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Lettera aperta del gruppo micologico e naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia sul “Regolamento per la raccolta dei funghi epigei spontanei per l’anno 2017” sul nostro Appennino. AGGIORNAMENTO – La risposta di Aronne Ruffini, assessore dell’Unione

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Lettera aperta ai media locali, ai sindaci della Provincia di Reggio Emilia, ai consiglieri provinciali, all’Unione montana dei comuni dell’Appennino reggiano, al Consorzio alto Appennino reggiano, al Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, alla presidenza della Regione Emilia-Romagna

Oggetto: Osservazioni sul “Regolamento per la raccolta dei funghi epigei spontanei per l’anno 2017” nell’Appennino reggiano.

Il gruppo micologico e naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia (Associazione micologica "Bresadola") interviene sull’argomento in oggetto per avere ricevuto numerosissime sollecitazioni da soci e cittadini, studiosi di micologia e appassionati di funghi e di montagna. Non nascondiamo il nostro sconcerto di fronte alle modalità ed i contenuti con i quali gli enti promotori dichiarano di ottemperare alle norme della L.R. 6/96 “Disciplina della raccolta e della commercializzazione dei funghi epigei spontanei nel territorio regionale. Applicazione della legge n. 352 del 23 agosto 1993” e del comma 5 dell’art. 18 (Enti di gestione per i parchi e la biodiversità) della L.R. n. 13/2015 con il “Regolamento per la raccolta dei funghi epigei spontanei per l’anno 2017” che riguarda solo la parte “alta” del territorio reggiano e che, rispetto agli anni scorsi, contiene radicali differenze, soprattutto sui costi dei permessi di raccolta e sulla divisione territoriale della loro validità. Certamente l’assenza della Provincia tra gli enti promotori del regolamento ha facilitato quelle che, a nostro giudizio, sono vere e proprie forzature e favorito una visione della problematica “funghi” in chiave solamente economicistica che, lo diciamo subito senza mezzi termini, rende palese una logica di “respingimento” e non di attrazione turistica verso i territori della Montagna che già da tempo soffrono, per motivi di ordine generale, di un consistente spopolamento ed abbandono. Tra l’altro vorremmo far notare come nei territori alti (la cosiddetta “fascia di eccellenza”) non sono solo presenti le zone interessate dal Consorzio alto Appennino reggiano (che rappresenta i cosiddetti “usi civici”), ma anche zone demaniali (zone di proprietà dello Stato, cioè di tutti i cittadini) come l’Abetina Reale.

Di seguito le nostre considerazioni:

