«Le associazioni ambientaliste sono state escluse dal dibattito sulla diga di Vetto». Lo denuncia Silvia Prodi (Art. Uno-Mdp) con un’interrogazione a risposta immediata presentata ieri martedì 10 luglio in Assemblea legislativa. Secondo la consigliera regionale, il tavolo tecnico che ha dato via libera al progetto per la realizzazione di un invaso nell’alta Val d’Enza «non ha valutato altre possibilità a minor impatto ambientale». Lo scorso 5 giugno il Tavolo tecnico Enza della Regione Emilia Romagna ha infatti approvato un documento, sottoscritto da tutti i partecipanti, che si impegna alla creazione di un invaso nell’alta Val d’Enza per uso irriguo, potabile, industriale e ambientale. La nuova opera dovrebbe garantire il “risparmio” di circa 50 milioni di metri cubi d’acqua ogni anno per l’agricoltura.
«Le azioni proposte – ha sottolineato Silvia Prodi – si limitano esclusivamente a quelle formulate dai portatori di interesse economico. Nel documento, per esempio, non vengono individuati, tra le azioni proposte dai consorzi, interventi per migliorare l’efficienza delle reti idriche». A preoccupare la consigliera è anche il fatto che non si faccia alcuna menzione alle questioni ambientali per un progetto definito di «rilevante impatto ambientale, territoriale ed economico. Perché al Tavolo erano presenti Confindustria, insieme a istituzioni e portatori di interesse consortili, senza altre associazioni di categoria o ambientaliste?» ha chiesto in Aula. «I dati di fabbisogno idrico presentati dai soggetti economici, e recepiti nel documento, verranno poi verificati e certificati da un ente tecnico terzo?».
L’atto della consigliera di Articolo Uno - Mdp cita anche la risposta dell’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo a un’interrogazione del 2015 del consigliere Foti (FdI), che chiedeva la realizzazione dell’invaso, storico cavallo di battaglia delle destre da Lega a Forza Italia fino a Fratelli d’Italia. In quella sede l’assessore aveva bollato come «irreale» e «del tutto abbandonata l’ipotesi di realizzare un invaso sulla sezione di Vetto», anche in attuazione delle direttive europee che designano l’area come “Sito di importanza comunitaria”. Il problema idrico – conveniva – va affrontato migliorando la riduzione delle ingenti perdite delle reti di adduzione e distribuzione e mettendo in cantiere progetti a basso impatto ambientale sui torrenti appenninici».
La replica di ieri dell’assessore, riguardante uno studio di fattibilità tecnico-ambientale affidato all’Autorità distrettuale di bacino del fiume Po, non ha convinto del tutto Silvia Prodi: «Si tratta di un documento che fotografa la realtà così com’è e passa direttamente alle conclusioni, ascoltando solo i portatori di interesse economico e senza valutare altre pratiche virtuose che si potrebbero mettere in atto. Chiederò di portare i risultati in commissione».
Finalmente un po’ di buon senso.
Non riesco a capire il buon senso è nel fare la Diga di Vetto con tutte le implicazioni positive o continuare a fare ostruzionismo per non fare nulla e continuare ad avere problemi tutte le volte che piove in appennino e si chiude il ponte a Sorbolo o si hanno danni come poco tempo fa. Lo studio di impatto ambientale deve essere solo aggiornato e non fatto di sana pianta e una persona impegnata politicamente deve dare informazioni corrette e non mistificare.
Per avere un piccolo sunto delle cose positive vedere: https://www.redacon.it/2017/11/26/ce-coraggio-dire-no/
Giovanni.
Il buon senso e’ lasciare gli ambientalisti fuori dalla porta.
Ivano Pioppi