proposte mi viene da dire che non c’è più religione; e a Reggio si può dire per due motivi; primo perchè il Santo Padre ha definito l’Emilia Romagna terra di “scristianizzazione”, secondo pensare di inserire una parte di Reggio nel MaB Unesco significherebbe che non ha capito nulla di MaB Unesco, e pensare che fui tra i grandi sostenitori a lottare per l’inserimento del nostro Appennino nell’area Mab Unesco; ricordo le discussioni in tutti i bar di Ramiseto, Busana, Collagna, ecc, per smentire chi sosteneva che il Presidente del Parco, Fausto Giovanelli, voleva creare una “Riserva Indiana” in Appennino; spero che il Presidente ricordi questo. Reggio Emilia è in Val Padana, la Valle più inquinata d’Europa e in questa valle Reggio Emilia e Modena sono tra le città dove scatta più volte il semaforo rosso per il PM10 e non mi risulta che dal Rapporto dell’ISPRA dal 2016 ad oggi le cose siano migliorate, anzi mi risulta il contrario; si sappia che respiriamo ciò che troviamo sulle auto ogni giorno. Se a questa situazione aggiungo che Reggio Emilia non ha mai sostenuto la ripresa dei lavori di costruzione della Diga di Vetto che avrebbe ridotto le emissioni di CO2 in atmosfera di 52.000 ton. all’anno e che avrebbe consentito al Crostolo di avere acque limpide tutto l’anno, compreso i mesi estivi, creando un vero Parco Fluviale in Città dove i ragazzi potrebbero giocare, come succede a Bobbio e a Rivergaro di Piacenza sul Trebbia nei mesi estivi per merito della Diga del Brugneto. Se Reggio Emilia, ma lo stesso vale per Castelnovo ne Monti, Vetto ed altri Comuni, avessero almeno sostenuto la ripresa dei lavori di quest’opera potevano dimostrare di aver fatto qualcosa di CONCRETO per il Clima, per l’agricoltura, per ridurre i milioni Euro di energia per il pompaggio delle acque del Po verso monte, quando Madre Natura le fa scendere “gratis” da sole da monte a valle producendo energia. Dei partecipanti all’incontro mi sorprende la presenza del direttore del Parco, dott. Giuseppe Vignali, persona che gode di tutta la mia stima, e ho trovato starno che si sia prestato a discutere di questo, prima i fatti; poi si discute. Si sappia che oggi non sostenere la ripresa dei lavori della Diga di Vetto è il più grande sacrilegio che l’Uomo possa fare contro il clima, ma oltre al clima lo spreco delle acque di montagna va fermato e la Stretta di Vetto, consente di farlo.
Franzini Lino Presidente del Bacino Imbrifero Montano dell’Enza