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Divide et impera?

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Non sarà passato inosservato, si presume, lo svolgimento durante la giornata di ieri di manifestazioni legate alla celebrazione dei cento anni dalla fondazione del partito fascista. Un salto indietro di un secolo da mettere i brividi.

Un fatto che stride alquanto con la condanna per apologia del fascismo, che a rigor di logica dovrebbe prevalere in casi come questi. Fatto che stride ancor di più nel nostro Appennino, dove in questi giorni in varie zone (fra i primi territori liberati dalla tirannia) si sono svolte le celebrazioni per i 75 anni dalle stragi nazi-fasciste. Si potrebbe aggiungere che proprio oggi ricorre anche il 75° anniversario del massacro delle Fosse Ardeatine.

Qualcosa non torna. O forse è la Storia, che in fondo torna sempre. A insegnare che a volte da lei non si impara niente. Schierare il popolo su due fronti, o sei dei nostri o sei un nemico, non può portare a nessun risultato, finché si considererà più importante la “razza” dell’umanità.

IC

 

13 COMMENTS

  1. Se non ne ho frainteso le parole, e dal momento che non vorrebbe veder schierato il popolo su due fronti come troviamo scritto, IC sembrerebbe propendere per una sorta di pensiero unico – che si trova ad essere di fatto quello “politicamente corretto” – a dispetto della pluralità delle idee, e del loro confronto e scontro, segno distintivo di una moderna democrazia, e con buona pace altresì dell’art. 21 della nostra Costituzione, il quale garantisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.

    Andrebbe tenuto nondimeno presente che se da un lato, ricorrendo ad imposizioni normative, si possono silenziare le bocche, per non far dire loro ciò che non ci piace, o non condividiamo, è d’altro canto difficile se non impossibile fare altrettanto per i pensieri, e succede spesso che i pensieri inespressi per divieto continuano a sopravvivere “sotto la cenere”, e semmai a lievitare e moltiplicarsi fino a divenire più forti di prima, e ad ottenere poi una qualche forma di rappresentanza (come anche la Storia insegna).

    E a proposito di Storia, dalla quale dovremmo sempre imparare qualcosa, capita a molti di noi, me compreso, di coglierne quegli insegnamenti che meglio corrispondono alla nostra sensibilità e al nostro modo di vedere le cose, dimenticandoci non di rado che altri interpretano gli accadimenti in maniera differente dalla nostra, e talora financo opposta, una eventualità che dobbiamo sempre mettere in conto, senza contare che sui fatti del passato emergono talora aspetti inediti che portano a rimodulare i precedenti giudizi .

    P.B. 25.03.2019

    • Legge per legge, riporto un estratto:

      Legge n. 645 del 1952 (legge Scelba) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 23 giugno 1952, n. 143:

      Apologia del fascismo. – Chiunque fa propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità indicate nell’articolo 1* è punito con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da lire 400.000 a lire 1.000.000. Alla stessa pena di cui al primo comma soggiace chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche.

      Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni. La pena è della reclusione da due a cinque anni e della multa da 1.000.000 a 4.000.000 di lire se alcuno dei fatti previsti nei commi precedenti è commesso con il mezzo della stampa. La condanna comporta la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del c.p., per un periodo di cinque anni.

      Manifestazioni fasciste. – Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da 400.000 a 1.000.000 di lire.

      *Art. 1: -Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.

      Ritengo non ci sia altro da aggiungere.

      IC

      • Aggiungo io, se permette, una valutazione personale secondo cui il problema non è solo “fascismo si, fascismo no”. Il problema è da porsi nel seguente modo: “Tutto il 20ennio fascista è da giudicate negativamente?” A parer mio no. Almeno il primo decennio ha zone di luce e poche di ombra. L’esatto opposto del secondo decennio. Senza perdersi in dettagli storici, tanto ognuno ha le sue idee e verosimilmente non le cambia.

        MA

        • Firma - MA
        • Buongiorno MA. Per me invece i dettagli storici sono fondamentali, altrimenti stiamo discutendo di questioni importantissime (che includono morti innocenti, torture e discriminazioni) solo per dare aria alla bocca, e ciò è irrispettoso per i nostri morti che sono caduti vittime della tirannia fascista.
          Fonte Wikipedia: “Al movimento e al partito fascista è stata ricondotta la responsabilità diretta o indiretta della morte di molte persone e del danneggiamento di sedi di associazioni e movimenti di opposizione al regime: tali due fenomeni sono concentrati soprattutto nel periodo di instaurazione del regime fascista (1919-1924) e nel periodo bellico (1940-1945).
          Nel primo semestre del 1921, le squadre d’azione fasciste assaltarono 17 tipografie, 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 107 cooperative, 83 leghe contadine, 141 sezioni e circoli socialisti, 100 circoli di cultura e 53 circoli operai. Le vittime degli scontri, nel solo 1921, sono stimate in circa 500 morti e migliaia di feriti.”
          Per citare IC, ritengo non ci sia altro da aggiungere.

