Non si fa attendere la controreplica delle Cicogne di Montagna alla risposta dell'Asl sul caso della puerpera che ha dovuto fare i tracciati a Reggio.
Ecco la nota ricevuta.
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Il comitato Salviamo le Cicogne esprime totale solidarietà alla sorella di Emiliano Pedrini e a tutte le Donne gravide della montagna che per soddisfare l'ego del maschio alfa al potere in Emilia Romagna sono costrette all'assurdo e al pericolo nel momento più intenso della propria vita. Non è necessario aspettare la giustizia divina per porre rimedio a questo scandalo. Possono bastare 4 voti, come ricorda Emiliano.
Non da oggi, ma dal momento della chiusura del punto nascita di Castelnovo la situazione è molto preoccupante: oltre a mancare l’assistenza al parto è stata soppressa la guardia ginecologica h24, sono stati spenti i più elementari controlli effettuati con il tracciato, è stata chiusa la possibilità di accedere al Pronto Soccorso alle donne che hanno difficoltà.
Ogni cosa è stata indirizzata verso il punto nascita che obbligatoriamente le donne di montagna hanno dovuto scegliere in pianura, diventando così anche il centro di presa a carico delle numerose visite che una gestante deve effettuare prima di partorire. Sono ore di macchina ripetute più e più volte, sono disagi e pericoli per le donne e per i bambini, sono mesi di ansia e preoccupazione dominati dal timore di non riuscire a raggiungere in tempo il primo punto di assistenza.
Che ne può sapere un uomo tutto d’un pezzo come Bonaccini di queste cose, lui che ha detto di non sapere niente di medicina e per questo lascia che siano i medici a decidere per lui? Che ne può sapere il direttore Nicolini di cosa prova una ragazza trasportata avanti ed indietro su e giù per la montagna di notte fra dolori e paure?
Vivono tutti al riparo dell’ipocrisia della scienza, volendo imporre al buon senso un diktat ingiusto che ha sguarnito 800 kmq di territorio difficile dalle più elementari forme di assistenza per tener vivo invece il punto nascita di Scandiano, quello con meno parti in provincia, ma anche quello con maggiori voti dopo il comune di Reggio Emilia.
Invece di porre rimedio a questa situazione si sono chiusi a riccio, non rispondono neanche, fermi in una tracotante prova di irragionevole resistenza, sulla pelle di donne e bambini. Non ci solleva di certo neanche la posizione del sindaco Bini, che alterna mesi di silenzio a interventi però sempre ben attenti a non mettere in discussione il padrone del vapore, il presidente Bonaccini e la sua giunta regionale.
Così succede che anche questo caso assuma i toni della sorpresa nonostante esso sia la norma per le donne che vivono nel suo Comune e nei Comuni dell’Unione che dirige, e anche in questo caso le responsabilità della Regione spariscono dal suo comunicato per rimanere come unico destinatario delle critiche solo Nicolini, comunque preventivamente indennizzato da un intero paragrafo di elogi per come si prende cura dell’ospedale. E nella premura di evitare di richiamare la Regione al suo dovere di chiedere la revisione del parere ministeriale per riaprire il punto nascita, si fa bastare una sicurezza a metà, fatta dei servizi accessori, dimenticando che per territori lontani come il nostro non si può prescindere dall’avere anche il punto nascita in funzione. E’ la diplomazia del potere amico e dei titoli a proprio favore in campagna elettorale, una politica attenta più a fare propaganda che ad incidere sulle cose, e comunque lesta nell'indorare la pillola dei servizi chiusi compensandoli con l’annuncio continuo di soldi in arrivo. Francamente è da molto tempo che questo comportamento ci delude, e ancor più ci amareggia sentir parlare di sgarbo istituzionale quando la privazione della dignità e della sicurezza è un fatto concreto compiuto a danno delle donne e dei bambini.
Chi credeva che le cose potessero finire da sole in sordina ha sbagliato di grosso. Siamo donne e siamo montanare, abbiamo memoria e non abbiamo paura di lottare per i nostri diritti contro l’ingiustizia e la prepotenza, anche senza l’appoggio di quei partiti, sindacati e associazioni che dovrebbero per missione essere i primi a portare avanti la causa.
