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Il 9 settembre riapre il Santuario di Bismantova, dopo un’attesa di oltre due anni

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Enrico Bini, Paola Gazzolo e Fausto Giovanelli

Era stata preannunciata qualche tempo fa, ma ora la riapertura dell'Eremo di Bismantova e dell'ultima “zona rossa” ha una data: avverrà sabato 9 settembre.

È stato ufficialmente annunciato questa mattina in Municipio a Castelnovo, dal sindaco Enrico Bini, dall'assessore regionale alle Politiche per la montagna Paola Gazzolo e dal presidente del Parco nazionale Fausto Giovanelli.

La chiusura iniziale di un'ampia zona della rupe, poi gradualmente ridotta, era seguita al massiccio crollo verificatosi nel febbraio 2015, che fortunatamente (ma c'è stato anche chi ha parlato di un vero miracolo) aveva coinvolto solo il piazzale, senza danneggiare se non in minima parte il santuario, oggetto peraltro di un intervento di recupero sostenuto dal comitato popolare che ora può essere ultimato.

La riapertura arriva dopo lavori consistenti di consolidamento delle pareti rocciose, sostenuti dalla Regione Emilia-Romagna. Inizialmente erano stati finanziati per 30mila euro in somma urgenza per la rimozione di una lama di roccia in equilibrio precario, in prossimità della via degli Svizzeri, quasi sulla perpendicolare del rifugio della Pietra.

Poi un secondo stanziamento aveva riguardato lavori di demolizione e consolidamento di altre lame rocciose in parete nell'area della frana, per ulteriori 200mila euro, a cui avevano contribuito anche il comitato per il santuario, il Parco nazionale e il Comune di Castelnovo per 40mila euro. Un altro stralcio era stato finanziato nel 2016, per 140mila euro, con nuovi lavori di consolidamento e disgaggi di lame rocciose instabili. Infine il finanziamento più corposo, 318mila euro stanziati nel marzo 2017, per consolidamenti, gli ultimi disgaggi e il posizionamento di barriere paramassi. In totale lavori per 688mila euro compiuti dalla data del crollo.

"La riapertura della zona rossa è un risultato straordinario per il territorio di tutto l'Appennino Tosco-emiliano, frutto di un lavoro di squadra che sta portando ottimi risultati – afferma Paola Gazzolo, assessore regionale alla difesa del suolo -. La Pietra di Bismantova è un sito dal grandissimo valore ambientale e paesaggistico, un luogo che parla della storia e dell'identità delle nostre comunità: per questo abbiamo ritenuto prioritario garantirne la messa in sicurezza. Ora andiamo avanti: le risorse messe a disposizione dalla Regione per il comune di Castelnovo, che dall'inizio del mandato del presidente Bonaccini ammontano ad oltre 3 milioni di euro, testimoniano l'impegno concreto a favore della nostra montagna".

“Per noi la riapertura è un traguardo molto importante – ha aggiunto il sindaco di Castelnovo Monti e presidente dell'Unione dei Comuni dell'Appennino, Enrico Bini – che arriva dopo più di due anni di grandi sforzi compiuti in particolare grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna e ovviamente in collaborazione con il comitato per il restauro del Santuario. Grazie alla Regione che ha stanziato inizialmente i fondi in regime di emergenza, poi ulteriori stanziamenti per un consolidamento generale, ora la Pietra di Bismantova presenta un grado di sicurezza maggiore rispetto a prima del crollo.

Per noi si tratta del pieno recupero, fondamentale, di un bene che è parte fondativa della nostra identità territoriale e spirituale, un recupero atteso e per il quale si sono impegnati in tanti. La Pietra ora si apre al futuro con prospettive importanti, il recupero ormai concluso del Santuario, e il prossimo recupero dell'eremo la cui proprietà di recente è passata al Parco nazionale, grazie all'accordo con la Parrocchia di Ginepreto e la Diocesi di Reggio e Guastalla, per la sua conservazione e la destinazione a luogo di documentazione, testimonianza e servizi sulla spiritualità e geologia. Ringrazio inoltre tutti i soggetti che lavorano quotidianamente per la cura della Pietra, l’Eremo, il Parco, e anche il Cai Bismantova che compie un’opera fondamentale per la cura di questa eccellenza ambientale”.

Per il presidente del Parco nazionale, Fausto Giovanelli, “è stato fatto un lavoro di enorme importanza, di qualità. Lo comprendiamo se ripensiamo al febbraio 2015, ai giorni di quel crollo di enorme pericolosità, e soprattutto ai mesi e agli anni in cui a Bismantova non si sono tenute funzioni religiose, che sono state il centro della vita della Pietra per secoli. Poter riaprire il Santuario e la sua area in condizioni di accettabile sicurezza è una grande operazione di conservazione della Pietra. Il Parco nazionale, il consiglio comunale, hanno affermato che la conservazione della Pietra di Bismantova è affidata "all'equilibrio degli usi umani", sempre in evoluzione. Ora si può ripristinare quell'equilibrio che si era incrinato, rimettendo al loro posto, centrale, i valori spirituali e umani di un ambiente in cui l'entità fisica e paesaggistica è inseparabile dal vissuto e dal sentire umano e religioso che l'ha sempre accompagnato. Complimenti a tutti, istituzioni pubbliche, privati che hanno operato così bene”.

“Anche l'estate appena conclusa – ha chiuso Bini – ha evidenziato il fortissimo richiamo, ormai davvero di livello nazionale, che la Pietra e la zona di Bismantova sono in grado di esercitare, in ognuno dei settori di fruizione che questo luogo unico può offrire: quello sportivo, escursionistico, storico, geologico, e ora finalmente recuperato in pieno, anche quello spirituale".

All’incontro di questa mattina hanno partecipato anche Chiara Cantini, responsabile del settore lavori pubblici del Comune di Castelnovo, Federica Manenti, responsabile Protezione civile della provincia di Reggio, Giovanni Trufelli del Servizio di bacino e Nicolò Doglioni geologo della società AlpiGeo.

Questi ultimi hanno illustrato due relazioni sugli studi e i seguenti interventi eseguiti in questi anni, a partire da un monitoraggio sulla situazione della Pietra, con rilevatori di distanza nelle spaccature in parete e webcam che analizzano in tempo reale la situazione delle pareti, da cui si è potuto rilevare il quadro complessivo, con i punti in cui le rocce presentavano possibili rischi. Su queste si è intervenuto con chiodature, poi mascherate in modo che fossero invisibili, oppure con disgaggi e abbattimenti di alcune lame particolarmente instabili. Sono state posizionate anche reti paramassi alla base di alcuni punti, e una “vela” di protezione dell’eremo che sarà poi rimossa una volta conclusi tutti gli interventi nell’area.

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