“Baiso, Campegine, Canossa, Carpineti, Casina, Castelnovo ne’ Monti, Gattatico, Gualtieri, Luzzara, Poviglio, S. Polo d’Enza, Toano, Ventasso, Vetto, Viano, Villa Minozzo: questi i comuni del reggiano che saranno interessati dai tagli”, dichiara la deputata reggiana Maria Edera Spadoni.
“Il governo garantisca il servizio universale di corrispondenza su tutto il territorio nazionale, compromesso dal contratto di programma 2015-2019 tra Poste italiane e Ministero dello sviluppo economico, che, con il cosiddetto piano di razionalizzazione, ha introdotto la consegna a giorni alterni della corrispondenza e ha dato il via alla chiusura di numerosi uffici postali nei piccoli centri, privando così moltissimi comuni italiani di un servizio essenziale, come appunto quello postale, per il quale Poste incassa 262,4 milioni di euro l’anno di soldi pubblici”, continua in una nota congiunta la parlamentare Maria edera Spadoni insieme ai deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione trasporti a margine del question time promosso dalla collega capogruppo 5 stelle Arianna Spessotto.
“Una nuova ondata di tagli che ha prodotto tonnellate di missive in giacenza, con bollette consegnate anche dopo la scadenza, compromettendo persino invii prioritari, come raccomandate dell’Inps, avvisi di Equitalia e telegrammi". "Non solo – spiega ancora la Spadoni - questo scellerato piano di riorganizzazione, messo in atto con il benestare del governo e che andrà a regime ad inizio 2018 e coinvolgerà 5300 comuni, contrasta con le norme Ue che obbligano gli stati membri ad assicurare la raccolta e la distribuzione degli invii postali al domicilio del destinatario ‘come minimo cinque giorni lavorativi a settimana’ e che, solo in presenza di circostanze o condizioni geografiche eccezionali, sia ammissibile la fornitura per un numero inferiore di giorni. Profili di eccezionalità che, per ammissione delle stesse Poste italiane, sono assenti: difendendosi davanti al Tar, Poste italiane ha infatti ammesso che la riduzione del servizio non dipende da particolari difficoltà nel raggiungere le località interessate bensì da un mero calcolo di convenienza economica”.
“Anche il Parlamento europeo è intervenuto sulla materia: oltre un anno fa ha approvato una risoluzione che ribadiva la necessità, da parte degli stati Ue, di garantire il servizio universale e il mantenimento degli sportelli postali proprio in quelle aree remote, montane, disagiate e a maggiore rischio di isolamento. Perché l’Italia sta facendo tutto l’opposto, rischiando di incorrere in una procedura d’infrazione europea per violazione del diritto degli utenti? Un ulteriore danno che sarà scaricato sulle teste e sulle tasche dei cittadini”.
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POSTE ITALIANE
Poste Italiane precisa che nella provincia di Reggio Emilia non si registra nessuna emergenza sugli uffici postali. Non è intenzione dell’azienda produrre iniziative che vadano ad impattare sugli uffici postali, luoghi che tradizionalmente sono punti di riferimento per l’erogazione di servizi dedicati ai cittadini, alle imprese e alla pubblica amministrazione. L’azienda precisa, inoltre, che gli interventi collegati con la riforma del servizio postale universale, sono stati attuati come previsto dalla delibera Agcom n. 395/15/cons. Nei comuni di Baiso, Campegine, Canossa, Carpineti, Casina, Castelnovo ne’ Monti, Gattatico, Gualtieri, Luzzara, Poviglio, San Polo d’Enza, Toano, Ventasso, Vetto, Viano, Villa Minozzo tale riforma è stata implementata nel primo semestre 2016 senza aver comportato particolari criticità nella consegna della corrispondenza.
L'ON. PAOLO GANDOLFI (PD)
Poste italiane mente sapendo di mentire. Questa è la verità.
Il disservizio postale che stiamo subendo in montagna con chiusure e consegna della corrispondenza a giorni alterni è semplicemente vergognoso. Ma naturalmente per loro tutto è nella norma. Siamo alle solite, territori svantaggiati,che dovrebbero essere sostenuti, si vedono sistematicamente togliere servizi e certezze. E hanno anche il coraggio di dire che non esistono cittadini di serie A e di serie B.
Massimo Bonini
(Massimo Bonini)
“La commissione trasporti e telecomunicazioni ha indicato espressamente di non chiudere uffici postali in montagna…” perché sono già stati chiusi e ne rimangono veramente pochi aperti solamente al mattino e in certi luoghi a giorni alterni.
L’unico ufficio postale aperto anche al pomeriggio è Castelnovo Monti che, guarda caso, nei pochi mesi dell’anno dove si registra un aumento della popolazione in vacanza nei vari paesi dell’appennino, si chiude al pomeriggio. Prima si è iniziato con il mese di agosto, poi luglio-agosto e adesso dalla metà di giugno alla fine di agosto (qualcuno mi corregga se involontariamente sbaglio).
Non trovo nemmeno tanto valido il sistema inventato da qualche “cervellone” riferito alla numerazione da utilizzare per essere serviti. Ti ritrovi in fila allo sportello e quando pensi che sia il tuo turno, vengono chiamate altre persone entrate dopo e servite prima. E se per caso viene da dire (senza offesa e/o male parole) che il sistema non è un gran che, ti ritrovi qualche impiegata che alquanto stizzita ti risponde che “c’è di peggio”. Direi che questo sistema può andare bene nei grandi uffici ma non sicuramente in un ufficio con due sportelli attivi al pomeriggio. Continuiamo a pagare i servizi che non abbiamo.
((Paola Bizzarri))