La sprezzante risposta di Nicolini ci dice che tutto va bene perché il percorso clinico assistenziale è stato corretto e appropriato. Ci siamo sentiti dire altrettanto dall’assessore Venturi dopo la morte del bambino di Pavullo per distacco della placenta, appena venti giorni dopo la chiusura del punto nascita che avrebbe potuto salvargli la vita. Questi signori quando è rispettata la carta danno la buonanotte e spengono la luce. La sicurezza delle donne e dei bambini in grembo non si valuta per il rispetto del protocollo dentro l’ospedale ma per il rischio che vivono nel corso dell’intera gravidanza e si misura con le distanze dal primo punto di assistenza, con le curve e i dossi che debbono praticare, con le porte chiuse se ti rivolgi per un tracciato o per una visita al Pronto Soccorso, con l’elisoccorso mandato in emergenza e con il parto sul ciglio della strada. Ma sono cose umane che chi è abituato al comando e ai numeri non può capire, che anzi usa il disprezzo ed i numeri per chiudere la bocca agli altri.
Ma l’autoreferenzialità noi la combattiamo. Perché non hanno fatto il tracciato in loco? Se la situazione della gestante era complessa come si vuole dare ad intendere, perché allora non è stata accompagnata a Reggio con ambulanza e assistenza ostetrica come detto nella stessa risposta di Nicolini?
E’ ora che anche il Ministero a Roma faccia la sua parte, non possono lasciare che tutto ciò avvenga senza un controllo dello Stato a cui compete vigilare sull’operato della Regione. Siamo stanche di essere carne per dispute politiche, vogliamo garantito il diritto alla salute che la Costituzione prevede.
Andiamo avanti.
(Nadia Vassallo, portavoce comitato Salviamo le Cicogne)
Di fronte ad una questione che sembra avvitarsi in continuazione su se stessa – dando l’idea che si debba sempre ricominciare da capo – l’unico strumento di cui dispone il comune cittadino è alla fine quello del voto, col quale saremo chiamati a misurarci nei prossimi mesi, per scegliere i nostri governanti, sia locali che regionali, e che sarà dunque un momento importante per dare quantomeno un segnale ai decisori politici (a cominciare dal mese prossimo quando si andrà al rinnovo delle Amministrazioni comunali).
Ma del resto, e comprensibilmente, si parla più volte di voti anche in questa appassionata nota della portavoce del Comitato Salviamo le Cicogne, il che rafforza il convincimento che il destino del Punto Nascita, e più in generale dell’Ospedale montano, non sia slegato dall’esito delle urne, e se fosse così il fermo intento “andiamo avanti” di cui a conclusione di questa nota si incrocia, inevitabilmente, con l’appuntamento elettorale, ad iniziare da quello di fine maggio per le comunali.
Anzi il voto comunale di fine maggio potrebbe essere visto come il prossimo e più vicino passo dell’andare avanti e, per essere realisti e restare coi piedi in terra, se dalle urne uscissero confermate le Amministrazioni uscenti – quanto a collocazione politica – è ragionevole pensare che non vi sarebbe alcun impulso e stimolo a cambiare le cose, ossia a rivedere le decisioni già prese per il Punto Nascita montano, e a questo punto viene da chiedersi come si atteggerà il Comitato Salviamo le Cicogne riguardo a questo voto.
P.B. 07.04.2019
Sui paesi montani fino a quando avremo persone come il Comitato Salviamo Le Cicogne avremo una speranza di avere un futuro; sono persone disarmate, senza potere, ma che combattono con la forza degli ideali dei montanari per non perdere ciò che la montagna ha ottenuto nel passato e per dare un futuro ai loro figli; combattono contro la politica e i suoi rappresentanti, che a parole dicono di fare certe cose ma con i fatti non le sostengono. Il primo passo per l’avvenire della montagna deve essere tracciato nei Comuni montani, sono i Sindaci dei Comuni montani, sono le Unioni dei Comuni che devono istituire un dialogo con le Amministrazioni Regionali, le soluzioni per il futuro dei paesi montani non sono immaginabili senza questo dialogo alla pari, questa è democrazia; ma se la Regione e i suoi fedelissimi intende procedere con il potere di vita o di morte contro tutti e che le sue scelte sono indiscutibili, commette un grande errore, saranno mandati a casa.
