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Il gruppo “Nuvole Barocche” festeggia i primi 10 anni di fondazione

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Il gruppo “Nuvole Barocche” festeggia i suoi primi 10 anni di fondazione. Venerdì 25 agosto alle ore 21,00 in piazza della Ghiacciaia antistante al teatro “I Mantellini” di Villa Minozzo, si esibirà il gruppo musicale “Nuvole Barocche”, tributo a Farizio De Andrè. Come esattamente 10 anni fa il 25 agosto 2007, data del suo battesimo musicale, la band, composta da Omar Campi al clarinetto e flauti, Gabriele Gaspari al clarinetto e fisarmonica, Gianluca Togninelli al clarinetto basso, Francesco Gaspari al violino e viola , Giacomo Fiocchi alla batteria e percussioni, Andrea Fiocchi alle chitarre, Morena Vellani alla chitarra e voce, Andrea Caselli al pianoforte, si esibirà in un concerto dedicato al grande artista genovese scomparso nel 1999.

La prima parte della serata sarà dedicata alla riproposta integrale dei 10 brani che costituiscono il quarto album scritto nel 1970 da De Andrè, intitolato “la buona Novella”. I brani arrangiati da Omar Campi vedono la partecipazione della compagine vocale della “Corale il Gigante” di Villa Minozzo diretta dal maestro Andrea Caselli, che come nella versione originale, canterà le parti affidate al coro nei quattro dei dieci brani dell’album tratto dai vangeli apocrifi, scelti da de Andrè come traccia da seguire per elaborare la trama del disco: in esso emerge la vocazione umana e terrena, quindi provocatoria e rivoluzionaria della figura storica di Gesù di Nazareth, già narrata in Si chiamava Gesù. In questo album la figura di Cristo è narrata attraverso quella dei personaggi che hanno a che fare con lui e la sua storia, mentre appare direttamente come protagonista solo nella canzone Via della Croce. La narrazione, introdotta da un Laudate Dominum cantato dal coro e col tutti degli strumenti, inizia raccontando “l'infanzia di Maria”. La piccola Maria vive un'infanzia terribile segregata nel tempio ("dicono fosse un angelo a raccontarti le ore, a misurarti il tempo fra cibo e Signore"); l'impurità delle prime mestruazioni ("ma per i sacerdoti fu colpa il tuo maggio, la tua verginità che si tingeva di rosso") provocò il suo allontanamento e la scelta forzata di uno sposo; il matrimonio avviene con un uomo buono ma vecchio, il falegname Giuseppe ("la diedero in sposa a dita troppo secche per chiudersi su una rosa") che la sposa per dovere e la deve poi lasciare per quattro anni per lavoro. Segue “Il ritorno di Giuseppe” dove si può cogliere la fatica della vita di Giuseppe; nel suo ritorno a casa porta una bambola per Maria, e la trova implorante affetto e attenzione. Il sogno di Maria riporta la scena nel tempio. In un sogno l'angelo che usava farle visita la porta in volo lontano "là dove il giorno si perde"; lì le dà la notizia della futura nascita di un bimbo; il testo allude ad un concepimento più terreno di quello raccontato dai vangeli canonici. Al risveglio Maria capisce di essere incinta ("parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno ma impresse nel ventre") e si scioglie in pianto. La maternità inaspettata ("ave alle donne come te Maria, femmine un giorno e poi madri per sempre"), si esprime in Ave Maria, un omaggio alla donna nel momento del concepimento. Dalla letizia che traspare in Ave Maria il passaggio a Maria nella bottega d'un falegname è drastico: il ritmo dato dalla pialla e dal martello scandiscono il dolore straziante del falegname che costruisce la croce ("tre croci, due per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare") con la quale il figlio di Maria ed i due ladroni verranno crocifissi. "Via della croce" è una delle canzoni in cui De André lascia trasparire i suoi pensieri e i suoi sentimenti anarchici: "il potere vestito d'umana sembianza ormai ti considera morto abbastanza". Infine, sotto la croce stessa: "non fossi stato figlio di Dio t'avrei ancora per figlio mio" dice la madre al figlio. Questo aspetto è completamente trascurato dai Vangeli canonici. Non appena i tre condannati vengono crocifissi, le loro rispettive Tre Madri stanno adagiate sotto le croci per confortarli. Le due donne dicono a Maria che non ha alcuna ragione di piangere così "forte", dal momento che sa che suo figlio, al contrario dei loro, "alla vita, nel terzo giorno, [...] farà ritorno". La canzone si conclude con le parole di Maria che spiegano il motivo della sua tristezza: "non fossi stato figlio di Dio/t'avrei ancora per figlio mio". Ne "Il testamento di Tito" vengono invece elencati i dieci comandamenti, analizzati dall'inedito punto di vista di Tito, il ladrone pentito crocifisso accanto a Gesù; i nomi dei ladroni variano da vangelo a vangelo (Dimaco/Gesta Tito/Disma): Tito è il ladrone buono nel vangelo arabo dell'infanzia (l'altro è chiamato Dimaco). Per quanto riguarda la musica, la prima strofa incomincia semplicemente con la voce ed un leggero accompagnamento con la chitarra, crescendo sempre più in strumenti e accompagnamenti fino all'ultima strofa. "È insieme ad Amico fragile - dichiarò De André - la mia miglior canzone. Dà un'idea di come potrebbero cambiare le leggi se fossero scritte da chi il potere non ce l'ha. È un altro di quei pezzi scritti col cuore, senza paura di apparire retorici, che riesco a cantare ancora oggi, senza stancarmene." L'opera termina con una sorta di canto liturgico (Laudate hominem) che incita a lodare l'uomo, e non in quanto figlio di un dio, ma in quanto figlio di un altro uomo, quindi fratello; la stesura dell’album e la scrittura dei testi in collaborazione con Roberto Danè, impegnarono i due artisti in più di un anno di lavoro.

La seconda parte del concerto sarà costituita invece dall’esecuzione delle più celebri canzoni del grande “Faber”: attraverso un percorso che parte dal brano “Crêuza de Mä” in dialetto genovese, passando da “Bocca di Rosa”, “Via del Campo”,”Un Giudice”, “Andrea”, “Hotel Supramonte “il pescatore”, Fiume sand Creek” al “Pescatore”. “L’idea di affrontare il progetto di un tributo a Fabrizio de Andrè, di cimentarsi in un’impresa difficile ed impegnativa come questa, è il frutto di profonde motivazioni, è il sentirsi attratti e coinvolti in modo intenso e passionale dai testi delle canzoni, delle ballate dall’alto contenuto poetico di questo autore. E’ il sentirsi trascinati dalle nuove sonorità folk della tradizione mediterranea che Fabrizio ha intro- dotto nel proprio repertorio ottenendo così risultati compositivi sorprendenti. Crediamo che ascoltare ed in seguito cimentarsi in maniera seria ed impegnata nel lavoro di questo artista, sia sintomo di maturazione non solo musicale.

Il gruppo “Nuvole Barocche” è l’unione di un gruppo di amici che hanno dato vita a questo progetto confidando soltanto nelle proprie risorse: "Senza ricorrere all’uso degli strumenti musicali tipici di questo genere abbiamo fatto di necessità virtù, adattandoci con i nostri strumenti, privilegiando per questo motivo i fiati rispetto alle più classiche chitarre. Ne risultano una sonorità ed un colore del tutto unici, caratteri questi che emergono immediatamente all’ascolto delle nostre interpretazioni delle canzoni del grande Faber.”

Biglietto d’ingresso: € 8,00.