          Andrea

          • Firma - Andrea
          • Come già detto, inutile dilettarsi nella polemica analizzando ogni dettaglio storico. Unica nota: non prendiamo Wikipedia come fonte documentale, non è attendibile. Cordialità

            MA

            • Firma - MA
    • Caro P.B. quindi secondo lei dovremmo far si, per spirito democratico, che i sostenitori di coloro che la democrazia l’hanno uccisa manganellando, torturando, dando olio di ricino a chiunque non la pensasse come loro, e che hanno mandato migliaia di ebrei italiani a morire in Polonia gasati come topi, abbiano ancora diritto di parola? Talvolta il suo stile pacato contrasta a mio avviso con la logica di ciò che scrive, probabilmente deviata dalla sua ormai evidente appartenenza politica. Viva i nostri martiri di Cervarolo, viva i Partigiani, mai più fascismo e nazismo. Senza se, e senza ma.

      Andrea

      • Firma - Andrea
  2. La valutazione circa eventuali inosservanze delle norme in materia compete agli Organi preposti, mentre la mia considerazione è quella di chi, da comune cittadino, si trova a constatare come da tempo vi sia una corrente di pensiero che si ritiene depositaria della verità, e non ammette o mal tollera che si possano avere opinioni diverse dalle proprie, anche in ordine a fatti, accadimenti storici, fenomeni sociali, ecc…, riguardo ai quali non v’è, notoriamente, unanimità di vedute (quando bisognerebbe invece accettare che altri non la pensino come noi, e possano semmai avere qualcosa da “aggiungere” od obiettare rispetto alle nostre tesi).

    P.B. 25.03.2019

  3. Concordo con P.B. purtroppo rientriamo nel solito dibattito in cui una parte scrive la storia senza prevedere delle eventuali revisioni. Revisioni bloccate sia per quanto riguarda il fascismo, ma soprattutto a carico del movimento partigiano. In molti, caro Andrea, non la pensano come lei quando dice “viva i partigiani”.

    MA

    • Firma - MA
  4. Seguendo il secondo commento di Andrea, è vero che anche attraverso lo stile pacato si possono dire cose che ad altri risultano “indigeste”, ma mi sembra la naturale strada per opporsi a idee che non si condividono, e controbatterle, senza tuttavia esprimersi in un modo categorico ed apodittico, tale cioè da pensare di essere comunque ed inequivocabilmente nel giusto, avere cioè la verità in tasca, ignorando nel contempo che esiste per solito una pluralità di opinioni, anche molto articolate tra loro ed eventualmente parecchio diverse dalle nostre.

    Vede altresì giusto Andrea nell’attribuirmi una “evidente appartenenza politica”, ma io ritengo che si possa essere schierati, cioè “di parte”, e di riflesso sostenere con ferma determinazione il personale punto di vista circa un determinato problema, in base appunto al proprio orientamento politico, pur mantenendo nondimeno la piena consapevolezza che possono esservi al riguardo convinzioni differenti con cui fare i conti, doversi cioè confrontare e semmai anche scontrare (essendo queste, come si dice, le ”regole del gioco”).

    Penso che il principio sopra tratteggiato sia applicabile a qualsivoglia circostanza, ossia tematica, ma visto che qui ci si sta riferendo in particolare ad un determinato periodo storico – molto sofferto e difficile, se non tragico e drammatico, per il nostro Paese, dilaniato dalla guerra civile oltre al dover sopportare le gravi e pesanti conseguenze degli eventi bellici – mi chiedo se i cruenti fatti del dopoguerra, che hanno riguardato intensamente anche la nostra provincia, sarebbero mai venuti alla luce se tutti si fossero uniformati alla versione allora prevalente su quella fase storica.

    P.B. 26.03.2019

  5. Essendo una estimatrice del lavoro volontario e gratuito svolto da coloro che arricchiscono le pagine di quel grande progetto enciclopedico che è Wikipedia, faccio presente che può contenere errori, peraltro modificabili da chiunque voglia contribuire, ma si richiede che le informazioni inserite abbiano riferimenti a documenti esistenti (e ci sono supervisori). Nel caso dei dati sopra riportati, nelle note in calce sono citate esattamente le fonti da cui sono stati tratti. Riporto dalla pagina di Wikipedia “Storia dal fascismo italiano”, riquadro “Vittime del fascismo”:
    “Nel primo semestre del 1921, le squadre d’azione fasciste assaltarono 17 tipografie, 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 107 cooperative, 83 leghe contadine, 141 sezioni e circoli socialisti, 100 circoli di cultura e 53 circoli operai.[10] Le vittime degli scontri, nel solo 1921, sono stimate in circa 500 morti e migliaia di feriti.[11]

    Nelle note sottostanti:
    10. ^ Marco Palla, Nascita e avvento del fascismo in Italia, La Storia, Utet, Torino, 1986, pag. 190
    11.^ Adrian Littelton, The seizure of power: fascism in Italy, 1919-1929, Princeton University Press, 1987, pag. 39

    Per affermare che non sono dati attendibili non basta basarsi su quello che si pensa di sapere.

    Anna Maria Gualandri

    • Firma - Anna Maria Gualandri
  6. Credo che qui nessuno voglia negare colpe e responsabilità dello squadrismo fascista, ma se non vogliamo avere una lettura monocorde ed unilaterale dei fatti storici, ossia quella a cui porterebbe il “pensiero unico”, dovremmo ricordare anche il cosiddetto “triangolo della morte”, che nell’immediato dopoguerra vide in terra emiliana, provincia di Reggio inclusa, un numero piuttosto alto di esecuzioni, le cui notizie sono reperibili anche sulla fonte dati citata dalla lettrice che ha steso l’ultimo commento.

    P.B. 02.04.2019