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Diga di Vetto / “E c’è chi ha il coraggio di continuare a dire di no”

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Il tenace sindaco palanzanese Lino Franzini continua a lavorare per far riprendere il progetto della diga di Vetto. Di seguito uno scambio di comunicazioni con lo Studio Marcello, autore dell'omonimo, noto "Progetto Marcello". Questi scrive e di seguito Franzini risponde.

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Egregio sig. Franzini, le scrivo solo per aggiornarla. Pochi giorni fa è venuto a trovarmi in ufficio l’arch. Capovani del Consorzio Canale Vernazza; mi ha detto che vi conoscete bene. Mi ha illustrato l’impegno che lui in prima persona e il Consorzio Vernazza stanno mettendo per cercare di far “ripartire” la diga di Vetto. Approfitto della presente mail per rispondere ad alcuni suoi quesiti:

sovralzo diga di Vetto: un sovralzo della diga non so se sarebbe fattibile, però considerato che alla quota di massima regolazione la superficie dello specchio liquido è circa 3,5÷4 milioni di m2, si avrebbe per ogni metro di sovralzo un incremento di circa altrettanti metri cubi;

tempi di costruzione: in progetto erano previsti 3,5 anni complessivi di lavori;

possibilità di utilizzo della diga in fase di costruzione: si potrebbe utilizzare l’avandiga però non so dire che volume di invaso genererebbe.

Ferma restando la mia disponibilità a incontrarsi e partecipare a incontri, ho ritenuto necessario fare presente all’arch. Capovani che il progetto di cui disponiamo è contrattualmente di proprietà del Consorzio delle bonificazioni reggiane Bentivoglio, che ora mi ha detto l’architetto è diventato il Consorzio di bonifica dell’Emilia centrale. Pertanto la possibilità di utilizzarlo e farne circolare i dati e le informazioni, per evitare problemi legali, deve partire necessariamente da un’autorizzazione del Consorzio, che spero possa esserci. Il Consorzio potrebbe infatti come proprietario del progetto ripartire da esso. Colgo l’occasione per salutarla cordialmente.

Carlo Marcello

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Spett.le Soc. d'ingegneria Studio Marcello, egr. ing. Carlo Marcello, egr.  arch. Corrado Capovani, nel ringraziarvi della disponibilità e impegno per il bene dell'agricoltura e della montagna reggiana e parmense, aggiungo una foto per l'arch. Capovani, al fine di fargli comprendere le capacità idriche che potrebbe avere una avandiga a Vetto; è una foto di una diga in costruzione in prossimità del confine tra Emilia e Toscana, l'invaso che si vede a monte è fatto dalla avandiga (che pubblichiamo, ndr).
Vista la grande apertura della valle dell'Enza a monte di Vetto e una pendenza quasi nulla del letto del fiume, una prediga potrebbe avere una capacità idrica di una decina di milioni di metri cubi utilizzabili in tempi rapidi per gli usi irrigui delle terre del Parmigiano Reggiano.
Ma voglio aggiungere una mia osservazione, una cosa che non potrò mai comprendere; ed è questa: come si possa buttare via la più grande ricchezza che abbiamo sulla valle dell'Enza, l'acqua; la diga di Vetto darebbe acque limpide e pulite all'agricoltura e ai rubinetti di Reggio, Parma e a tanti altri comuni, energia pulita per oltre 30.000 famiglie, risolleverebbe la quota delle falde di Reggio Emilia e Parma, eliminerebbe i pericoli di subsidenza, eliminerebbe i pericoli di alluvioni a valle, creerebbe un'oasi faunistica eccezionale, darebbe lavoro durante la costruzione e per sempre. Una diga è un cantiere perenne, porterebbe turismo e attività sportive sul lago e intorno al lago, darebbe enormi contributi economici ai comuni montani tramite il BIM, consentirebbe ai Canadair di rifornirsi in volo, ridarebbe un futuro ai paesi montani, garantirebbe il DMV a Enza e al Crostolo 365 giorni all'anno, centinaia di milioni di euro di lavoro in montagna e mille altre cose.
Ma è possibile che si arrivi ad ignorare queste cose e si arrivi agli estremi di dire facciamo dei laghetti o delle dighe inutili, a cosa servirebbero, e quanto costerebbero? La valle dell'Enza è rimasta l'unica valle in Emilia che consenta di realizzare un discreto sbarramento, progettato e iniziato, e qualcuno ha il coraggio di dire di no, di nascondersi dietro un dito, di inventarsi la diga delle Gazze o una piccola diga a Vetto.
Questo non lo capirò mai, sarò io a non comprendere certe cose; sarò io ad essere limitato nelle vedute ma mi riesce di vedere che i paesi montani stanno morendo e che l'agricoltura a valle senza acqua muore; anno dopo anno vediamo la montagna dissestarsi e svuotarsi, i giovani se ne vanno, ma qualcuno continua a dire di no alla diga di Vetto e a pompare le acque del Po; un'opera, e mi ripeto, progettata e iniziata e dichiarata "urgente ed indifferibile" nel 1987 e sospesa nel 1989.
Scusate lo sfogo, ma spero mi capirete, non posso accettare di vedere morire i paesi montani e la più pregiata agricoltura del mondo solo perchè qualcuno un giorno ha detto "no" al Progetto Marcello a Vetto e ora in tanti continuano a seguire quelli che io considero "pifferai magici" che stanno trascinando i paesi montani e l'agricoltura nel baratro.
Cordiali saluti.