  • vogliamo denunciare le falsità dichiarate sulla stampa locale sul fatto che il costo di € 180 del permesso stagionale per i non residenti nelle zone cosiddette “di eccellenza” (alto Appennino reggiano) sia inferiore ai costi dei permessi delle zone “limitrofe”: ciò è vero solo nel caso dei territori dell’Unione dei comuni Sillano-Giuncugnano (alta Garfagnana, Provincia di Lucca) il cui costo stagionale è € 200 (tuttavia con un costo del permesso giornaliero di € 10 contro gli € 12 della zona reggiana) e in provincia di Parma (dove la situazione dei costi dei permessi è molto articolata) nei territori interessati dal Consorzio I.G.P. “Fungo di Borgotaro” costituiti in Riserva: il permesso stagionale nella Riserva di Borgotaro costa € 180 e nella Riserva di Albareto € 250. Negli altri territori del parmense i costi sono sempre inferiori ai costi “reggiani”: per esempio nei territori confinanti con la Provincia di Reggio Emilia (Unione montana Appennino Parma est) il permesso stagionale costa € 150. Il costo del permesso stagionale nelle altre zone limitrofe alla nostra provincia sono: alto Appennino modenese € 90, alta Lunigiana (territorio gestito dalla Cooperativa “Comano”, Provincia di Massa Carrara)  € 70, permesso turistico annuale in tutta la regione Toscana € 100. In Liguria il permesso annuale per i “villeggianti” costa € 30 e non si fa nessuna differenza tra i non residenti in regione ed i residenti essendo il costo del permesso annuale, per tutti, di € 40. C’è davvero da chiedersi qual è la politica di attrazione turistica verso l’Appennino reggiano che si vuole promuovere!!!
  • abbiamo forti dubbi sulle competenze scientifiche del presidente del Consorzio dell’alto Appennino reggiano che azzarda una stima (alla faccia del rigore statistico) sull’appassionato raccoglitore medio di funghi che raccoglierebbe in una stagione 100 kg di funghi (chiediamo scusa: di “porcini”) per venderli (ovviamente in nero) al prezzo di 20 €/kg realizzando un reddito di € 2.000 all’anno per cui il costo del permesso di € 180 sarebbe ragionevole. C’è da preoccuparsi che un consorzio abbia come presidente un economista di tale livello!!! I fungaioli “mestieranti” sono una netta minoranza e sono, soprattutto, residenti in montagna. La realtà è affatto diversa: l’appassionato “fungaiolo” raccoglie, in media, molto meno (spesso fa uscite per non raccogliere un fungo…) e il costo  di € 180 appare come un vero e proprio “strozzinaggio” rivolto a cittadini che nella maggioranza sono pensionati che amano le escursioni in montagna e che, anche se si trova poco  nulla…va bene lo stesso. Il risultato sarà, come d’altronde è già in parte riscontrabile, un nettissimo calo della vendita di permessi stagionali. E’ inoltre facilmente prevedibile un netto aumento di “fungaioli” che sconfineranno nei territori vicini e fuori della provincia di Reggio;
  • riscontriamo che, per tutto il territorio provinciale su cui gli enti promotori del regolamento in oggetto non hanno competenze, non risulta nessuna regolamentazione e pertanto la raccolta funghi risulta completamente libera. Si pone la questione di realtà territoriali (per esempio i boschi di Pulpiano) che ricadono in due unioni di comuni diverse estendendosi tale bosco sia nel comune di Casina (Unione montana dei comuni dell’Appennino reggiano) e Viano (Unione Tresinaro Secchia). Ciò accade anche in altri boschi dei comuni di Viano, Baiso, Vezzano, Canossa. Chiediamo: come si fa a capire, girando per il bosco in quale comune ci si trova? Si pensa di mettere segnali di confine?
  • appare evidente come il non coinvolgimento della Provincia fra gli enti che hanno elaborato e steso il regolamento (la Provincia, anche quella riformata, è comunque un organismo che rappresenta tutti i cittadini del territorio provinciale. E’ certo un organismo di “secondo grado”, proprio come il Consorzio dell’alto Appennino reggiano) abbia generato molta confusione e consentito un risultato fortemente punitivo per la stragrande maggioranza dei cittadini della Provincia;
  • ci chiediamo quale sia la politica del Parco nazionale nei confronti della salvaguardia dell’ecosistema boschivo che, nella montagna reggiana, manifesta parecchie fragilità. La più importante è la caratteristica di avere boschi tutti della stessa età (boschi coetanei) e sostanzialmente monospecifici (per la quasi totale prevalenza della faggeta) e perciò molto esposti a rischi di vario tipo. Pensiamo che al Parco si possa parlare di funghi in senso proprio (tra il personale del Parco ci dovrebbe essere qualcuno che non identifica i funghi con i “porcini”) perché la vera risorsa economica della montagna, che va salvaguardata sul lungo periodo, è il bosco e le ricerche scientifiche, nemmeno troppo recenti, hanno ormai dimostrato che i funghi (tutti i funghi, che costituiscono un regno con una biodiversità maggiore dei regni animale e vegetale) sono essenziali alla vita del bosco. Ci si è mai chiesto qual è l’impatto ambientale di una politica che identifica i funghi con i “porcini” solo ai fini di ottenere un immediato riscontro economico? Cosa propone il Parco in termini di ricerca scientifica sulla biodiversità micologica, sul ruolo che la simbiosi micorrizzica ha sulla salute del bosco? Non dovrebbe essere questo tipo di impegni (anche di investimento finanziario) a caratterizzare il ruolo e l’immagine di un parco nazionale che abbia una visione ed un respiro che vada al di là di quel che può succedere l’anno prossimo? E se, come previsioni nemmeno troppo pessimistiche fanno purtroppo immaginare, la presenza di funghi nelle nostre zone, a causa dell’effetto serra e dei conseguenti periodi sempre più siccitosi, continuerà a diminuire (la nostra esperienza degli ultimi 5-10 anni a questo ci fa pensare) cosa si pensa di fare (ricordiamo che la simbiosi micorrizzica ha un ruolo molto importante per difendere gli alberi dalla siccità)?
