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Maxiprocesso Aemilia: beni delle mafie alle porte dell’Appennino

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Maxiprocesso Aemilia: ci sono anche terreni alle porte dell'Appennino tra gli 11 beni confiscati definitivamente nel reggiano. Si tratta della costola del processo relativa ai riti abbreviati e già chiusasi in Cassazione nell'ottobre scorso.
I comuni dove si trovano queste proprietà sono a Montecchio, Gualtieri e Brescello e Cadelbosco Sopra, il resto a Reggio Emilia, Reggiolo e, appunto, anche  Vezzano sul Crostolo. Come riferito dalla Gazzetta di Reggio, nell'edizione di ieri è comunque solo una sorta di "antipasto", visto che complessivamente dai due tronconi giudiziari di Aemilia - cioè il maxiprocesso di primo grado tenutosi a Reggio Emilia e quello citato dei riti abbreviati in gran parte già chiusosi in Cassazione - sono giunte confische (definitive e non) alla 'ndrangheta per circa mezzo miliardo di euro.
Nella giornata di ieri la Commissione parlamentare antimafia è giunta a Reggio Emilia (oggi sarà a Modena) per una serie di incontri e audizioni tra Prefettura, forze dell'ordine, Tribunale, ordini e associazioni e, anche, un incontro informale con diversi giornalisti ed esperti, sindacalisti che si sono occupati di mafie in Emilia-Romagna e in alcuni casi sono stati minacciati per il loro lavoro. Tra questi la giornalista di origini montanare Sabrina Pignedoli, all'epoca redattrice del Carlino Reggio, autrice del volume "Operazione Aemilia" e minacciata per le sue inchieste che, tra le altre, hanno portato al processo Aemilia. Ieri, la Pignedoli ha citato Falcone: "Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana". La stessa Piegnedoli è consulente della Commissione Morra sul fenomeno delle infiltrazioni mafiose.

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