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Un sindaco don Abbondio?

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L’incontro sulla diga di Vetto, che dietro iniziativa del Comitato presieduto dal geom. Branzini si è tenuto venerdì scorso, 16 aprile, presso la sala polivalente di Vetto, ha il merito di aver messo a disposizione dei tantissimi convenuti elementi di valutazione importanti e molto aggiornati su questo dibattuto argomento.

Dati e Informazioni

Figuravano infatti tra i relatori della serata anche due tecnici del settore, un geologo ed un ingegnere, che hanno dettagliatamente illustrato le caratteristiche e i costi preventivati dell’invaso, nonché l’ammontare delle sue “produzioni”, quanto a fornitura di acqua e produzione di energia, insieme ad una stima delle entrate che se ne ricaverebbero, visto che le spese di realizzo, ove la diga andasse in porto, devono giocoforza avere anche una contropartita economica. E’ stata presa altresì in esame la sicurezza dell’invaso, anche nella eventualità di fenomeni naturali avversi.

C’è stata dunque una preziosa carrellata di dati e di informazioni, messa al servizio di tutti, anche di chi può nutrire ancora dubbi e riserve, o di chi vuole farsi un’idea precisa su questa opera, intorno alla quale esistono, com’è notorio, opinioni diversificate e talune anche parecchio distanti tra loro; mi è parso in ogni caso sbagliato e riduttivo snobbare e rigettare l’incontro perché a “senso unico”, come qualcuno ha detto, in quanto l’iniziativa ha comunque fornito parecchi spunti di riflessione.

Due pesi e due misure

C’è anche chi ha espresso stupore perché si è parlato di un’opera non prevista né dal piano invasi nazionale né dai vari piani regionali, mentre, guarda caso, non furono sollevate eguali obiezioni quando, prima delle elezioni amministrative del 2009, la presidente della Provincia resuscitò all’improvviso il traforo del Cerreto, nonostante nel PTCP (ossia il piano territoriale di coordinamento provinciale, che peraltro era allora fresco di approvazione) non se ne facesse alcun cenno. Purtroppo si ripete sempre la storia dei due pesi e delle due misure, a seconda delle appartenenze.

Nella presente circostanza il Sindaco di Vetto - se non abbiamo interpretato male le sue dichiarazioni - ha inizialmente mantenuto una posizione interlocutoria, nell’attesa di capirne di più, ma immediatamente dopo ha espresso la sua contrarietà all’invaso, motivandola con l’amore verso il proprio territorio.

La questione acqua-energia-lavoro

A questo mondo ci sta tutto, ma io credo che non ci possa sottrarre, la politica in particolare, ad una considerazione di fondo, a più largo raggio, perché delle due l’una:
• o si pensa che il bisogno di acqua della nostra pianura, comprese le città di Parma e Reggio, per uso civile ed irriguo visto che la stanno pompando dal Po, sia questione d’altri, che non ci tocca, ovvero si nega addirittura l’esistenza del problema, così da sentirsi autorizzati a stare zitti e fermi in attesa del poi, senza neppure preoccuparsi della crescente crisi occupazionale che sta colpendo le nostre zone e che verosimilmente potrebbe trarre forte sollievo da interventi come la diga di Vetto;
• oppure si ragiona all’opposto, si ammette cioè che il problema esiste e che deve dunque essere affrontato, ed è questa la nostra tesi, anche col proporzionale concorso della comunità vettese, vuoi perché siamo parte in causa vuoi per non essere esclusi dai processi decisionali. Stesso discorso vale per la sempre maggiore richiesta di energia, che va in qualche modo soddisfatta a meno di cambiare radicalmente i nostri stili di vita (e qui dalla diga potrebbe arrivare un buon aiuto, anche perché dispenserebbe energia pulita).

