Home Cronaca Ferrarini, coinvolti anche fornitori della montagna. La proposta per “ristrutturare il debito”

Ferrarini, coinvolti anche fornitori della montagna. La proposta per “ristrutturare il debito”

20
1
Il caseificio Ferrarini, Madonna della Pietra di Bismantova a Berzana

Ci sono anche fornitori e lavoratori della montagna coinvolti nella vicenda Ferrarini, il colosso dell'agroalimentare che, in questi giorni, sta valutando se aderire a un concordato con le banche o una ristrutturazione del debito.

Sotto le fila dell’azienda di Rivaltella lavorano circa mille dipendenti che, a singhiozzo, vedono pagati gli stipendi. Ieri a Rivalta si è tenuta una prima sorta di assemblea sindacale, la prima in 60 anni di storia. Un incontro deciso dopo che l'azienda, con oltre 250 milioni di debiti, ha chiesto il concordato con riserva. L'obiettivo, per i sindacati, è arrivare al tavolo di contrattazione indetto dal ministero dello Sviluppo economico - spostato da 2 al 3 agosto - preparati e con una delega chiara da spendere in fase di concertazione con l'azienda.

A quanto emerso sono circa 260 milioni i debiti delle tre branche del gruppo: Ferrarini spa, il ramo prosciutti, Vismara spa, sempre nell’ambito salumi e Società Agricola, che si occupa della produzione di Parmigiano Reggiano in due caseifici, di cui uno (Madonna della Pietra di Bismantova) a Berzana di Castelnovo Monti, vini e aceto balsamico.

Di queste tre, solo le prime due realtà della galassia Ferrarini saranno coinvolte, mentre la terza, comunque in difficoltà, sarà lasciata da parte dal progetto di ricerca di una partnership industriale.

Lisa Ferrarini

In una lettera inviata martedì ai sindacati, le famiglie Ferrarini e Vismara manifestano la decisione di chiedere al tribunale di Reggio un termine per proporre una soluzione che consenta al gruppo di uscire dalla difficoltà finanziaria in cui versa, mantenendo così le attuali posizioni di vertice nel mercato. Questo, «al fine di preservare al meglio la loro continuità aziendale, di tutelare anzitutto i posti di lavoro, gli interessi di tutti i clienti e di tutti i fornitori». E' quindi preservata la produzione, mentre nel frattempo si procederà con la richiesta di concordato «che non impedirà comunque alle società di continuare a operare a pieno regime sotto il controllo del tribunale».

Un documento che porta la firma di Lisa Ferrarini, una dei figli di Lauro, che in Appennino tentò, nel 2010, l'esperienza malamente conclusa di un consorzio di caseifici (Latterie di Montagna) per la commercializzazione di Parmigiano Reggiano e che ora intende essere protagonista dell’operazione di salvataggio dell’azienda.

Da quanto quindi emerso, si punta all’accordo con i fornitori per alleggerire il peso degli oneri finanziari, al momento eccessivamente alti. La manager dovrà mandare avanti l’azienda ma soprattutto chiudere gli accordi con i creditori. Anche con l’approvazione del piano di rientro, la salvezza sarà ardua. Il gruppo dovrà mantenere fede agli impegni, a partire dal rientro dei prestiti secondo la scaletta indicata nel piano concordatario o di ristrutturazione del debito, creando la necessità di un socio esterno.

 

1 COMMENT

  1. Una gran brutta storia. Purtroppo figlia del nostro tempo. La finanza che entra prepotentemente nell’industria. Abbiano già visto troppe situazioni di questo tipo. Mi auguro che il concordato possa garantire continuità e che i tanti lavoratori coinvolti possano continuare ad avere garanzie per il futuro del loro lavoro. Cordialmente.

    (Vittorio Bigoi)