Franzini Lino Sindaco di Palanzano
Egregio Signor Sindaco, dubito molto che l’attuale maggioranza a livello locale e regionale venga mandata a casa. Così dovrebbe essere, ma ho imparato che l’uomo anche per un soldo venderebbe l’anima, non solo il punto nascita o l’ ospedale intero. Visto che in molti trovano con loro interessi di pecunia, per poco, ma penso avrà ancora la meglio il vecchio partito, anche se, come lei giustamente dice, si ritiene di avere potere di vita o di morte contro tutti e che le scelte sono indiscutibili. Dio voglia ch’io mi sbagli. La politica e chi la rappresenta soprattutto a livello di Sindaci, dovrebbe essa stessa preoccuparsi del futuro dei Montanari e non delegare alle Cicogne un impegno così arduo, visto l’isolamento che hanno intorno. Quando un amministratore locale non va contro un potere più forte perché è dello stesso schieramento, la democrazia non c’è più. Grazie per il Suo prezioso apporto. Sono le persone che fanno la differenza e Lei FA LA DIFFERENZA. Bello trovare persone che non si lasciano scalfire, che hanno il coraggio delle proprie idee e dei valori veri.
Luisa Valdesalici
La ringrazio Sig.ra Luisa Valdesalici, le sue parole mi sono di aiuto e di stimolo; da parte mia, certi valori che come Alpino definisco dell’Alpinità, della Protezione Civile, del Volontariato, dell’aiutare chi ha bisogno, ecc. mi potano a lottare per il bene della nostra montagna, per tutto ciò che i nostri padri ci hanno lasciato e che hanno ottenuto con sacrifici inimmaginabili a tanti giovani di oggi; e ora non possiamo permettere a nessuno che ci venga tolto nulla. Sono io che ringrazio Lei, il Comitato salviamo le Cicogne e tutti quelli che hanno il coraggio di fare sentire la loro voce contro chi minaccia il futuro della nostra terra e contro chi non fa nulla per garantire ai giovani di restare su questi paesi
Franzini Lino Sindaco di Palanzano
E’ probabile che Luisa veda giuso quando prefigura che “avrà ancora la meglio il vecchio partito”, ma l’impressione è che si sia comunque depotenziato – se non nel numero dei simpatizzanti, quantomeno nella capacità di affrontare i problemi – e la vicenda del Punto Nascita ne ha messo indubbiamente in luce incertezze e contraddizioni, anche grazie all’azione del Comitato, e le contraddizioni emergono per solito quando non si hanno le idee sufficientemente chiare sul da farsi, tanto che dopo un passo in avanti arrivano frenate, svoltate, retromarce, e via così (una conduzione politica del genere non è di certo l’ideale per la relativa comunità).
In ogni caso si può ragionevolmente prevedere che qualora le elezioni comunali di maggio avessero a lasciare ancora il governo locale della montagna nelle mani del “vecchio partito”, questi, vedendosi premiato dalle urne, non avrebbe alcun motivo per rivedere le scelte attuate sul Punto Nascita, ragion per cui il voto di maggio diviene l’occasione, se lo si vuole, per dare o tentare una “discontinuità” nella guida politica del nostro territorio ed avere Amministratori che, se del caso, sappiano anche andare “contro un potere più forte” (ma per arrivare a questo risultato occorre il concorso, cioè il voto, di tutti coloro che ci credono).
P.B. 08.04.2019
Sempre piu’ perplesso, esterrefatto, degli ultimi interventi del signor Franzini sindaco di Palanzano (Parma). Un sindaco di un Comune che da qualunque parte lo si guardi è fermo al primo dopoguerra. Forse addirittura certe cose là sono peggiorate: ad esempio l’ospedale più vicino da Langhirano è diventato Parma, negli ultimi 30/35 anni sono stati persi 130/150 posti di lavoro per la chiusura di ben tre aziende di materie plastiche e cinque prosciuttifici. I liceali di Palanzano vengono a scuola da noi a Castelnovo. Si permette di criticare (giustamente, a mio parere, almeno le ultime) le nostre amministrazioni, perchè sempre uguali, dimenticando che anche a Palanzano, salvo una o due volte, ha governato sempre il centro destra coi risultati su descritti. Alpino o non alpino pensi a Palanzano e, ammesso che gli rimanga qualche minuto, alla diga di Vetto. Nel reggiano, volentieri, cercheremo di sopravvivere senza i suoi consigli/suggerimenti.
