Il meglio della natura e dello stile di vita a due passi da molte meraviglie: racconto di un sabato speciale.
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Sabato 28 aprile 2018, ore 17, diluvio. Guido a fatica per le vie del nostro Appennino, il temporale mi sta rovesciando addosso una quantità d'acqua incredibile, le strade sono quasi torrenti. Non credo che mi sarei messa in viaggio se avessi immaginato un acquazzone simile, ma ormai sono in ballo, e mi spinge più la voglia di vedere Monia, l'amica con cui ho appuntamento a Sarzano, che l'intenzione di assistere alla visita guidata del castello.
Stupidamente non ho guardato sulla cartina dove sia sto benedetto castello di Sarzano, mi lascio guidare dal navigatore, che mi fa fare due volte un giro attorno a Marola, complice forse una mancanza di campo a qualche incrocio, così fra la pioggia, che mi obbliga a ripetute fermate impossibilitata a vedere dove vado, e il nervoso per essere in ritardo all'appuntamento, decido di spegnerlo e farmi guidare dall'istinto. Intanto prendo direzione Casina e poi lì vedrò di chiedere, sperando di trovare qualche altro folle che come me ha deciso di affrontare l'apertura delle cateratte del cielo. Arrivata a Casina sulla sinistra, vedo due torri, di cui una merlata, vuoi vedere che Sarzano è quello e io è un'ora che giro cercando chissà dove? Infatti, praticamente cinque minuti dopo imbocco la salita per il castello, smette di colpo anche di piovere e contemporaneamente arriva la mia amica, il sorriso di Monia porta sempre il sole, ci avviamo lungo il sentiero che sale alle torri. Arrivate in cima ci accoglie un incredibile arcobaleno, che con il verde lussureggiante, la vista che spazia a 360 gradi e gli antichi sassi rende il luogo da togliere il fiato.
Troviamo, all'interno delle mura, Rachele Grassi, l'archeologa che ci avrebbe fatto da guida, attorniata da una dozzina di ragazzi, intenta a raccontare il castello. I ragazzi non si perdono neppure una parola. Una volta arrivati alla sommità della torre merlata e ascoltato la storia che Rachele ha reso avvincente e piacevole, fanno moltissime domande, suggerite da curiosità autentica e interessata.
Lo scenario è incredibile, l'arcobaleno, che col passare dei minuti è diventato di colori vivissimi, incorona Casina da un lato e la torre dall'altro. Le nubi iniziano a diradarsi scoprendo la linea dei monti che Rachele ci fa conoscere uno a uno, con la Pietra che emerge regale davanti a tutti. Si vedono vigne, boschi e prati, un tripudio di verde che fa quasi male agli occhi. Poi c'è Matilde!
La storia della nostra Gran Contessa, gli aneddoti, i detti, il gossip millenario, vorremmo stare qui ore ad ascoltare i racconti. L'atmosfera creata è magica, e pare che nessuno voglia frangerla, così si aggiungono domande a domande per non dar termine al momento, ma alla fine tocca tornare a scendere i ripidi gradini, saliti come silenziosi ascoltatori ma discesi fra battute e una sorta di cameratismo creatosi dall'aver condiviso un momento così bello.
Arrivati ai piedi del castello ci aspetta un aperitivo, il tutto previsto nell'evento "Un ponte nella biosfera", che prosegue anche oggi e per il quale siamo qui, e fra un bicchiere e un salatino chiedo ai ragazzi da dove arrivano e rimango stupita dalle loro risposte: Bolzano, Milano, Modena, Sassuolo, Marche! Neppure uno è del nostro Appennino! Da un lato la cosa mi fa piacere, perché dall'entusiasmo e dalla luce che vedo nei loro occhi, sono certa che grazie alla bravura di Rachele come guida ci siamo conquistati degli ottimi ambasciatori, ma dall'altro intristisce, pensando a quale magnifica esperienza si sono persi i nostri ragazzi e le persone che oggi non sono qui.
Ancora una volta mi convinco che viviamo in un posto meraviglioso, tutto da scoprire, e mi auguro che iniziative come questa siano sempre più frequenti, ma soprattutto frequentate! Così ci lasciamo con un'ultima foto, che regala un altro momento incantato, le torri illuminate dalla luce dell'imbrunire e una splendida luna piena, a suggello di un pomeriggio diverso e divertente che mi ha permesso di cogliere un’altra piccola perla del nostro meraviglioso Appennino.
(Doris Corsini)