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Peer Educator, i ragazzi del Cattaneo-Dall’Aglio ci spiegano chi sono

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I ragazzi del Cattaneo Dall'Aglio. Partendo da un alto a sinistra: Gaia Bianchi, Luigia Falletta, Annalisa Magnani, Marianna Sorbi, Martina Gilioli, Laura Iori, Alice Rivi, Viola Ilariucci Seconda fila da sinistra: Benjamin Barigazzi, Gabriele Cavana, Irene Ghirardi, Francesco Borelli

Prosegue la collaborazione fra Redacon e il Cattaneo-Dall’aglio con la rubrica “Speakeasy”.

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“Per Te”, the organisation which deals with the problem of violence against women, is quite well-known here in the area.

But what about the group of “Peer Educators”?

They are girls and boys aged between 17 and 19 who, 3 years ago, started to collaborate with “Per Te”.

The idea of forming a group of Peer Educators was born from the desire of those students to discover something more about the issue. In particular, they wanted to concentrate on what other teenagers thought of the subject. In order to do this, an anonymous questionnaire was devised and some hypothetical situations of violence in a relationship between two teenagers were drawn up.

Then the data was collected and thoroughly examined and what they found out was that people of their own age knew almost nothing on the subject.

This  is why they decided on a more hands-on approach and that’s why we are here now.

There was a strong necessity of forming a new group of Peer Educators and we were talked into the project: now there are more or less 15 of us.

As a group born of the original one, we have been working so far for one year.

We have written a new questionnaire, presented the data to the university of Reggio Emilia and performed a social experiment during the San Michele Fair in Castelnovo ne’ Monti.

The experiment consisted in staging some arguments between a girl and a boy in the middle of the stalls to see whether people would step in or not.

At the end of the day we were extremely disappointed because only a few people decided to intervene.

Something like this is usually considered normal because it is thought to be  impolite to interfere in other people’s business. On the contrary, we firmly believe this is wrong. In fact, if a man dares to push and offend his wife or girlfriend in a public space, this means that he is so used to it that he can’t help doing it.

We want people to become more aware of this issue, not only teenagers but also adults because, as the experiment made out, violence is usually ignored.

Maybe people are not able to see violence because they do not know what it is.

Well, it can be defined as something that curbs the freedom of someone else. It can be physical, verbal or psychological. We are used to believing that violence is just something physical but that is exactly the point: when it becomes physical, it is already too late.

We must learn to identify a situation of violence even when it is not physical in order to stop the abuse and the deprivation it entails.

Anyway, in our opinion, what is paramount is never to give up because it is true that a single person cannot make the difference, but they can carry on doing something good and meet someone else who strongly believes in the same things as us.

People find the theme of violence too big and complex and for this reason they tend to think that our work is useless.They do not understand that big things are made of  little things and with many steps forward we can really go somewhere.

We are young and the world is in our hands, many people say, so let’s do something to change it!

(Annalisa Magnani, Martina Gilioli, Arianna Parisoli e Irene Ghirardi)

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“Per Te”, l’associazione che si occupa del problema della violenza sulle donne è abbastanza conosciuta nella nostra zona. Ma sapete qualcosa a proposito dei “Peer Educator”? Sono ragazze e ragazzi tra i 17 e i 19 anni che, tre anni fa, hanno iniziato a collaborare con “Per Te”. L’idea di formare il gruppo dei Peer Educator nasce dal desiderio di questi studenti di scoprire qualcosa di più a proposito di questo problema. In particolare si sono voluti concentrare su cosa gli altri ragazzi pensassero a riguardo. Per fare questo è stato ideato un questionario anonimo e sono state concepite alcune ipotetiche situazioni di violenza all’interno di una relazione tra due adolescenti. In seguito i dati sono stati raccolti e meticolosamente esaminati, ed i Peer hanno scoperto che le persone della loro età non sapevano quasi nulla in materia.

Per questo hanno pensato ad un approccio più concreto ed ecco perché ora noi siamo qui.

C’era la forte necessità di formare un nuovo gruppo Peer e noi siamo stati convinti ad entrare a far parte del progetto: adesso siamo circa quindici. Come gruppo nato da quello originale stiamo lavorando da un’anno.

Abbiamo scritto un nuovo questionario, presentato i dati all’Università di Reggio Emilia e abbiamo messo in scena un esperimento sociale durante la Fiera di S.Michele a Castelnovo ne’ Monti. L’esperimento consisteva nell’inscenare dei litigi tra una ragazza e un ragazzo in mezzo alle bancarelle per vedere se le persone li avrebbero fermati oppure no. Alla fine della giornata eravamo estremamente delusi perché solo alcune persone avevano deciso di intervenire.

Atteggiamenti di questo genere solitamente vengono considerati normali perché si pensa sia maleducazione intromettersi negli affari altrui. Noi, al contrario, crediamo fermamente che sia sbagliato. Infatti se un uomo osasse spingere oppure offendere sua moglie o la sua fidanzata in pubblico, vorrebbe dire che è abituato a farlo e non può fare a meno di farlo. Noi vogliamo che le persone siano più consapevoli riguardo a questo problema, e non solo i ragazzi ma anche gli adulti perché, come ha mostrato l’esperimento, la violenza viene solitamente ignorata. Forse le persone non sono capaci di vedere la violenza perché non sanno cosa sia. Bene, può essere definita come qualcosa che limita la libertà di qualcun altro. Può essere fisica, verbale o psicologica. Siamo abituati a pensare che la violenza sia solo di tipo fisico, ed è proprio questo il punto: quando diventa fisica, è già troppo tardi. Dobbiamo imparare a identificare una situazione di violenza anche quando non è fisica, in modo da fermare l’abuso e la privazione che questa comporta.

In ogni caso, secondo noi, è fondamentale non mollare mai perché è vero che una sola persona non può fare la differenza, ma può continuare a fare qualcosa di buono e incontrare qualcun altro che crede fortemente negli stessi ideali. Spesso si ritiene che il tema della violenza sia troppo grande e complesso e per questo si potrebbe pensare che il nostro lavoro sia inutile. Ma dobbiamo imparare a capire che le grandi cose sono fatte da piccole cose e che con tanti passi avanti possiamo andare ovunque. Siamo giovani e il mondo è nelle nostre mani, come spesso si dice, quindi facciamo qualcosa per cambiarlo!

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