In risposta alla lettera inviata alla redazione del lettore da parte di Alberto Castagnini relativamente "al nuovo incidente nelle rotatorie del Bocco", interviene con una nota Emanuele Coli segretario Pd del Comune di Ventasso.
"La puntuale e precisa analisi riportata da Castagnini in questo esaustivo articolo è senza dubbio corretta e condivisibile. E lo è soprattutto quando si sostiene che “la SS63 è strada di interesse nazionale che, come da definizione, deve servire a collegare aree importanti del Paese: la città di Reggio, ovvero la pianura Padana centrale, alla Toscana”.
Ho sempre sostenuto che lo sviluppo della montagna non possa prescindere da una viabilità scorrevole che permetta a pendolari, turisti, merci, lavoratori, studenti di accorciare drasticamente distanze, tempi di percorrenza e costi.
Una siffatta viabilità non può che essere pensata a livello perlomeno provinciale e anche oltre: l’ingorgo Puianello – Tav riguarda eccome un abitante di Collagna! Ed è in questo senso che esorto tutti gli amministratori della provincia a ritenere che la viabilità non è un problema puntuale di questo o quel tratto nel loro comune di competenza ma bensì a pensare che direttrici come la SS63, la fondovalle Enza e la fondovalle Secchia (solo per rimanere nel lato sud) sono un servizio e un patrimonio di tutti gli abitanti di questa provincia e delle province e regioni limitrofe.
Ed è in questo senso che si devono pensare gli interventi: una politica di questo genere guida i progettisti ad usare “il righello” più che il “compasso”. Questo ritengo sia il percorso giusto e questo metodo ritengo che la Provincia di Reggio lo abbia chiaramente fatto proprio a seguito dell’inaugurazione della Bocco – Canala presentando gli studi concreti e realizzabilissimi, assieme all’ex Ministro Delrio, di cui ne sono citati i contenuti nell’articolo di Castagnini. Se questi principi e questi pochi ma utili suggerimenti verranno mantenuti e se verranno accettati da tutti i sindaci coinvolti, specialmente quelli interessati alla variante Puianello – Canali (giusto per far seguito al punto 1 di Castagnini), allora potremmo avere una viabilità montagna – pianura decisamente all’altezza delle richieste."
Sicuramente! Ma come si fa ad essere così miopi! Da tutte le parti del mondo le fondovalli sono gli ingressi naturali alle montagne! Solo qui a Reggio si è preferito fare gallerie, tra l’altro tenute in condizioni al limite della sicurezza! Se poi aggiungiamo gli ultimi interventi, rotatorie del Bocco e variante di Castelnovo, la schifezza è completa! Da Castelnovo ad arrivare al Cerreto seguiamo ancora le strade mulattiere, tracciate per non rovinare i poderi! È l’unica strada che non ha uno sviluppo progressivo di quota. Si arriva ai 1100 della sparavalle per poi tornare ai 700 del rio Collagna poi si risale sino al passo. Per l’ennesima volta invece che baipassare Castelnovo si riimmette il traffico su una strada interna al paese, viale Enzo Bagnoli! Questa una volta era la “tangenziale” di Castelnovo, ora è una via interna!
Concludo. Il risultato: morte difinitiva del crinale. Ricordatevi che morendo il crinale purtroppo morirà Castelnovo ne’ Monti, che dal crinale ha avuto sempre linfa vitale ed economica.
Enrico Chicco Ferretti
Forse però è utile sapere che si vuole.
Se da un lato via Bagnoli ha problemi viabilistici, la soluzione di bypassare Castelnovo è probabile che porterebbe alla morte molti esercizi commerciali che sono su via Bagnoli.
Dopo di che forse, 30 anni fa sarebbe stato meglio fare qualcosa di diverso dalle gallerie? Può essere, ma ci sono, e sicuramente non è attualmente ipotizzabile realizzare strade totalmente nuove.
Alla fine le tratte critiche della 63 come tempi trasportistici sono 2, quella che collega alla pianura e la zona degli schiocchi.
La seconda se ricordo bene avrebbe dei costi elevatissimi per essere risolta, intanto ci si concentri sulla prima.
