Thomas Lanzi è originario di Quara di Toano e a Farneta di Montefiorino è noto come “Thomas del bar”, essendo gestore da alcuni anni dell’Honky Tonk Cafè, il bar del paese: nessuno dei suoi avventori avrebbe sospettato una sua inclinazione alla pittura, emersa nel volgere di circa un anno e mezzo.
La sua ultima mostra, tenutasi assieme alle sculture e ai dipinti di un altro artista di Quara già noto e operante da decenni sulla scena artistica, Giuseppe Schenetti, si è da poco conclusa con buon esito appunto presso la Rocca di Montefiorino (https://www.redacon.it/2019/08/03/gli-artisti-thomas-lanzi-e-giuseppe-schenetti-di-quara-di-toano-in-esposizione-presso-la-rocca-di-montefiorino/ ).
Thomas, come hai iniziato con la pittura?
Mi hanno regalato una tela e mi hanno detto “Prova”, e io ho provato.
Li hai presi in parola…
Sì… anche se in realtà il primo disegno l’ho fatto su un foglio con dei pennarelli rossi e neri, perché avevo quelli sottomano, lasciando anche del bianco. Poi con gli stessi tre colori ho fatto un altro disegno su tela (appesi in bar, ndr). Comunque ho sempre avuto la passione per il disegno, mi ricordo quand’ero piccolo, per esempio nei sabati pomeriggio in casa con la nonna disegnavo, disegnavo paesaggi o cose di quel genere, non certo quello che faccio adesso.
Dopo però, quando ho iniziato a diventare un po’ più grande, all’età delle medie, ho smesso. Mi limitavo solo a scarabocchiare i libri di testo, diciamo... e a 32 anni ho ripreso. Adesso dipingo appena posso, quando ne sento il bisogno, in base anche al tempo che mi resta col mio lavoro.
In un periodo piuttosto breve, hai già partecipato a diverse mostre.
Ho esposto alla Flyer Art Gallery in centro a Roma, a Palazzo Ducale a Genova, a Palazzo Zenobio a Venezia, ho partecipato alla Art Nordic di Copenaghen, che è la più grande fiera espositiva del nord Europa, alla Tabernacle Art Gallery di Londra e ora mi sto organizzando per New York. Tramite i social network ho conosciuto due critici del mondo dell’arte, Floriano Massera di Roma e Loredana Trestin di Genova, con i quali ho opportunità di fare mostre.
Ti hanno contattato dopo aver visto i tuoi quadri su Facebook?
Sì, più che altro su Instagram. I loro collaboratori ricercano anche sui social opere idonee alle loro esposizioni o gallerie. Da Modena mi ha contattato la critica d’arte Elena Gollini, magari per esporre eventualmente il prossimo anno a Parma, che sarà capitale italiana della Cultura 2020.
Quindi essere sui social con le proprie opere è fondamentale per proporsi? Chi non pubblica quel che fa, è come se non esistesse?
Praticamente sì. Artisti che hanno iniziato tanto prima di me, mi hanno detto che una volta, fino a una decina d’anni fa, ci si iscriveva al circolo degli artisti di riferimento che faceva girare l’autore nelle varie mostre; adesso va tutto tramite social, ti fai vedere con gli hashtag, con le sponsorizzazioni ai tuoi post. C’è anche il rovescio della medaglia, perché è comodo e veloce come modo ma on line ci si può anche imbattere in qualsiasi tipo di personaggio e prima di fidarsi di chi ti contatta bisogna cercare di capire di chi si tratta.
Hai nuove idee in cantiere?
Sì, ho iniziato a fare sculture. Poi una cosa che mi piace fare è dipingere tavoli, infatti tutti i tavoli e gli sgabelli del bar li ho colorati io, ma mi piacerebbe proprio crearli da zero i tavoli, con l’anima in ferro, saldarli, fare tutto insomma e poi pitturarli sopra, realizzare dei tavoli-sculture. Il difficile è sempre trovare il tempo, ma lo preferisco al fare solo quadri, mi piace pitturare il legno. Il problema però è che i quadri di legno sono meno pratici per le mostre, sia per trasportarli che per appenderli, e meno commercializzabili delle tele.
Che tipo di colori usi?
Quasi solo colori acrilici, avrò fatto giusto un paio di quadri a olio, perché non si presta per quello che faccio io, impiega troppo ad asciugare, l’acrilico è molto più rapido. Uso però dei pastelli a olio e ultimamente anche delle bombolette spray. Per stendere il colore prima usavo anche i pennelli, ora impiego solo spatole, rulli per serigrafia, pezzi di legno, le mani... a volte lascio anche incisioni sul legno con la punta del cacciavite.
So che in famiglia c’è anche qualcun altro che segue il tuo esempio…
In famiglia ne avrei più di uno, ma quella più stretta è mia figlia Eleonora. Lei salta su ogni tanto che vuol pitturare, parte e fa un quadro intero. L’ultimo che ha fatto è più alto di lei, ho fatto un banciolino da metterla sopra sennò non ci arrivava.
A me piacerebbe, avendo dello spazio dove ho ricavato il mio studio a Quara, fare un laboratorio aperto ai bimbi dell’asilo, dato che ci va anche mia figlia. Tramite la scuola, magari organizzare un giorno al mese dove i bambini vengono a divertirsi con i colori, a imparare a conoscerli.
Sarebbe un’ottima iniziativa, speriamo venga colta. Tornando alla tua mostra più recente a Montefiorino, com’è andata?
È andata bene, la Rocca è stupenda. È una cosa che mi è piaciuta, e siccome noi abbiamo tantissimi posti storici qua in montagna, mi piacerebbe iniziare a fare mostre in questi nostri posti, tipo al Palazzo Ducale di Castelnovo ne’ Monti o al Castello di Carpineti. Fondamentalmente, le mostre sono una cosa che faccio perché fa stare bene me.
Giuseppe Schenetti, in mostra con te, ti ha dato qualche consiglio particolare durante l’esposizione?
Più che altro ho chiesto io a lui, quando ho iniziato, delle informazioni tecniche: io non ho formazione artistica, pitturo e scolpisco a sentimento. All’inizio non sapevo niente e quindi andavo da lui a chiedere quali sono le marche di colori buone, perché quelle che usavo io spesso si screpolavano. Poi visitavo anche il suo laboratorio, veramente bello sia dentro che fuori.
Qualche quadro sei anche riuscito a venderlo?
Sì, qualcuno l’ho venduto, erano interessati amici di Bologna e di Verona, anche come oggetti d’arredo in sala mostra. Per altri sono in trattativa.
Bene, quindi non li hanno acquistati, come capita spesso all’inizio, solo gli amici vicini e i parenti.
I parenti neanche uno, proprio! I parenti, guarda… vengono e li vogliono gratis, hai capito? Solo che con i costi che hanno tra le tele e i colori, gratis li tengo io!
Be’, non fa una grinza!
Tra l’altro una cosa che per me è un po’ complicata, è dare un prezzo a quel che faccio. A parte il materiale, che sai quanto costa, e che non è poi certo quello che fa il prezzo, come fai a dare il prezzo a un’idea, a un pensiero?
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Certo, è molto più facile dare il prezzo a un caffè. Che potete, se volete, anche gustarvi sopra a un quadro.
(I.C.)