Il silenzio della sinistra

Sentiamo dire che, relativamente all’Enza, l’odierna sinistra propenderebbe per quattro invasi di più piccola dimensione. Se è così, o se in merito la sinistra ha altre risposte concrete, esca allo scoperto e venga ad esporci il suo progetto, e noi andremo sicuramente ad ascoltarla perché non ci spaventa di certo il confronto, anche quando è acceso e serrato. Ci spaventa invece il silenzio di una classe politica (la sinistra di oggi, perché se non erro quella vettese di un tempo includeva abitualmente la diga nei suoi programmi elettorali) che di fronte a queste complesse tematiche sta sostanzialmente alla finestra, per paura di scontentare qualcuna delle sue componenti o delle sue entità collegate. E’ il classico barcamenarsi - alla “don Abbondio” - che non fa onore alla politica, salvo poi il riprendere la voce per gridare in coro quando ciò tornasse a far comodo.

Siamo infatti convinti che se la questione acqua ed energia avesse ad aggravarsi, questa sinistra (dal livello comunale a quello regionale) impiegherebbe un secondo a tuonare contro le “colpe” del Governo, dimenticandosi che la Regione ha competenze e poteri decisionali enormi, in molte materie, che può esercitare a sua discrezione.

Il piano casa snaturato dalla nostra Regione

Come non ricordare in proposito che il Piano Casa dell’attuale Governo è stato talmente svuotato e snaturato dalla nostra Regione (così da renderlo di fatto inattuabile o quasi) con la scusa del rischio “cementificazione”, che è invece il progressivo consumo di spazi agricoli e verdi, cioè a dire quanto è avvenuto sul nostro territorio provinciale (basta guardarsi intorno) col benestare di quella sinistra che ci ha amministrato dal dopoguerra ad oggi e che, incautamente o spudoratamente, si professa ambientalista. Al contrario, non si può affatto parlare di cementificazione se si permette ad una famiglia di aggiungere una stanza alla propria abitazione, o apportarvi piccoli ampliamenti, come era negli obiettivi del Governo anche per dar lavoro alle nostre imprese (un doppio beneficio senza alcuna controindicazione).

Diffidare di un ambientalismo stonato e incoerente

Credo che in molti si siano ormai stancati di questo ambientalismo falsato, o quantomeno stonato. Per rimanere nei dintorni di casa, ci dica il Sindaco di Vetto come concilia la sua vocazione ambientalista, in difesa della valle dell’Enza, con quel capannone/ricovero attrezzi di recente realizzazione che fa bella mostra sotto l’antico abitato di Gottano, sul pendio che guarda il torrente Lonza, e che dovrebbe aver superato l’esame della apposita Commissione comunale sul paesaggio. Non è di certo in discussione il diritto del proprietario a dotarsi del manufatto, specie se si trattasse di un imprenditore agricolo, ma nessuno ce ne voglia se crediamo che la struttura potesse avere un’altra fisionomia, e minor impatto sul contesto circostante.

E che dire della costruzione del nuovo canile comprensoriale (in ogni caso un’altra “colata” di cemento) che, stando al rincorrersi di voci finora non smentite, il nostro Sindaco aveva ipotizzato proprio nel versante prospiciente l’Enza, sulla via per Ramiseto, alla faccia della tanto decantata integrità di questo angolo di terra vettese. Non è un bell’esempio di coerenza quanto a sensibilità ambientale.

(Giovanni Ferrari, coordinatore PdL di Vetto)

3 COMMENTS

  1. Siamo sereni
    Caro Ferrari, ha ragione: la Masini propose il valico del Cerreto sotto elezioni. Ora il Pdl propone la diga per le città. Speriamo che qualcuno si ricordi della montagna. Casomai senza una simile colata di cemento.
    Saluti.

    (IE)

  2. Treno???
    In campagna elettorale il sindaco di Vetto parlò di STUDIO x eventuale ferrovia; fu chiara però nel precisare che questo non voleva dire che tale opera fosse imminente. Questo quanto sentito con mie orecchie.
    Saluti.

    (Anna Bottazzi)