La giornata di ieri, segnata dai tanti commenti all'infelice uscita del sindaco di Boretto Massimo Gazza, ha portato alcune sostanziali novità sul tema della riapertura del punto nascita castelnovese. Il primo è che la Regione Emilia-Romagna ha chiesto un incontro al Governo per tornare a discutere dei punti nascita degli ospedali periferici di montagna e perfino della possibilità di una loro riapertura. Lo ha annunciato nientepopodimeno che il presidente Stefano Bonaccini, intervenendo ad un convegno sulla sanità a Reggio Emilia, alla presenza di Fausto Nicolini, dirigente della stessa Asl.
Un tema che, come ricordato dall'agenzia Dire, è molto sentito negli Appennini come a Castelnovo Monti, Borgo Val di Taro (Parma), Pavullo (nel modenese), Poretta (Bologna). Tutte strutture che hanno cessato l'attività perché non rispondevano agli standard di sicurezza previsti dall'accordo fra Stato e Regioni del 2010, che fissa il numero minimo di parti effettuati in 500 all'anno. Senza considerare, però, che ad esempio a Reggio Emilia l'Asl è una sola e quindi il numero di parti andrebbe visto nel suo complesso.
Secondo Bonaccini, ora lo scenario sarebbe cambiato - forse per le numerose proteste o per le imminenti elezioni regionali ndr? - e "lo stesso esecutivo nazionale ha ora facoltà di rivedere le decisioni assunte".
"Sono sei mesi che attendo una telefonata da chi ci dice di riaprirli e avendo le leve della decisione, può almeno chiederci di metterci a sedere e confrontarci. Visto che per sei mesi non siamo nemmeno stati chiamati al telefono, adesso un incontro lo abbiamo chiesto noi", spiega il governatore. "E a chi ci dice di riaprili, dico: adesso potete suonare anche il campanello del governo e provare a chiedere se si fa una discussione pubblica, dove però ci portiamo la scienza, visto che il tema è la tutela della salute delle mamme e dei nascituri", aggiunge Bonaccini quasi a volere anticipare in anticipo la famosa linea Maginot dei 500 parti / anno.
Questo il governatore-pensiero: "Ci mettiamo a sedere e se c'è da correggere qualcosa il sottoscritto e la sua giunta non hanno nessuna difficoltà a parlarne e persino a farlo. Ma bisogna dare un ordine alle cose per evitare che sia sempre colpa di qualcun altro. Nulla deve essere un tabù", ha concluso il presidente della Regione.
Per il Comitato Salviamo Le Cicogne di Montagna: "Bene Presidente Bonaccini, così iniziamo ad andare d'accordo. Noi l'appuntamento con il governo lo abbiamo per il 19 dicembre alle ore ore 15. Vuole venire con noi? Ne saremmo onorate... Anche per noi la sicurezza della mamma e del bambino è sempre stata al primo posto, per questo lottiamo per la riapertura dei punti nascita di montagna".
Intanto, è di ieri una interessante lettera di Massimo Gazza, per quanto irriconoscibile nello stile lessicale usato sino a poche ore prima sui social, nella quale si scusa per quanto scritto. La riportiamo integralmente.
PUNTI NASCITA, PICCININI - SENSOLI (M5S): “PREVEDIBILE MOSSA ELETTORALE DI BONACCINI. LA REGIONE CHIEDA NUOVE DEROGHE. BASTA BLUFF SULLA PELLE DEI CITTADINI”
Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli, capogruppo e consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, commentano le parole del presidente della Regione sulla possibile riapertura dei punti nascita. “Se l’impegno è reale allora il Pd appoggi le nostre risoluzioni”.
“Evidentemente l’avvicinarsi della campagna elettorale deve fare miracoli se il presidente Bonaccini, dopo non aver alzato mai un dito per salvare i punti nascita chiusi in questi anni e anzi aver difeso in ogni sede quella scelta scellerata, oggi si dice disponibile a parlare di una loro riapertura. Per evitare che questo non sia l’ennesimo bluff del presidente lo invitiamo, assieme al suo partito, a votare le nostre risoluzioni che da tempo prevedono nuove richieste di deroga da parte della regione per riapertura dei punti nascita di Castelnovo ne’ Monti, Pavullo, Borgo Val di Taro e Porretta Terme. Prima di chiedere incontri al Ministero la Regione recuperi il tempo perso a cominciare dal ripristinare i servizi tolti e ripresentare nuove richieste di deroga”. È questo il commento di Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli, rispettivamente capogruppo e consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, a proposito delle recenti dichiarazioni del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, riguardo a una possibile riapertura dei punti nascita chiusi in questi anni, soprattutto nelle zone di montagna. “Ci chiediamo come mai l’apertura di Bonaccini sia arrivata solo oggi dopo che il MoVimento 5 Stelle è da anni che in Assemblea Legislativa ha prima battagliato contro la loro chiusura e poi presentato diversi atti per chiedere la riapertura dei punti nascita – aggiungono Piccinini e Sensoli – Evidentemente l’avvicinarsi della campagna elettorale e il Pd sempre più allo sfascio lo hanno spinto a cercare di recuperare quella credibilità persa da tempo. Nel frattempo però, mentre lui attendeva di essere convertito sulla via di Damasco, le neo mamme di Castelnovo, Porretta Terme, Borgo Val di Taro e Pavullo si sono viste sottrarre un servizio sanitario fondamentale in base a un presunto principio di sicurezza che continua però a non verificarsi. Ne è la dimostrazione il caso che abbiamo segnalato qualche settimana fa della donna costretta a partorire sul ciglio della strada Porrettana nei pressi di Gaggio Montano mentre l’ambulanza la stava trasportando all’ospedale Maggiore di Bologna. Ecco perché – concludono Piccinini e Sensoli – Bonaccini la smetta di speculare elettoralmente su questo tema e si impegni realmente a fare ciò che è nelle sue competenze per riaprire quei punti nascita chiusi anche a causa delle incomplete o sbagliate richieste di deroga presentate dalla regione al Comitato nazionale percorso nascite”.