  • il comma 4 dell’art. 3 della L.R. 6/96 recita: “Gli enti competenti provvedono a programmare ed attuare interventi di valorizzazione del patrimonio boschivo finalizzati al mantenimento dell’equilibrio ecologico ed iniziative di educazione ambientale e micologica rivolte ai raccoglitori.” Da quel che ci risulta (dall’entrata in vigore della L.R. sono passati ben 21 anni) mai si sono destinati fondi (che sarebbero comunque una piccola parte delle entrate dalla vendita dei permessi) per adempiere all’obbligo di legge da parte degli enti delegati;
  • il comma 5 dell’art. 3 della L.R. 6/96 recita: “Nell’esercizio delle funzioni delegate, gli enti competenti assicurano la partecipazione delle espressioni della società civile. A tal fine promuovono, almeno una volta all’anno, in merito agli indirizzi ed ai programmi della loro attività, la consultazione delle organizzazioni sindacali e professionali maggiormente rappresentative e delle associazioni ambientalistiche, naturalistiche e micologiche che ne facciano richiesta”. Il gruppo micologico e naturalistico “R. Franchi”, che nel territorio reggiano esprime la presenza dell’Amb (Associazione micologica 'Bresadola', associazione nazionale riconosciuta come associazione Aps), presente su tutto il territorio nazionale, da quanto ci risulta è stato consultato dalla Provincia di Reggio Emilia in alcune occasioni pur essendosi sempre dichiarato disponibile nell’eventualità che gli enti delegati si decidessero, una volta tanto, ad adempiere al dettato legislativo;
  • uno dei problemi (peraltro tipici della realtà italiana) è la cronica carenza della capacità di controllo del rispetto delle norme, in particolare di chi va per funghi. Ci risulta che a Ligonchio sia stato costituito un corpo di volontari (guardie ecologiche?) che sarebbero in grado di rendere efficaci i controlli almeno nella “zona di eccellenza”. Chiediamo: che conoscenze micologiche hanno, in generale, tutti gli addetti alla vigilanza sulla raccolta funghi (vigili provinciali, guardie forestali, guardie ecologiche)? La questione non è peregrina perché la L.R. 6/96 dice esplicitamente (comma b, art. 2) che si intende “per “raccolta”, quando non diversamente specificato, “la raccolta dei funghi epigei spontanei commestibili” e tale “interpretazione” è confermata da una circolare dell’assessore all’ambiente della Regione E.R. del luglio del 1996. Quindi la L.R. 6/96 non riguarda i funghi “non commestibili”. Peraltro, e questo aspetto è una forte criticità della L.R. 6/96 che dovrà essere corretta, nella L.R. non esiste nulla (che sia una definizione o una tabella) che consenta di capire, almeno in termini convenzionali, quali possano essere considerati funghi commestibili (anche perché non è ancora possibile stabilire la commestibilità di una specie fungina in laboratorio, essendo le conoscenze attuali al riguardo di natura esclusivamente empirica) la cui raccolta possa essere regolamentata. Esiste un allegato (“Allegato 1”) intitolato “Funghi spontanei” (si badi bene, non “Funghi spontanei commestibili”) che elenca una quarantina di voci tra specie e gruppi di specie. Tale Allegato viene citato nella L.R. tre volte: comma 1 dell’art. 11 (Raccolta a fini economici); comma 1 e comma 5 dell’art. 17 (Certificazione sanitaria) e l’aspetto interessante è che tra i “funghi” elencati ne esistono alcuni che non sono commestibili. D’altra parte esistono funghi ottimi commestibili che non figurano nell’allegato 1 per i quali, stando alla L.R. 6/96, non è prevista regolamentazione. Per fare solo un esempio tra i tanti possibili, cosa può succedere se un addetto alla vigilanza (sempre che sia in grado di riconoscere la specie) trova un raccoglitore senza permesso con un cesto pieno unicamente di funghi dellasSpecie Boletus erytropus, ottimo fungo commestibile e frequentissimo nella “zona di eccellenza”, ma che non risulta nell’allegato 1 della L.R. 6/96? Che cosa scriverebbe nell’eventuale verbale di contravvenzione? Come si vede la questione che poniamo è alquanto complessa e non semplice e banale come potrebbe superficialmente apparire: questo succede quando le istituzioni e gli enti che legiferano e regolamentano (su una qualsiasi problematica) non hanno le competenze e le conoscenze adeguate. D’altra parte in montagna (e non solo in quella reggiana) per “fungo” si intende unicamente il “porcino”.