Adesso ci sono già i progetti, restano da trovare i soldi, che in nostri parlamentari si impegnino su quello, che può essere l’obiettivo realistico a breve.
PS: Io non so che pensava il Bonfo quando si occupava della nuova 63, ma la nostra montagna un po’ la conosco. Sicuramente non si possono fare fondovalli vere nel Tresinaro o nel Crostolo visto che l’alveo è troppo stretto.
Si poteva investire di più sulla Val d’Enza e completare, con molti dubbi, la Gatta-Pianello, ma in entrambi i casi si toglie centralità a Castelnovo ne’ Monti.
Piansano
Caro Enrico, e poi si chiedono come mai sono un partito estinto.
Finito il Pci con persone illuminate tipo Battistessa Giuseppe… tutto il resto è noia.
Io di SS63 ho scritto e riscritto, dietro il comitato vi era la montagna. Tolta la Senatrice Pignedoli, che ha condiviso gli obbiettivi, tutti gli altri osteggiavano il nostro operato, forse per paura o per miopia.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Altri commenti sono superflui.
Cordialmente
Roberto Malvolti
In un passato neanche troppo lontano, allorché si parlava di viabilità montana, quella principale, ossia gli assi di collegamento, si fronteggiavano due opposte visioni, delle quali l’una era tesa a potenziare le due arterie di fondovalle Enza e Secchia, con riferimento al tratto sud per la seconda, stante la loro maggiore scorrevolezza, mentre l’altra visione era invece imperniata sulla centralità della SS63, non estranee per taluni le ragioni naturalistico-ambientali, posto che il potenziamento dei due tronchi di fondovalle avrebbe potuto comportare il ricorso a strutture “invadenti” l’area fluviale.
Ognuna delle due tesi veniva naturalmente supportata con le rispettive ragioni, da potersi o meno condividere, ma in ogni caso le opzioni erano abbastanza chiare e distinte, e sostanzialmente alternative, mentre l’auspicare “una viabilità scorrevole che permetta a pendolari, turisti, merci, lavoratori, studenti di accorciare drasticamente distanze, tempi di percorrenza e costi” mi sembra un concetto piuttosto generico, che non indica o suggerisce quale soluzione adottare in proposito.
A meno che il “pensare che direttrici come la SS63, la fondovalle Enza e la fondovalle Secchia (solo per rimanere nel lato sud) sono un servizio e un patrimonio di tutti gli abitanti di questa provincia…”, come scrive Coli, debba intendersi quale esortazione ad intervenire su tutti e tre i percorsi, ma qui ci scontreremmo di fatto coi costi, specie in tempi di risorse scarse, nel senso che poi occorre fare inesorabilmente i conti con la realtà (che io ricordi siffatta ipotesi non fu considerata neppure ai tempi di “abbondanza” finanziaria).
Quanto all’usare “il righello” più che il “compasso”, come dice sempre Coli, andrebbe capito se ciò significhi che, relativamente ai tracciati di fondovalle, onde consentire alla strada di avere un andamento rettilineo o quasi – come si deduce dalla metafora del righello – si debba prevedere che venga ìdi massima seguito il corso dei due fiumi, ricorrendo se del caso a manufatti sopraelevati che si stendono lungo i rispettivi greti (mi sembrerebbe un punto da doversi specificare meglio viste le “controversie” del passato).
P.B. 07.02.2019
Il segretario Pd Ventasso non era ovviamente tenuto a precisare se effettivamente vorrebbe un intervento su tutte e tre le direttrici viarie della montagna, ossia la SS63 e le due fondovalle Enza e Secchia, e quale tipo di intervento riguardo a queste ultime, ma mi sarei francamente aspettato che lo facesse, perché a me sembra che un esponente politico non dovrebbe “fermarsi a metà strada”, visto che proprio di strade stiamo parlando, ma indicare con sufficiente precisione l’obiettivo cui si intende arrivare, in una col relativo percorso (a meno che fosse già tutto chiaro in questa nota, senza bisogno di ulteriori puntualizzazioni, e io non lo abbia invece saputo comprendere).
P.B. 12.02.2019.