Lino Franzini

 

16 COMMENTS

  1. Non entro nel merito tecnico, ci sono esperti capaci, è ben chiaro che oggi più che mai il problema acqua esiste, apprezzo l’entusiasmo, l’impegno e la tenacia del sindaco Franzini, che però mi paiono non molto supportati dai colleghi amministratori. Qualcuno potrebbe spiegare quali sono oggi i problemi contrari a questa opera? Problemi tecnici? Problemi economici? Problemi politici? Problemi di sicurezza? Così magari ce ne facciamo una ragione.

    (Manuela Guazzetti)

    • Firma - manuela guazzetti
  2. A forza di stupidi no si vede dove siamo arrivati sia nel nostro appennino che nell’italia intera, una diga garantirebbe lavoro, scorta idrica ed eventuale energia elettrica, e tutto cio ci verrebbe offerto dalla natura, ma continuiamo stupidamente a ostinarci a dire di no e quando non ci sara piu acqua per crescere la frutta verdura e abbeverare gli animali non si mangera piu ma i primi a non mangiare dovrebbero essere quelli che dicono di no.

    (Commento firmato)

    • Firma - anonimo
  3. Ricordo a tutti che l’ex senatore Fausto Giovanelli si espresse chiaramente contro il progetto diga (e così il Pci-Pds-Ds-Pd). Il “niet” perentorio è, a mio parere, in linea con la volontà di controllare e tenere subordinata alla politica l’intera economia privata, ovvero l’agricoltura, la produzione del Parmigiano, la viticoltura e l’allevamento bovino e suino, della provincia di Reggio Emilia. Prima il partito e i suoi “capataz” e poi i cittadini; un’economia privata florida è autonoma e indipendente, insomma è libera dai ricatti della politica! Saluti.

    (Alessandro Raniero Davoli)

    P.S. – Si attendono improbabili e indignate smentite…

    • Firma - AlessandroRanieroDavoli
  4. Ancora una volta sottoscrivo pienamente l’intervento del sindaco Franzini. Ho avuto possibilità di vedere in varie parti del mondo i vantaggi degli invasi montani esattamente come qui descritti. Le ragioni dei detrattori al progetto non possono essere individuate che nell’erosione della ragione causata da reiterati ed impropri esercizi ideologici…

    (F.D.)

    • Firma - F.D.
  5. Credo che anche un cieco comprenda che oggi il problema acqua esiste e domani sarà questione di vita non solo per l’agricoltura reggiana ma per tutto. L’arch. Capovani ha fatto la cosa giusta, è andato ad informarsi se fosse possibile fare un lago più grande. Il silenzio degli amministratori della valle dell’Enza è preoccupante, hanno la ricchezza in casa e non fanno nulla per arricchire i propri cittadini.

    (Sergio)

    • Firma - Sergio
  6. Proprio oggi leggevo sulla Gazzetta dell’Emilia che la “Food valley” dell’Emilia è guidata da campioni come il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma, fino ad arrivare all’anguria reggiana, prodotti dop e igp che indubbiamente sono trainanti ma che necessitano di tanta acqua, possibilmente buona, di qualità; nella diga di Vetto vedrei una garanzia oltre che una sicurezza per gli agricoltori e i produttori; chi ha acqua buona deve conservarla e usarla quando serve. Ieri e oggi è venuta giù l’Enza in piena, quanti milioni di metri cubi di acque di montagna si sono buttati via? Mi sembra assurdo non fare questa diga che sarebbe una cosa utile a tutti.

