Si è spento all’1.30 di sabato 6 gennaio all’Ospedale “Sant’Anna” di Castelnovo Monti, dove era stato ricoverato alcuni giorni prima per insorte complicazioni respiratorie, lo storico parroco di Pantano (Carpineti) don Giuseppe Bottazzi. Era nato a Pratissolo il 1° settembre 1924 e aveva ricevuto l’ordinazione presbiterale il 2 luglio 1950.
Per i primi sedici anni di sacerdozio si era reso disponibile a servire come “curato” le parrocchie di Campolungo (1950-1952), Rondinara (1952-1953), Correggio (1953-1954), San Valentino (1954-1956), Regina Pacis (1956-1957), Felina (1957-1958), Sesso (1958-1961), Bagno (1961-1966).
Ricco di tanta esperienza, il 26 aprile 1966 diventava parroco di Pantano, 400 abitanti circa. Nell’omelia d’ingresso disse: “Una cosa sola vi prometto: con l’aiuto di Dio non mi risparmierò per il bene spirituale di tutti voi. Chiedo a tutti la carità di una preghiera”. In effetti don Giuseppe puntò subito alla sostanza della pastorale, mirando a far sì che tutte le iniziative - erano sempre tante, aperte a tutti e in particolare ai giovani - mirassero a consolidare la fede tradizionale di quella popolazione trasformandola in fede liberamente scelta. È certamente questo un aspetto di quella missionarietà che don Bottazzi ha portato in montagna, grazie anche alla fraterna collaborazione di monsignor Pietro Ganapini, primo missionario diocesano “fidei donum”, nativo proprio di Pantano e compagno di seminario e di ordinazione di don Giuseppe. Si può dire che la parrocchia di Pantano abbia vissuto “in diretta” l’avventura missionaria di don Ganapini, con visibili riflessi locali.
Il volto esterno degli stessi edifici parrocchiali (chiesa, canonica, sale parrocchiali) è stato curato da don Giuseppe quale segno di accoglienza e di apertura. L’accuratezza con cui ha tenuto l’anagrafe parrocchiale, pubblicandone periodiche sintesi, è stata sempre vista come un paterno richiamo alla coerenza della vita cristiana. Solo gli anni e l’aggravarsi della malattia hanno rallentato la sua attività materiale. Iscritto alla Congregazione Presbiterale Diocesana, don Bottazzi aveva ricevuto nell’estate 2016 la nomina di canonico onorario della Cattedrale. Il vescovo Camisasca, nella sua lettera, ne rimarcava tra l’altro “la cura pastorale delle famiglie con le frequenti visite agli ammalati e agli anziani” insieme al suo “amore alla Liturgia e al decoro del culto sacro, con la fedele osservanza delle indicazioni del Vaticano II”.
La salma di don Giuseppe, custodita dall’Ospedale di Castelnovo Monti, verrà trasferita la mattina di lunedì 8 gennaio nella chiesa parrocchiale di Pantano, dove alle 15 il vescovo emerito Adriano Caprioli presiederà la liturgia di commiato. La sepoltura avverrà nel cimitero di Pantano.
Lo ricordo, in visita ai miei zii Aldo e Mercede, informarsi “come andava”, portar loro la Comunione, con il suo sorriso semplice porgere il bollettino parrocchiale e insieme i primi commenti. Ricordo come ogni gesto esprimesse fede e umiltà. Lo ricordo in gita a Vienna, a Bucarest prendersi cura di tutti, buoni ristoranti, alberghi belli anche per una sola notte. Mi piace pensare che Altri ora lo guideranno per le vie del Cielo, spalancheranno davanti a lui porte di luce, lo faranno sedere a tavole imbandite. E sorriderà per sempre. Perché non è passato invano.
(Giovanna)
Con lo spirito, l’amor materno, seme di coraggio e fede, un saluto immenso da parte nostra; santo uomo, don Giuseppe, riposa in pace.
(Le tue suore)
Carissimo Don, hai accompagnato la nostra vita di famiglia in questi trenta anni in cui sono stata Tua parrocchiana. Ti ricordo con piacere anche mercoledì scorso, gli ultimi giorni della Tua vita terrena, affaticato, ma lucido a ricordare le tante cose belle fatte insieme a noi genitori ed ai ragazzi. Proteggici da Lassù e guida i nostri figli.
(Betty)
Lo ricordo fin dagli anni ’70, uomo di spirito ma anche di grandissime capacità pratiche: organizzatore, catechista, muratore, animatore, storico e chissà quant’altro: un vero tuttofare di Dio. Alcune immagini della sua vita le ricorderò sempre: in cima al campanile a rifare personalmente l’intonaco, a lavorare con una vecchia tunica per il campo sportivo, a cucinare le castagne (da vendere per beneficenza) con un fazzoletto in testa assieme ai ragazzi, in giro per i borghi con il vecchio furgone e l’altoparlante per annunciare gli spettacoli del teatro e infine il “suo” notiziario che esce “come e quando può”. Arrivederci, caro Don Giuseppe.
(Giovanni)