Seconda e ultima parte dello speciale anadato in onda su Radionova martedì, alle 8.00, e in replica giovedì alle 15.00 e sabato alle 20.00, la prima di due puntate dedicate a un cantautore controverso: Stefano Rosso.
A condurvi alla scoperta di Rosso si è formato un team speciale formato da: Marco Notari, Moussa Kone, Francesco De Mola e Nicolò Manvilli. In regia Simone Tapognani, alias Misterj.
La puntata è ascoltabile in anteprima nei link infondo all'articolo.
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Stefano Rosso nasce a Trastevere nel 1948, da una famiglia povera, formata da papà Bruno e mamma Jole. Conosce presto il lutto, con la morte prematura del padre e incomincia a guadagnarsi la pagnotta già quattordicenne. Qui, nella retrobottega di un fruttivendolo, gli viene presentata la sua futura compagna di avventure: la chitarra. Nella sua vita inciderà con questo strumento, un grande numero di canzoni, scrivendone sia le liriche che il motivo musicale. Per la recessione di un contratto, con l’etichetta RCA, dopo aver raggiunto, l’agognato successo, sul finire degli anni ’70, Stefano cadrà di nuovo in oblio, ritirandosi a produrre con etichette indipendenti (Lupus, Ciao Records), salvo una breve parentesi infruttuosa con la Polygram nel 1985.
In questa seconda puntata io, Francesco De Mola, Nicolò Manvilli e Moussa Kone, continueremo il viaggio alla scoperta di questo personaggio. Utilizzeremo la, già rodata idea, di aggiungere un commento parlato alle canzoni, in modo da mettere la musica al primo posto, senza tralasciare la biografia.
Passaggi a volte delicati come in Bologna ’77 dove si racconta la storia della morte di Giorgiana Masi o in Lettera a un pulcino, dove Stefano Rossi si trova a dare indicazioni morali alla figlia ormai grande. Parlando di Rosso potete immaginare che queste non siano da catechismo, ma lascia comunque – ve lo assicuro – una sottile tenerezza nell’anima.
Concluderemo facendo sentire un brano di “Una storia disonesta” cantato da Britti, Mannarino e Barbarossa.
Quello che mi attrae, personalmente nell’uomo Stefano Rossi, è la grande poesia del suddetto e la capacità, con vena ironica di affrontare temi anche delicati e scomodi. Poi, emergono tutti i suoi vizi, le sue fragilità, non si tratta assolutamente di un santo, ma di un uomo nel senso più ampio del termine. Per questo, non trovando eccezionali le musiche, come altre più in voga, bensì folk e un po’ compassate, non piacendomi tutto l’uomo Stefano Rossi, beh… nonostante questo non riesco a non volergli bene, e sentire nella sua musica come un amico, un fratello, che si mette accanto a me e mi insegna la sua visone per niente scontata della vita.
(Marco Notari)
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