    (Pierluigi)

    • Firma - Pierluigi
  7. Uno dei problemi tecnici evidenziati negli anni ’80 nello studio di impatto ambientale relativa alla diga di Vetto prodotto dalla ditta D’Appolonia, una grande firma nel settore dell’ingegneria ambientale, consisteva nell’enorme trasporto solido veicolato dal fiume Enza, che avrebbe finito per interrire il bacino creato in tempi molto rapidi… Un altro punto critico era rappresentato dal rischio, mai chiarito e approfondito, che l’acqua del bacino una volta costruito e riempito si infiltrasse e provocasse la riattivazione di faglie sepolte al di sotto del tracciato della valle dell’Enza. La fragilità alle scosse di un rilevato in terra a sbarramento della valle era messa in relazione con analoghi casi realizzati negli Stati Uniti.

    (Guido Barbieri)

    • Firma - Guido Barbieri
  8. Leggo con attenzione le parole del Sindaco Franzini. Premetto che ho seguito sin dalla fine degli anni ’80 la storia del progetto della diga di Vetto ed ho bollato come folle lo stop della costruzione. Ritengo che la diga possa essere un nuovo inizio per la nostra montagna, porterà turismo, benessere ed energia verde, oltre a acqua per la pianura. Ora vedremo l’intelligenza di chi amministra se saprà cogliere il momento. Cordialmente.

    (Roberto Malvolti)

    • Firma - RobertoMalvolti
  9. Sostengo l’intervento del sig. Guido Barbieri, che mette in evidenza il rischio sismico della zona di Vetto. Da una piccola ricerca ho poi notato che le dighe sono causa di sismicità indotta, di intensità tale da provocare danni alle abitazioni circostanti. A questo punto mi domando: vogliamo proprio vivere con le crepe nei muri (incrementando così il prodotto interno lordo, per le opere di ristrutturazione necessarie) oppure preferiamo vivere in un ambiente più tutelato (che diventi fonte di richiamo turistico per le sue peculiarità, come è proprio il territorio della Val d’Enza), dove viene sostenuta una agricoltura di alta qualità (qualità e quantità non vanno d’accordo) e meno bisognosa di acqua? Cordiali saluti.

    (Alessandro)

    • Firma - Alessandro
    • Mia madre possiede una piccola casa costruita in sasso oltre 150 anni fa, in una zona sovrastante a quella in cui verrebbe realizzato l’ invaso della diga di Vetto. Ebbene, negli ultimi decenni sono comparse delle crepe nei muri ultrasecolari anche in assenza della diga e senza che vi sia la presenza di piante di grosse dimensioni nelle immediate vicinanze. Queste crepe sono dovute al cambiamento climatico che alterna lunghi periodi di siccità in cui il terreno, su cui poggia la casa, disidratandosi si abbassa a periodi di maggiore piovosità in cui lo stesso terreno reidratandosi tende a recuperare il volume perso per disidratazione, ma facendolo in modo differenziale in base alle sue caratteristiche chimico-fisiche e al carico a cui è sottoposto. Naturalmente la tipologia costruttiva del tempo, che ha la sua parte di responsabilità, non era in grado di prevedere e fronteggiare una problematica che sarebbe emersa secoli dopo. Un ipotetico rimedio sarebbe quello di rendere costante l’umidificazione del terreno sotto l’edificio.