Inoltre, e non da ultimo per importanza, sarebbe molto interessante ed utile per la popolazione che nella nostra provincia si trovassero i modi ed i fondi, in sinergia fra i vari enti interessati (Ausl ed ispettorati micologici in primis) per organizzare iniziative di prevenzione sanitaria rivolta alla popolazione tutta ed in particolare agli appassionati di funghi. Ogni anno capitano intossicazioni da funghi, più o meno gravi e talvolta anche mortali, con costi per la spesa pubblica che surclassano di gran lunga le entrate per la vendita dei permessi (per fare solo un esempio). Il gruppo micologico “R. Franchi” considera da sempre questa tematica come un suo impegno prioritario che ormai da più di quarant’anni realizza con l’organizzazione di attività didattiche nelle scuole (non sarebbe interessante svolgere queste attività nelle scuole della montagna?), nei corsi di micologia, nelle numerose mostre micologiche che organizza in provincia.

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Aggiornamento

La risposta di Aronne Ruffini, assessore dell'Unione

In riferimento alla lettera aperta sul “Regolamento per la raccolta dei funghi epigei spontanei per l’anno 2017” nell’Appennino Reggiano, in qualità di Assessore alla forestazione e difesa del suolo, mi corre l’obbligo di fare alcune considerazioni e precisazioni.

Relativamente alle affermazioni del Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia che qui riporto si è ragionato in chiave solamente economicistica che, lo diciamo subito senza mezzi termini, rende palese una logica di “respingimento” e non di attrazione turistica verso i territori della Montagna che già da tempo soffrono, per motivi di ordine generale, di un consistente spopolamento ed abbandono”, non mi trovo assolutamente d’accordo, e tengo a precisare che la logica della nuova regolamentazione e delle nuove tariffe è scaturita all’interno di un dibattito fatto in Giunta dell’Unione Montana nel quale si è prospettata una nuova visione nella gestione del territorio boschivo, dei prodotti del sottobosco, e dell’’uso del territorio, che parte dal coinvolgimento, dalla valorizzazione e responsabilizzazione dei consorzi forestali, organismi volontari che se ben utilizzati possono diventare in futuro i veri strumenti operativi sul territorio, dando una risposta al comma 4 dell’Art. 3 della L. R. 6/96 che recita: “Gli Enti competenti provvedono a programmare ed attuare interventi di valorizzazione del patrimonio boschivo finalizzati al mantenimento dell’equilibrio ecologico ed iniziative di educazione ambientale e micologica rivolte ai raccoglitori.

È stata quindi stipulata e sottoscritta una convenzione tra l’Unione dei Comuni Appennino Reggiano e il Consorzio di secondo grado (Consorzio Alto Appennino Reggiano) che raggruppa i vari consorzi (volontari) forestali, nonché gli usi civici, il quale ha il compito di gestire la raccolta dei funghi, la vendita dei permessi e attuare i controlli relativamente all’anno 2017.

Se la scelta attuata darà i risultati sperati, in prospettiva futura i consorzi forestali diventeranno i punti di riferimento in termini di organismi operativi relativamente alla gestione e valorizzazione delle cenosi forestali nonché la tutela e conservazione del territorio.

Saranno in capo a loro la predisposizione dei piani di assestamento forestale nonché la realizzazione di opere di regimazione idraulico - forestale e di manutenzione della viabilità rurale e forestale di cui il nostro territorio ha estremo bisogno.

Si penserà anche alla gestione dei prodotti del sottobosco come mirtilli e lamponi.

Sotto l’aspetto tecnico, in futuro è necessario dotare il Consorzio Appennino Reggiano di specifiche figure professionali che supportino il Consorzio e l’Unione Montana su base scientifica e tecnica relativamente alle problematiche che dovessero sorgere.

Ma per fare tutto questo occorrono risorse economiche, e la vendita dei permessi è una possibilità che ci viene data, e assieme a tutti quegli appassionati raccoglitori di funghi che speriamo siano tanti, vogliamo iniziare questo nuovo percorso, non nella logica di fare business, ma di impostare una vera politica di valorizzazione dei prodotti e conservazione del nostro territorio.