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SI APRE UNA NUOVA FASE: LE CICOGNE TRACCIANO LA LINEA. NO ALLO SPOPOLAMENTO DELLE AREE INTERNE
Ribadiamo: quello che sta accadendo in queste ore è molto importante perché segna la svolta che volevamo. Il presidente della Regione Emilia Romagna ha dichiarato di essere disponibile a correggere la propria posizione per raggiungere assieme al Governo la soluzione per riaprire i Punti Nascita dell’Appennino emiliano. Vogliamo credere che in questo percorso ci veda come parte in causa ed interlocutori. Noi comunque cambiali in bianco non le rilasciamo a nessuno, quindi continuiamo con il nostro piano di battaglia che prevede l’incontro con il Governo attraverso l’appuntamento con il Capo della Segreteria del Ministro della Sanità Giulia Grillo il 19 dicembre 2019 a Roma.
In quell’incontro consegneremo il Libro Bianco del Punto Nascita di Castelnovo ne’ Monti che raccoglie tutta la collezione di imbrogli fatta per chiuderlo, offrendo così al Ministero gli argomenti per intraprendere una propria iniziativa autonoma verso Regione e Azienda Usl.
Noi Cicogne confidiamo nella ragionevolezza delle diverse parti in scena per addivenire a un accordo che sblocchi l’attuale stallo e consenta l’immediata riapertura o in subordine una nuova richiesta di deroga. Nel caso così non fosse, ci troveranno presenti ed attive più di prima, fino alla vittoria.
Salviamo le Cicogne
Alleghiamo lettera di richiesta incontro con il Ministro.
Gentilissima Giulia Grillo
Lei è il ministro della salute ma in questo momento è anche una Donna in procinto di mettere al mondo una creatura; è in procinto di iniziare un percorso che La porterà, senza che se ne accorga, a vedere le stesse situazioni di prima da una angolazione diversa. Diventare mamma cambia la visione di molti aspetti della nostra vita. Quello che prima era una certezza quasi assoluta dopo il parto vacilla. È quasi incredibile ma è la verità. Pensi, alle Donne di molte zone della nostra tanto bistrattata e amata penisola le certezze sono state tolte anche prima del parto. Le scrivo da una di queste zone, da Castelnovo ne' Monti, sull'appennino reggiano, nella ricca e laboriosa Emilia Romagna. Quella che è sempre stata una prerogativa della Donna in stato interessante, scegliere dove far nascere i propri figli, qui da un anno è negato. Da un anno il punto nascita è chiuso, svuotato nel suo intimo, defraudato della cosa più bella e commovente che possa capitare nella vita : ascoltare il pianto di una nuova vita. Chi le scrive è la portavoce di un comitato, Salviamo le Cicogne, un piccolo gruppo di mamme nato per la non chiusura, ormai più di tre anni fa. Abbiamo raccolto firme, 11000 in un territorio vastissimo con 33000 abitanti. Abbiamo organizzato incontri con i nostri concittadini, abbiamo spronato i nostri amministratori locali a battersi nelle sedi opportune producendo atti e ordini del giorno immancabilmente bocciati e criticati solo qualche volta approvati. A tratti abbiamo avuto la sensazione di essere ascoltate con la stessa attenzione con cui si guarda un mendicante per strada, menefreghismo, distrazione, biasimo, come se fosse colpa nostra , come se ci meritassimo tutto questo. Abbiamo costretto la comunità ad ascoltarci. Abbiamo incalzato la Regione. L'abbiamo quasi costretta a chiedere la deroga ma forse fuori tempo massimo. Abbiamo tradotto dei documenti scientifici portati dalla commissione percorso nascita regionale a supporto delle tesi della non sicurezza delle nascite nei PN sotto i 500 parti senza trovare traccia di questa stessa tesi. Siamo state " insultate”, derise , isolate, contravvenendo alle basilari regole dei diritti delle Donne, come se per noi, Donne di montagna non esistessero le pari opportunità . Nascere in montagna rappresenta non solo una identità ma la tutela di una intera comunità che si fonda su un fragile incastro di diritti e doveri per la tutela di un territorio e di una comunità.