      (Roberto Pastorelli)

      • Firma - Roberto Pastorelli
  10. Purtroppo devo constatare che persiste la mancanza di una informazione corretta; alla cittadinanza vanno dette le cose giuste, sostenute da dati certi e non da ipotesi personali non quantificate e non quantificabili che possono provocare preoccupazione nelle persone; come ciò che dice il sig. Barbieri quando sostiene che il trasporto solido avrebbe inertizzato l’invaso in tempi “molto rapidi”: cosa significa??? Un anno, dieci anni, cento anni, mille anni? Questo, a mio avviso, è il classico modo di disinformare la cittadinanza; chiedo pertanto al Sig. Barbieri di dire in quanti anni si inertizza il lago di Vetto, ma chiedo che dica se in questi anni sono incluse o escluse le opere provvisionali mirate alla riduzione dell’apporto degli inerti al lago (briglie su canali e torrenti a monte della diga) e a quale pagina e in quale volume dello studio di impatto ambientale trova questo dato; da parte mia, che ritengo di essere una persona seria e corretta, se parlo di inertizzazione del lago di Vetto dico in quanti anni si inertizza, non dico in tempi brevi o in tempi lunghi; ma si sappia che lo studio ha definito l’entità degli inerti che l’Enza trasporta, è una delle prime cose che si definiscono quando si progetta una diga, ma non tiene conto delle opere provvisionali a monte, in quanto opere accessorie; opere che uno può decidere di fare o non fare, e sono queste le opere che allungano la vita del lago. Per la possibile infiltrazione delle acque nelle faglie, non rispondo; potrei farlo, mi rifiuto; la risposta a questa domanda ve la daranno i responsabili degli enti che hanno rilasciato tutti i pareri favorevoli alla diga dopo sette anni di studi e di prove. Dovrei pensare che tutti, compresi i tecnici dell’Ismes di Bergamo, che ha seguito costruzioni di centrali nucleari in tutto il mondo, fossero tutti dei potenziali “assassini”; dopo il Vajont chi rilascerebbe mai un’autorizzazione di inizio lavori di una diga se ci fossero dei dubbi? La verifica dello studio di impatto ambientale fa affidata all’Ismes, solo questa verifica è costata a noi italiani 1,5 miliardi di vecchie lire e a seguito di questa verifica il Ministero dell’ambiente dichiarò che i lavori potevano ripartire. Questa è “informazione”; questo è quello che occorre dare alla cittadinanza, indipendentemente che uno sia favorevole o contrario alla diga di Vetto; è solo questione di serietà.

    (Franzini Lino)

    • Firma - Franzini Lino
  11. Penso che la risposta ai quesiti di Manuela Guazzetti (in testa ai commenti) la si possa evincere dal commento di Alessandro: prolusioni di stampo ecologico/filosofico che non portano da nessuna parte. Ovvero: ci porteranno a morire, ma ecologicamente e filosoficamente perfetti. Mah…

    (Ivano Pioppi)

    • Firma - Ivano Pioppi
  12. Carissimo Sig. Barbieri, mi associo al sindaco, prima di scrivere alcune cose bisogna essere documentati e se Lei ha dati li renda pubblici, in modo da poter sostenere Lei nella sua lotta contro la diga. Penso che qualsiasi montanaro non voglia una bomba sul suo territorio. Se poi il Suo intervento è fomentato da tifo da stadio, allora non mi interessa, di questi campanilismi pseudo-ambientalisti ne faccio veramente a meno. Caro Alessandro, io ai tempi votavo Pci/Pds, ma non ero contro la diga, anzi ero pro-diga, la ritenevo e la ritengo una risorsa, un veicolo di ricchezza per la nostra montagna. Vi lascio con una richiesta a Franzini: se ha i dati di presunta produzione di energia elettrica li pubblichi e ci renda edotti quanti eurini di energia pulita il nostro fiume Enza ci regalerebbe. Cordialmente.

    (Malvolti Roberto)

    • Firma - Malvolti Robero
  13. Quando Franzini parla di serietà penso che non ha ancora capito che siamo in Italia. A parte che se ci fosse serietà la diga di Vetto sarebbe già realizzata, è un’opera indispensabile, ma temo dia fastidio a chi ha interessi a non farla, le acque in discesa vanno da sole, non c’è guadagno, l’energia elettrica prodotta dall’acqua è gratis, non serve il petrolio, se la gente delle città e dei comuni a valle torna a bere le acque dei rubinetti perchè migliore delle acque minerali sarebbe un guaio, ecc.; resta sempre la giusta considerazione posta dalla Emanuela Guazzetti, mi sembra che Franzini non abbia molto sostegno dagli amministratori. Io mi chiedo perchè!!!