Letto in questa logica credo che l’aumento dei permessi possa essere accettato da tutti anche da chi precedentemente ne usufruiva a titolo gratuito.

Relativamente a tutte le altre questioni sollevate, che sono tante, sono in sintonia con il gruppo micologico, ma mi preme sottolineare che le varie problematiche evidenziate non sono sorte a seguito dell’adozione del nuovo regolamento.

Pertanto al fine di dirimere i vari aspetti osservati, mi impegno a promuovere uno specifico incontro con il gruppo micologico, per impostare un tavolo operativo di discussione e confronto su tutte le problematiche evidenziate.

(Aronne Ruffini, assessore alla forestazione e difesa del suolo Unione montana Appennino reggiano)

 

18 COMMENTS

    • Il costo del tesserino é certo un problema. Anche un notaio avrebbe capito che la questione centrale che poniamo é il ruolo dei funghi in natura che é fondamentale per la vita del bosco. Quasi tutti i regolamenti (e le leggi) di raccolta funghi sono fatti da chi ignora cosa sono veramente i funghi. Non c’é peggior sordo di chi non vuol capire.

      (Luigi Cocchi)

      • Firma - Luigi Cocchi
  1. Non ho elementi per valutare se il costo del tesserino è tanto o poco, vorrei però sapere a chi vanno i soldi e come vengono reimpiegati. E’, a mio avviso, assurdo comunque che nelle zone demaniali, fra l’altro abbandonate a se stesse, si debba pagare.

    (F.R.)

    • Firma - F.R.
    • Ti sbagli, la montagna si sviluppa per gran parte su proprietà privata. Una minima parte su usi civici, che sono da considerarsi bene privato delle frazioni interessate, in quanto bene in usufrutto ai residenti della frazione. E del demanio quasi nulla!

      (Enrico Chicco Ferretti)

      • Firma - Enrico chicco ferretti
  2. Come si voleva dimostrare, la costituzione del Consorzio Alto Appennino reggiano e la nomina a presidente del geometra Dario Torri ha solo una valenza politica, o meglio partitica. Le prime azioni sono all’insegna de “i funghi sono nostri e ce li gestiamo noi”, “gli abeti sono nostri e li tagliamo tutti” (tradotto, tanti bei soldini da gestire…), “frane, quali frane?” A proposito: “noi a Succiso non abbiamo niente da imparare, anzi”, le ultime parole famose del presidente Torri.

    (Alessandro Davoli)

    • Firma - Alessandro Davoli
  3. Fermo restando che il costo eccessivo, nel contesto trattato, non è cosa da poco, l’articolo affronta anche altre problematiche che non vanno affatto sottovalutate. Il malcontento è evidente e minimizzarlo è controproducente, il territorio ha bisogno che venga gente e disincentivarla crea un problema. Parma va presa sì ad esempio, ma non solo per il costo dei tesserini. Troppa faciloneria finisce sempre ed inevitabilmente per complicare le cose.

    (Antonio Manini)

