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“Turismo in Appennino: ecco cosa non va. Ma anche cosa avete di particolare”

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CARPINETI (25 maggio 2010) – Li incontri, non per caso, una domenica di fine maggio, a piedi e con racchette, sul sentiero Matilde che da Canossa, passando per Bergogno e Pianzo, arriva alla Pieve di Carpineti. Nel pomeriggio l’ultima tappa alla Pietra di Bismantova, magnificente enclave del Parco nel castelnovese. Loro sono un gruppo di dieci persone provenienti da Ivrea, Cuneo, Veneto e…, anche, una parigina, Jaqueline Caiti, venuta qui convinta fosse la volta buona per vedere le Cinque Terre.
“Abbiamo scoperto questi luoghi – spiega Augusta Castronovo, che dal 1997 a inizio stagione pianifica questi viaggi per la federazione pensionati della Cgil di Ivrea e amici (fino a 100 le persone che si sono fidate di lei negli anni!) - leggendo la nuova Guida verde del Touring del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Anche se, devo ammettere che di questi territori avevo già sentito parlare in Garfagnana e Lunigiana: zone splendide nelle quali dovete investire in promozione”.
Per la cronaca, alla domanda ‘quanti di voi già conoscevano il fascino di Matilde di Canossa?’, La metà alza la mano. Un bel gruppo di amici, nello zaino quanto basta per camminare sui sentieri più belli d’Italia, accolti tra una tappa e l’altra tra ostelli, agriturismi e foresterie. Soprattutto un eccellente pannel test per provare la pressione al turismo da trekking nel nostro Appennino.

Partiamo da cosa non va.
“In confronto con altri sentieri, prima di tutto la segnaletica. Abbiamo notato quanto state facendo - spiega Giancarlo Tagliati, di San Benigno Canavese – però in particolare negli snodi occorre essere chiari. Inoltre, purtroppo, a volte alcuni tratti dei sentieri non sono mantenuti. A queste due cose occorre porre rimedio perché chi cammina ha bisogno di certezze (anche se nella pubblicità c’è scritto che qui non ci si perde), diversamente il turista s’indispone. Eppure sono zone stupende: vale la pena attrezzarle (magari ogni tanto anche con ponticelli) per quanto valgono”. “Abbiamo visto – aggiunge Amedeo Dagna, del Cai di Ivrea, che per essere qui ha mancato a Riva del Garda all’elezione del nuovo presidente nazionale, Umberto Martini – cartelli divelti da privati, sui quali in alcuni casi era scritto ‘NO’…” Per Adriano Ferrero, ex impiegato elettrotecnico: “Come posso spiegare ai miei familiari dove sono se la struttura che mi ospita non ha un indirizzo internet?”

Tutto qui?
“No. Facendo confronti con l’estero o l’Alto Adige, c’è bisogno di collegamenti a internet, perché chi cammina (soprattutto se straniero) ha bisogno di comunicare con casa o di verificare meteo e percorsi”. “E’ un problema tipicamente emiliano quello della banda larga” aggiunge Claudio Gasco, ex programmatore.
In positivo?
“Il paesaggio integro senza ecomostri o capannoni e tralicci” spiega Carla Lucarno, ex insegnante.
“La grandissima disponibilità delle persone idonea per un turismo di tedeschi” dice Gian Mario Crescini. “La cucina e la ruralità di alcune strutture, come qui alla Pieve di Carpineti, eccezionale e stupenda” dice Jaqueline Caiti che in passato addestrava manager per l’alta società francese.

Per questo gruppo che ha lasciato le auto a Ciano d’Enza venerdì scorso e le riprenderà solo dopo cinque giorni, l’ultima tappa con pernotto è stata nel Parco Nazionale, al cospetto della Pietra di Bismantova dove hanno testato il nuovissimo touch screen, uno dei quindici schermi tattili installati tra Toscana ed Emilia che, in maniera immediata e accessibile, permettono di avere una panoramica del Parco sotto diversi punti di vista: la natura, la storia, l’enogastronomia, lo sport e l’attività istituzionale e i progetti dell’ente.

A casa, nel cuore, cosa resta di questo percorso?
“La bellezza di un luogo come pochi avevamo mai visto – rispondono dal gruppo – la possibilità di segnalarvi le mancanze, ma anche il fatto che non avete nulla da invidiare alle Cinque Terre. Agli amici stranieri sicuramente lo segnaleremo, pur annunciando le mancanze di cui vi abbiamo detto che, comunque, non squalificano quest’offerta”.

“Anzi – conclude Augusta che ricorda con nostalgia i fasti e lo stile della ditta Olivetti, da cui buona parte del gruppo proviene – il camminare rispecchia i periodi della vita. Noi siamo un gruppo over 60, verso i quali di solito si pensa che restino le gite al mare. Così non è. Il medio Appennino che abbiamo conosciuto ben si presta, come fruibilità, a molte persone che, come noi, camminano 4-5 ore per giorno. Non stancatevi di divulgarlo”. (gabriele arlotti)

1 COMMENT

  1. “Io faccio sempre quella strada e non sbaglio mai”
    Commenta una che dal nord qui è arrivata 33 anni fa, per decisione personale e per amore di questi luoghi. I difetti e le mancanze rilevate dai turisti sono purtroppo vere, è una specie di folklore locale. Ma, purtroppo, è folklore locale anche la mancanza di segnaletica chiara su strade “normali” che indichi come raggiungere i paesi vari del Parco. Mi sono sentita rispondere, una sera, avanzando la critica appena fatta: “Io faccio sempre quella strada e non sbaglio mai”. Si dà il fatto che chi qui viene per la prima volta la strada non la trova facilmente. Ho informato e preceduto con la mia vetturetta parecchi camperisti, e anche turisti in bicicletta, per portarli sulla strada giusta.

    (Graziella Salterini)