Entrando una mattina alla Casa della Carità di San Giovanni di Querciola, sono rimasta piacevolmente colpita dalla tenda davanti alla porta d’ingresso. Era fatta coi tappi delle bottiglie di plastica, con i colori dell’arcobaleno, simbolo della pace, disposti a rombi digradanti. Una meraviglia ai miei occhi! Già sulla porta, da tempo, stava scritta, sempre coi tappi, la parola “pace” a caratteri grandi. Entrata, ho potuto esternare la mia meraviglia a Leo, un giovane ospite che s’impegna con materiale di recupero a creare diversi oggetti, a suor Giovanna che ha impostato il progetto, a Justin, un ragazzo dello Sri Lanka, che ha fatto i fori nei tappi, e alla Patrizia, una musicoterapista di passaggio che ha coordinato il tutto.
Ci sono poi Loredana e Barbara, che collaborano con disegni, quadretti e altro, e poi c’è la mitica Concetta che fa ricami prevalentemente a punto croce.
L’iniziativa di un laboratorio creativo, intitolato “Sole cose belle”, è di questi ultimi anni, per valorizzare le capacità e le doti degli ospiti. E funziona molto bene, in quanto vengono impiegate diverse persone e diversi materiali che la gente porta.
Parallelamente al progetto della casa, sono nate una collaborazione e una relazione di amicizia tra i bambini della scuola materna lì accanto e gli ospiti.
Speriamo che la gente del paese e le scuole materna ed elementare siano sempre più interessate e coinvolte in questo progetto, come succede per altre attività.
Auspichiamo che il progetto “Solo cose belle” venga conosciuto al di fuori della casa, in altri ambienti, venga sostenuto e possano aprirsi nuovi spazi di creatività, in particolare per le persone con abilità speciali.
Maria Predieri
(La Libertà, edizione 02/10/'19)