    (Davide)

    • Firma - Davide
  14. Ancora una volta sostengo il mio amico Lino Franzini che da anni si batte a sostegno della diga di Vetto. Un’opera che risolverebbe enormi problemi della nostra montagna e della nostra pianura. Purtroppo, come sempre accade, entrano in ballo opinioni diverse, espresse da teste diverse, dettate molto spesso da disinformazione o da deformazioni politico-ambientali. Come mai i sindaci della sponda parmense sono tutti favorevoli all’invaso mentre i sindaci della sponda reggiana sono quasi tutti contrari, ad iniziare dal nostro sindaco di Vetto? Su questo si dovrebbe riflettere e cercare delle risposte solamente politiche che non ci porteranno mai da nessuna parte. Questa estate con la grande siccità abbiamo sentito i lamenti di tutti gli agricoltori della nostra pianura, le autorità si sono adoperate a parole dicendo che si doveva fare qualcosa, ma con le prime piogge tutto è stato messo a tacere: il problema esisterà sempre e rimarrà irrisolto nel tempo. Le falde acquifere si stanno abassando, avremo sempre meno acqua, un bene vitale che va tutelato e reccolto, per la nostra soppravivenza. In Italia ci sono migliaie di dighe sicure che raccolgono acque ovunque per il bene comune, ma noi vogliamo essere diversi e da diversi prima o poi ne pagheremo le conseguenze. Franzini, non mollare in molti sono con te.

    (Ferrari Giovanni)

    • Firma - ferrari Giovanni
  15. Accolgo l’invito di Roberto Malvolti, i suoi commenti meritano risposta in quanto reali e concreti, non influenzati da ideologie prive di alcun senso, come quelle dei fautori del “no” a tutto, anche alle cose utili come la diga di Vetto, ma che significa la morte certa dei paesi montani e la fine del Parmigiano Reggiano; ma di questo a loro non importa nulla. In data 31/10/1979 l’ing. Pennacchioni dell’Enel del Compartimento di Firenze e l’ing. Magnani di Enel del Gruppo impianti idroelettrici di Parma, presentarono la relazione tecnica (di cui ho copia) sulla produzione di energia elettrica prodotta dall’impianto di Vetto. Per la produzione di energia furono presi in esame questi dati: quadrimestre estivo: 16 maggio-15 settembre; rilascio in alveo di 9 metri cubi di acqua al secondo (9 mc/sec); bimestre autunnale: 16 settembre-15 novembre; rilascio 1/mc/sec.(DMV); quadrimestre invernale: 16 novembre-15 marzo, rilascio di 11 mc/sec; bimestre primaverile: 16 marzo-15 maggio rilascio 1 mc/sec. (DMV). Con questi rilasci di acqua dalla diga furono fatte tre ipotesi di centrali: la prima in prossimità della base della diga, produzione circa 20.000.000 di Kwt/h pari a circa a 4,5 milioni di euro all’anno; seconda ipotesi: centrale idroelettrica a 4 km dalla diga con tubo in condotta forzata; lasciando in alveo nei 4 km il DMV di 1 mc/sec: produzione circa 50.000.000 di Kw/h pari a circa 11 milioni di euro all’anno; centrale a 13 km in prossimità di Cerezzola in condotta forzata lasciando in alveo il DMV: produzione 70.000.000 di Kw/h pari a circa 15,5 milioni di euro all’anno. A questi importi vanno aggiunti il maggior prezzo dell’energia idroelettrica, la regina delle energie alternative. Basta calcolare anche un minimo di 10 milioni di euro all’anno con la centrale in prossimità della diga e chiunque può constatare che solo l’energia elettrica potrebbe bastare per ammortizzare il costo della diga; se poi aggiungiamo il prezzo dell’acqua ad uso idropotabile (rubinetti delle città di Reggio e Parma e dei comuni a monte e a valle della Via Emilia) e degli usi irrigui la diga di Vetto in 6 anni di funzionamento si ripaga da sola; dopo sarebbero milioni e milioni di euro per i paesi montani e acqua gratis per gli usi irrigui. Questi sono dati certi e non ipotesi derivanti da ideologie. Ricordo a tutti che di un’opera appaltata e iniziata ci sono tutti i dati, dalla sicurezza sismica, dei versanti, dai cambiamenti climatici, dagli interrimenti, dalla produzione di energia elettrica; per cui smettetela di dire cose non vere, dite che siete contro la diga, dite chiaramente che volete la morte dell’agricoltura e della montagna, fareste più bella figura.

    (Franzini Lino)

    • Firma - Franzini Lino