Mentre il sud è bloccato dalle bufere di neve al nord cresce l’allarme siccità con il livello del Po sotto di 3,5 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, rispetto al monitoraggio della Coldiretti al Ponte della Becca (Pavia) sullo stato del più grande fiume italiano che è rappresentativo dell’anomalie climatiche con una Italia alla rovescia e spaccata in due.
«E ci risiamo, commenta Assuero Zampini direttore Coldiretti Reggio Emilia. Questo inverno rispecchia la situazione climatica del 2017 e le riserve idriche già scarseggiano. Di fronte a questi presupposti – continua Zampini - c’è ancora chi parla di risparmio idrico senza rendersi conto che per risparmiare acqua è necessario prima averla».
Nel nostro territorio praticamente non piove e non nevica dall’inizio dell’inverno e cresce l’allarme degli agricoltori per la mancanza di acqua necessaria a creare le riserve idriche per i prossimi mesi. Un antico proverbio contadino dice che “sotto la neve c’è il pane” per rimarcare l’importanza di nevicate che coprano i terreni e le semine con una coltre protettive contro i grandi geli dell’inverno, ma la mancanza di precipitazioni rischia di compromettere colture come grano e mais che sono anche alla base dell’alimentazione zootecnica.
«Se non si accelera l’iter per l’invaso sull’Enza – precisa il direttore Zampini - avremo presto, anche a Reggio Emilia, la nostra quota di deserto. La presenza di un invaso a scopi plurimi è la soluzione non solo per l’agricoltura, ma per tutti i cittadini reggiani e parmensi. Pur di fronte ad una presa di coscienza di tutti gli enti in regione abbiamo ancora chi tuona contro con la solita politica che i sacrifici li facevano altri».
«La reiterata e prolungata carenza idrica arriverà forse a non riguardare solo gli agricoltori – conclude il direttore di Coldiretti Reggio Emilia - ma anche altri settori produttivi e la popolazione e forse, a quel punto, finalmente si potrà lavorare in modo concreto senza i soliti noti che parlano a vanvera».
La mancanza di precipitazioni è accompagnata al nord da una anomalia nelle temperature dopo che l’anno appena trascorso – rileva la Coldiretti - è stato per l’Italia il più caldo dal 1800 ad oggi con una anomalia di +1,58gradi sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000), secondo Isac Cnr.
L’aumento medio delle temperature è accompagnato dall’eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma e – sottolinea la Coldiretti – si manifesta il rincorrersi di siccità e gelate, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo al sole. Il risultato – conclude la Coldiretti - è il ripetersi di eventi estremi che provocano danni all’agricoltura che nel solo 2018 ha subito perdite per 1,5 miliardi di euro.
Con questo appunto la Coldiretti si fa onore; le acque ad uso irriguo servono in estate e si risparmiano se si hanno e per averle serve un invaso che le trattenga nei periodi di abbondanza. Se uno ha una borraccia d’acqua può cercare di risparmiarla bevendo solo quella che serve e senza sprecarla, ma se non ha acqua cosa risparmia? Cosa beve quando ha sete? In tanti si riempiono la bocca di paroloni per apparire, persone che fanno esattamente l’opposto di quello che dovrebbe fare un vero ambientalista, impedire lo spreco delle acque dell’Enza come succede ora senza la diga di Vetto. Le Province di Reggio Emilia e Parma sono completamente prive di invasi ad uso irriguo e ad uso idropotabile, il piccolo invaso del Lagastrello, ad uso idroelettrico, è in Provincia di Massa; solo Piacenza ne ha tre e ne sta progettando un quarto in Val Nure, ma ai Piacentini il loro il comparto vitinicolo e del pomodoro preme, sono uomini concreti, non malati di ideologie.
Quando i torrenti sono in secca, e lo saranno sempre di più per i cambiamenti climatici, cosa faremo? Manderemo i signori che dicono di no alla diga di Vetto a fare pipì al Lagastrello per alimentarli? E quando ci saranno le alluvioni, li manderemo con paletta e secchielli a vuotare le cantine e a pagare i danni?
L’acqua è un bene strategico, gli agricoltori lo sanno; solo chi è pervaso da certe nefaste ideologie non lo comprende. Continueranno a dire no alla Diga di Vetto, da parte mia penso che lo fanno perché questo è ciò che dice qualcuno che sta in alto, che non è certo il Costruttore del Mondo.
Mi scuso se mi sono lasciato prendere, ma non è più possibile tollerare lo spreco delle acque dell’Enza e vedere che tanti parlano e i politici tacciono, gioiosi di vedere le terre del Parmigiano Reggiano soffrire e morire e i paesi montani scomparire.
Franzini Lino sindaco di Palanzano
Un’altro grido d’allarme qualificato e ben circostanziato. Ora Egregi Signori cosa si fa? Aspettavate forse una mano dalla Senatrice Leana Pignedoli, per molti anni con particolari incarichi in agricoltura, ebbene non è stata spesa una sola parola sul problema diga di Vetto, almeno io non ho letto o sentito nulla, si è preoccupata molto anzi moltissimo del Parmigiano Reggiano, ma forse si è dimenticata che sono le vacche che lo producono e loro mangiano e bevono. Ora ho l’impressione che siamo come il cane che si morde la coda. Ma vi siete chiesti chi di personaggi che contano, ossia politici che spesso prendono il treno per Roma, finora si è fatto avanti o ha lanciato qualche proposta seria, e non il solito bla,bla,bla. Aspetto una vostra risposta, anche smentita se fosse il caso. Resto sempre, comunque, con la speranza che arrivi uno con gli attributi.
Andrea Azzolini
Signor Azzolini, quando si lascia decidere a chi ha altri interessi, difficilmente si occuperanno di agricoltura o dei problemi del comparto agroalimentare, penseranno ad altri interessi. Tutti sanno che la diga serve, che da acque pulite, chiunque lo comprende, le stanno facendo ovunque perché servono, basta pensare un attimo alle esigenze idriche che abbiamo e che avremo nei prossimi decenni e ai danni che le dighe evitano con le esondazioni, ma vedete qualche amministratore che si interessa? Di chi lavora non importa niente a nessuno, questa è la realtà, penso che ormai dovrebbero averla capita tutti. Da anni si solleva questo problema, ma avete visto qualche politico reggiano o parmense che si è fatto carico della protesta? Io nessuno; meglio usare le acque del Po fino a quando non le vieteranno, questo sarà il colpo di grazia che qualcuno aspetta.
Daniele
Coldiretti fa presente che serve acqua per irrigare, e su questo non abbiamo dubbi, visto cosa sta succedendo a livello mondiale a causa dei cambiamenti climatici e visto cosa è successo nel 2017 qui a Reggio. Ma a questo punto mi chiedo cosa fanno le altre grandi associazioni agricole come Confagricoltura e Cia, sono allineate con i politici che sanno dire di no a tutto; diciamo pure di no a tutto, ma quando non avremo più acqua qualcuno dirà di no anche a loro, ma forse sarà troppo tardi per il comparto agroalimentare di Reggio Emilia. Mi chiedo se esistono ancora gli assessori all’Agricoltura in Regione e Provincia, ma loro vedono cosa sta succedendo? O ascoltano solo quello che dice il partito e non gli agricoltori?
Gianna