Abbiamo tolto tempo ai nostri figli, ai nostri compagni, al nostro lavoro.
Autofinanziandoci.
Nulla.
Tutto ciò non è servito a nulla. La logica dei numeri ha prevalso. PD, M5S. Lega , Liste Civiche del territorio, amministratori locali, provinciali, regionali e nazionali che rappresentano i cittadini anche quelli della montagna non sono stati capaci di trovare la soluzione giusta, corretta, idonea, burocratica ed istituzionale per non chiudere prima e riaprire dopo, non si è riusciti ad impedire la inevitabile soppressione di altre figure professionali, come è avvenuto con la perdita del ginecologo h 24 e come sicuramente avverrà per altri reparti, per altri servizi del nostro caro Sistema sanitario nazionale.
Mentre assistiamo da una parte alla tutela delle "aree interne", dall'altra assistiamo al suo indebolimento e spopolamento.
Le chiediamo di "fare basta", di porre Lei un freno a questo stillicidio di rimpalli tra un responsabile e l'altro. Ogni rimpallo è una pallonata nella pancia delle Donne di montagna, e fa male molto male.
Con rispetto e stima
Nadia Vassallo
Portavoce comitato Salviamo le Cicogne
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MASSIMILIANO GENITONI (MOVIMENTO 5 STELLE CASTELNOVO): LE RESPONSABILITA' SONO DELLA REGIONE
L'illustre Presidente della Regione sta temporeggiando, sperando di superare indenne le imminenti votazioni regionali. Vorrei ricordargli che gli standard di sicurezza si creano con gli investimenti. Castelnovo ne' Monti aveva già ottenuto un parere positivo in passato, quando era ancora un ospedale periferico, dalla Commisione punti nascita di Roma (tale commissione non decide né l'apertura né la chiusura dei punti nascite, ma esprime pareri sulla base delle informazioni ricevute).
Ora si cerca di rimbalzare le responsabilità a Roma, ma sono tutte regionali!
L'illustre Presidente ricordi anche che proprio una delibera di giunta regionale ha accorpato l'ospedale S. Anna di C. Monti al S. Maria di RE e questo prima di decretarne la chiusura, quindi a standard di sicurezza elevati, visto che è diventato un reparto distaccato del S. Maria di RE e il personale è lo stesso.
La questione è molto semplice, mi permetto di suggerire come risolverla:
1) Si ripristinino tutti i servizi tolti come prima della chiusura;
2) Si investa per fornire quanto eventualmente mancava in termini di attrezzature e personale;
3) Si potenzi l'organico e si applichi una turnazione del personale con il S. Maria affinché si possano coprire le 24 ore dei servizi necessari;
4) Si rinvii pure una nuova richiesta di parere a Roma (che a fronte di quanto sopra è scontata), ma si apra subito!
Bene per entrambi. Ad onor del vero, pare quantomeno strana questa “celere folgorazione per la montagna” su entrambi i personaggi. Ad ogni modo lo storico rimane. Si fa sempre in tempo a migliorare.
MA
Quanto scritto è condivisibile penso da tutti, bisogna vedere se davvero chi ha il potere di decidere vuole esercitarlo.
MB
Leggendo la lettera inviata dal Comitato delle Cicogne alla Ministro Grillo, non posso che provare un senso di commozione e amarezza.
Ribadiscono: “Siamo state ‘insultate’, derise, isolate, contravvenendo alle basilari regole dei diritti delle Donne, come se per noi, Donne di montagna non esistessero le pari opportunità. Nascere in montagna rappresenta non solo una identità ma la tutela di una intera comunità che si fonda su un fragile incastro di diritti e doveri per la tutela di un territorio e di una comunità”, ed hanno pienamente ragione.
Ma nel Municipio di Castelnovo ne’ Monti, non esiste un Assessorato alle pari opportunità? Cosa dice il locale assessore e cosa ha fatto in tutto questo periodo per tutelare le donne ed i loro diritti?
Penso che queste siano domande legittime, perché parrebbe che tutte le istituzioni si siano sottratte alle loro responsabilità, abbandonando al loro destino le donne del territorio.
Flavio P.
Toh! Convertito sulla via… del secondo mandato!
Chissà con quali parolacce hanno commentato fra i denti l’Assessore Venturi ed il Dott. Nicolini!
Suvvia! Ci potete lasciare il sospetto che stiate, ancora una volta, prendendoci in giro?
Elio Peri
Bonaccini non può dettare condizioni. Sa già che sta per uscire di scena e che perderà le elezioni. La cosa importante è che chi arriverà dopo di lui, faccia terra bruciata di tutti i manager e capi dipartimento materno-infantili delle Asl.
Andrew
Già. La giunta Pd di Bonaccini è alla canna del gas e il suo tentativo goffo di salvare la faccia è patetico. Mi risulta che a Pavullo sia in atto una diaspora irreversibile di medici e personale ostetrico per sanare la quale occorreranno molti mesi, se non anni. Quindi pensi a togliersi dai piedi, magari in anticipo, se ha veramente a cuore l’interesse dei cittadini del Frignano.
Filus