Fm
Egr. Sig. Fm, mi spiace, ma Lei ha inteso fischi per fiaschi come dicono in Toscana. Il sottoscritto se la prende con qualsiasi Amministrazione dei Comuni montani, di qualunque colore e di qualunque Provincia; sia di Reggio che di Parma, che invece di lottare per il futuro di questi territori montani abbandonati, spopolati e dissestati, continuano ad assere allineati con chi non ha interessi a sostenere la montagna, a non sostenere certe opere e a non opporsi che dalla montagna vengano tolti certi servizi. come il punto nascite a Castelnovo. Da questi Amministratori escludo l’ex Sindaco di Ramiseto Martino Dolci, che ebbe il coraggio, nell’interesse dei paesi montani e dell’agricoltura, di andare contro i poteri forti della Provincia e della Regione e dire di si alla diga di Vetto, ma dei Comuni Reggiani è stato l’unico. Ma a parte questo, chi ha la mia età non dimenticherà mai quali furono i partiti che fecero bloccare la Fondovalle Val d’Enza, a lavori già avviati a Selvanizza, e quali sono i partiti, o il partito, che non ha mai autorizzato la ripresa dei lavori della Diga di Vetto, neppure dopo la sentenza della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite nel 1999. A questi partiti dico: Voi siete stati la fine della nostra Valle, vorrei che fosse Lei a scrivere quali sono questi partiti. La Fondovalle Val d’Enza avrebbe assicurato l’insediamento di tante fabbriche in montagna, come successo con la Strada Giardini da Modena a Pavullo nel Frignano, questa strada ha portato l’insediamento di decine di fabbriche a Pavullo e non la chiusura di quelle poche che c’erano, come successo per la Stilea e la Sintex Fibre di Selvanizza per i costi troppo elevati dei trasporti; lo stesso dicasi della Diga di Vetto che oltre ai benefici a Valle avrebbe portato migliaia di posti di lavoro in montagna, ma mentre le Amministrazioni rivierasche dell’Enza parmensi, come Palanzano, Tizzano, Neviano, Traversetolo, ecc,. tutti favorevoli alla Diga di Vetto, le amministrazioni Reggiane, che ne avrebbero maggiori benefici, tutte zitte; perchè?, si dia Lei la risposta se ha la mente libera per darsela. Da parte mia non voglio dare suggerimenti a nessuno, e ognuno a il diritto di vivere come vuole, ma mi permetta di dire che non sono d’accordo con chi sta lottando per fare scomparire l’uomo da queste terre, cercando ogni scusa per giustificare questa morte; ma almeno si abbia il coraggio di dire di chi è la colpa della morte di una Valle che avrebbe tutte le potenzialità per vivere, anche se comprendo che a dire queste cose si da fastidio a qualcuno.
Franzini Lino Sindaco di Palanzano
Complimenti al Sindaco Franzini! In poche righe ha riassunto la vera storia delle nostre vallate, in maniera onesta ed obiettiva.
MA
Provo un disagio enorme nel leggere dei commenti praticamente anonimi, in quanto una lettera iniziale vale un’altra. So che è nei loro diritti farlo, però mi rimane dentro un senso di vuoto lacerante e una grande tristezza. Sono le stesse persone, ma su otto solo quattro commenti sono firmati… Ma che dialogo è? Dilva Attolini
Dilva Attolini
E dagli con i “commenti praticamente anonimi”, che anonimi non sono affatto dal momento che chi commenta deve registrarsi, ma qui non si tratta peraltro di dialogare, come si può fare standosene davanti ad una fumante tazza di caffè, bensì di esporre i propri punti di vista, che chi legge potrà o meno condividere, o sulla cui base farsi a sua volta una personale opinione, riguardo all’argomento volta a volta in causa e indipendentemente da come sono firmati i commenti (perché, diversamente, conta di più il nome del firmatario rispetto al contenuto, ossia alle idee, il che non mi sembrerebbe essere la cosa ideale).
P.B. 12.04.2019