Aghiā, Aghièl; Stúmbel o Stúmble
Aghiā e Aghièl sono termini usati nel bacino del Tresinaro. Nella valle del Tassobio e del Rio Maillo si diceva Stùmbel. Indica una verga lunga un metro e mezzo circa, possibilmente di frassino, sulla cui estremità più sottile veniva fissato un aguzzo punteruolo di metallo. Serviva per sollecitare buoi o mucche durante i lavori. Aghiâ e Aghiel derivano dal latino acuàtus = dotato di ago, (da àcus = ago).
Aldàm, Ledàm, e anche Rûd e Rût.
La famiglia Rossi porta il letame nei campi. Anni '50, Mulino Rosati.
Da sinistra: Carolina, Verino, Mafalda, Egidio (Foto Rossi Adelmo)
Di Rûd o Rût non ho appigli per l’etimologia, mentre per Aldàm vi è un aggancio nobile: il latino Lætàmen. A ponente, tra Castelnovo, Vetto e lungo il Tassobio si dice: Sternîr al rût, a Carpineti e dintorni Stramnâr l’aldām. A prima vista Letame e Lætus sembrano due parole antitetiche. Letame fa storcere il naso, lieto predispone alla gioia. Esaminate a fondo però si comprende che si equivalgono, perché Lætàmen in latino significa contentezza, e deriva dal Lætus: lieto, allegro, gioioso, florido. E come sono i prodotti del campo dopo che il terreno è stato concimato con il letame prima dell’aratura e, magari, il tempo è stato favorevole? Virgilio, presentando le Georgiche a Mecenate, esordisce così: Quid faciat lætas sègetes = Cosa renderà floride le messi?
Bravo Savino…sempre sul pezzo !
(Ivano Pioppi)
Peccato che purtroppo si vada a perdere una fetta importante della nostra identità! I dialoghi amichevoli, le risate, le brontolate, i chiarimenti, il mettersi d’accordo pronunciati in italiano non hanno lo stesso valore e calore che hanno pronunciati in un buono e sano dialetto che è una grande ricchezza culturale che appartiene a noi. Difendiamolo come un tesoro geloso, insegniamolo ai nostri bimbi che lo potranno tramandare ancora. Io anche se non lo parlo perfettamente, amo parlarlo soprattutto in onore dei miei avi e amici che se ne sono andati.
(simone giorgioni)