I dazi Usa scatteranno il prossimo 18 ottobre: lo ha confermato il responsabile Usa per il commercio Robert Lightizer, aggiungendo che l'amministrazione Usa auspica di trattare con l'Unione europea per risolvere i nodi sul tavolo.
Rispetto a quanto minacciato da Trump - che aveva annunciato dazi al 100% - la tariffa che si abbatterà sul Made in Italy sarà pari al 25%: un dato che emerge dalla lista dei prodotti pubblicata dalle autorità americane dopo il via libera del Wto agli Stati Uniti. Questo potrà avere ripercussioni anche sui produttori dell’Appennino.
Nelle quatto province montante del comprensorio del Parmigiano Reggiano (Parma, Reggio, Modena e Bologna) si producono circa 800.000 forme del totale di 3,7 milioni di forme prodotte nel comprensorio nel 2018. Negli Stati Uniti sono commercializzate circa 260.000 forme di cui, approssimativamente, un quarto sono di montagna. L’Appennino reggiano, quindi, vedrà dazi americani potenziali su un numero indicativo di oltre 20.000 forme (la produzione di due caseifici di medie dimensioni).
Che cosa cambia per il Parmigiano Reggiano, per il quale gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato export con ben 10 mila tonnellate di prodotto?
Il dazio passerà dagli attuali 2,15 dollari al chilo a circa 6 dollari al chilo.
Ciò significa che il consumatore americano acquisterà il Parmigiano Reggiano ad un prezzo maggiorato: se oggi il costo è pari a circa 40 dollari al chilo, dal 18 ottobre a scaffale sarà ben oltre 45 dollari al chilo.
Difficile, al momento, prevedere quali saranno gli effetti immediati delle tariffe.
“Il Parmigiano Reggiano è un prodotto di altissima qualità. Faremo del nostro meglio affinché i consumatori americani siano consapevoli del valore della nostra Dop, così che siano disposti a spendere qualche dollaro in più per avere in tavola l’autentico Re dei Formaggi. Siamo amareggiati perché si va a colpire ingiustamente uno dei settori più forti della nostra economia. L’Italia, che non c’entra nulla con il consorzio Airbus (ne fanno parte la Francia, la Germania, la Spagna e il Regno Unito), si trova a pagare una bolletta veramente insensata. A questo punto servirà un piano di intervento straordinario dell’Unione Europea per evitare che gli effetti dei dazi diventino traumatici per le filiere coinvolte” ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.
SABATO E DOMENICA TORNANO CASEIFICI APERTI
Il presidente Bertinelli coglie l’occasione per lanciare un appello a tutti gli appassionati del Re dei Formaggi: “Contiamo sulla fedeltà dei nostri consumatori che in questi giorni ci hanno dimostrato di considerare il nostro prodotto un vero tesoro da difendere. Li invitiamo a venire a trovarci questo weekend a Caseifici Aperti, per toccare con mano che cosa vuol dire produrre il Parmigiano Reggiano. E per capire perché il Governo e l’Unione Europea debbano a tutti i costi difendere un patrimonio che fa parte, non solo della nostra tradizione, ma della nostra cultura e che produce un valore al consumo pari a 2,4 miliardi di euro, dando lavoro a ben 50 mila persone sul territorio”.
“Caseifici Aperti” cadrà sabato 5 e domenica 6 ottobre: la grande festa dei Caseifici produttori di Parmigiano Reggiano. Foodies, grandi e piccini, avranno la possibilità di partecipare alla produzione della DOP più importante d’Italia.
Visite guidate al caseificio e al magazzino di stagionatura, spacci aperti, eventi per bambini e degustazioni, uniti alla passione dei casari offriranno la possibilità di vivere un’esperienza unica: un viaggio alla scoperta della zona d’origine, delle sue terre ricche di storia, arte e cultura.
Partecipare a Caseifici Aperti è semplice: basta visitare il sito del Consorzio, www.parmigianoreggiano.it e accedere all’area dedicata con la lista dei caseifici aderenti grazie alla quale è possibile informarsi sugli orari di apertura e sulle attività proposte.
Un tempo valeva il detto: chi sbaglia paga, ora l’Italia deve pagare anche quando a sbagliare sono gli altri, cornuti e maziati. Germania e Francia e altri si avvalgono dei proventi della grande società Airbus e a noi tocca pagare una quota delle loro marachelle. Credo che se Airbus fosse stata Italiana Germania e Francia avrebbero fatto un bel casino prima di accettare che i loro prodotti alimentari venissero penalizzati da dazi, ma va bene così, grande italia.
Franzini Lino