Unimore, aula magna, martedì 22 gennaio alle 20.45 un dialogo a partire dall’epistolario tra il vescovo Massimo Camisasca e il giornalista Mattia Ferraresi. Presentazione con Romano Prodi e Stefano Zamagni.
Per quali vie possiamo arrivare a inaugurare una nuova epoca, affrontando con coraggio e consapevolezza il dramma di un mondo che sta finendo? Quale il posto dell’educazione e delle nuove tecnologie? Che ruolo può ancora avere la religione nelle nostre società così individualistiche e secolarizzate?
Sono alcune delle domande a cui il vescovo Massimo ha tentato di rispondere in un intenso scambio epistolare con Mattia Ferraresi, inviato per Il Foglio negli Stati Uniti.
Dal loro dialogo a distanza fra le due sponde dell’oceano, sviluppato su registri e toni differenti, è nato il libro “Oltre la paura. Lettere sul nostro presente inquieto” (Lindau 2018, 114 pagine, 11 euro), per approdare “alla scoperta che esiste la possibilità di una vita felice oltre la paura. E non solo esiste: è addirittura raggiungibile”.
La presentazione reggiana dell’opera avrà luogo martedì 22 gennaio alle 20.45 nell’aula magna dell’Università a Palazzo Dossetti (viale Allegri 9), alla presenza degli autori, monsignor Massimo Camisasca e Mattia Ferraresi, e di due relatori d’eccezione, i professori Romano Prodi e Stefano Zamagni.
Intervistati dal direttore de La Libertà Edoardo Tincani, essi potranno offrire il loro autorevole contributo per leggere l’attualità, alla ricerca di quella speranza che non è facile a trovarsi.
“Le luci ci sono, bisogna saperle riconoscere e connettere”, ha scritto il Vescovo nell’introduzione.
Fra le pagine il pastore innamorato della storia e il giornalista indagatore di fenomeni a stelle e strisce disegnano una piccola mappa, sulla quale ogni lettore troverà la propria rotta. Il punto di partenza delle lettere intercorse tra i due autori, come chiarisce subito il titolo della raccolta, è la diffusa paura che si riscontra tra le persone e che caratterizza in modo stabile l’Occidente.
Per risalire all’origine di questo sentimento in un contesto paragonabile per certi aspetti a quello contemporaneo, il Vescovo torna indietro ai secoli IV, V e VI della nostra era, a letture che descrivono la fine dell’impero romano.
La paura di oggi è aggravata dalla crisi demografica, da quella economica, dalla corruzione endemica, dalla fragilità della famiglia e di molte aggregazioni sociali.
L’epistolario “elettronico” di Camisasca e Ferraresi guarda in faccia i tanti segni che in questo tempo denotano una regressione dell’umano, dalla mentalità contraccettiva allo snaturamento “performante” del sistema formativo ossessionato dai test, passando dalla minaccia terroristica e dal consumo esponenziale di droghe vecchie e nuove.
Il centro antropologico, tra problemi e opportunità, è quello che Camisasca chiama la sfida della felicità: “Quali sono gli obiettivi – si domanda il presule – che possono rendere attraente il sacrificio dell’esistenza? Quali sono gli ideali che possono rendere affascinante il lavoro e la costruzione di una società civile in cui un numero sempre maggiore di uomini e di donne possano sentirsi realizzati?”.
Entrambi docenti universitari ed esperti di politica e scenari globali, Romano Prodi, presidente della Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli, e Stefano Zamagni, considerato a buon diritto uno dei padri dell’economia civile, si confronteranno su questi e altri interrogativi, a partire dalla consapevolezza – che del resto innerva “Oltre la paura” – che nessun Paese può pensare di proseguire il suo cammino nella storia senza un rinnovamento delle sue conoscenze ed esperienze.
(La Libertà, Edizione del 9/1/2019)