    • Firma - Antonio Manini
    • Non trovo nessuna plausibile motivazione per giustificare da un anno all’altro un rincaro del 120% e in qualsiasi altro campo un rincaro per me ingiusto e discriminatorio troverebbe una giusta sollevazione popolare. Ma trovo ancora più ingiusto e offensivo l’equazione fatta dal presidente del Consorzio alto appennino reggiano Dario Torri che giustificava con soddisfazione l’aumento del costo stagionale del tesserino per la raccolta funghi riconoscendo che un raccoglitore (bracconiere) raccoglie mediamente (100 kg di funghi) e di conseguenza è evasore fiscale (vende i funghi a 20,00 euro al kg quindi fa 2.000,00) in più non so chi gli fornisce i dati, visto che dice solo il 3% si ferma a consumare nei locali del nostro Appennino. Si è ripetuto in altre due occasioni sempre sulla stampa; penso che il presidente di consorzio, quale che sia, debba essere una figura con giudizi equilibrati, posata e dialogante e non far trasparire nei suoi discorsi arroganza nè respingimento, visto che siamo tra l’altro della stessa provincia. Io sono di Scandiano, il turismo si crea con l’inclusione, non con il respingimento (vedi i Briganti del Crinale da imitare) leggo che vi siete allineati con i prezzi alla parte parmigiana (solo Albareto e Borgotaro è pari o più cara), da noi confinanti si paga 150,00, se guardavate verso il modenese vedevate che da loro lo stagionale costa 90,00 e vi posso assicurare che il turismo funziona, come funziona nel parmigiano, come funziona oltre il crinale in Toscana ma si paga 100,00 e si può andare in tutta la Toscana. Lasciamo perdere le riserve, che sono un’altra cosa, in queste realtà però i sentieri, le strade sono sistemate è bene, eventualmente si paga anche volentieri. Da noi lo sappiamo tutti, non è così, per attrarre turismo prima bisogna sistemare il territorio e le strutture, poi eventualmente si possono crescere i costi per i fruitori dei boschi e non il contrario, perchè la concorrenza a prezzi e servizi migliori ci è molto vicina. E’ una mia considerazione e non voglio polemizzare, ma quello che traspare da questo aumento esagerato del costo del tesserino è il voler respingere, non attrarre. Spero di sbagliarmi, ho letto gli atti della riunione che ha deliberato questo regolamento e a questi prezzi, andate a leggerli per farvi un’idea sul portale del Parco o dei Comuni montani. Ho apprezzato tanto l’intervento di Antonio Manini che ringrazio pubblicamente e che per il sottoscritto ha centrato il problema. Auguro buon lavoro ad Aronne Ruffini, assessore alla Forestazione e difesa del suolo, con la preghiera di rivedere il costo del tesserino almeno per il prossimo anno. Anche noi della pianura e della collina amiamo il nostro appennino e siamo reggiani come lei e, come il Torri, non vorremmo essere costretti a frequentare le province limitrofe. Grazie.

      (Adriano Mattioli)

      • Firma - Mattioli Adriano
  4. Ho sempre fatto il permesso stagionale, quest’anno no! E’ troppo un aumento del 120% e poi senza trovare funghi, perché non ce ne sono. Sono alcuni anni che fra siccità e funghi bacati è meglio andare da altre parti; mi dispiace, di Civago, dove andavo spesso, credo che ne farò a meno.

    (Augusto Gizzo)

    • Firma - Gizzo Augusto
  5. Trovo assurdo diversificare il costo del tesserino annuale di raccolta funghi per zone di appartenenza nell’ambito provinciale. Come al solito la politica e chi determina queste scelte è fuori dal mondo; da montanaro penso che non ci sia un buon ritorno da questa politica fatta di divisioni. Preferirei scelte volte a incentivare la permanenza sul territorio riducendo gli eccessivi costi dei carburanti e della spesa nei vari supermercati del territorio montano.

    (Paolo Gilioli)

    • Firma - Paolo Gilioli
  6. Credo, nella mia assoluta ignoranza, che sia nato un altro ente o simile fondato sulla burocrazia e votato a creare qualche posto di lavoro, ovviamente pagato dalla collettività. Sul tema della gestione del territorio, sul tema idrogeologico ed in generale della manutenzione del territorio abbiamo: Provincie, Comuni, Unione dei Comuni, ente Parco ed ora anche i Consorzi Forestali. Mi pare che il nostro territorio dovrebbe essere a livelli di eccellenza, visti gli enti coinvolti e di conseguenza le risorse umane impiegate. Non mi pare ci siano le idee molto chiare sul tema. La storia dei funghi sinceramente mi preoccupa meno di questo nuovo carrozzone che si va delineando, ovviamente verrà venduto come una opportunità per intercettare finanziamenti. A mio modesto avviso si dovrebbero fare funzionare bene, con coerenza e professionalità e su progetti finalizzati, i servizi e gli enti già presenti sul territorio.

    (MU)

    • Firma - MU
  7. Sembra che la montagna ed i suoi boschi abbiano visibilità solo due mesi all’anno: settembre e ottobre, in concomitanza con l’arrivo della stagione dei funghi. Per il resto dell’anno non ne parla più nessuno e i boschi sono deserti. Tra l’altro penso che il turismo dei funghi sia uno dei turismi peggiori: orde di persone che invadono i nostri boschi senza il minimo rispetto per i nostri luoghi, l’unica cosa che conta è trovare il bottino e nel mentre sporcare, far rumore, e “raspare” come galline il terreno, accedere con mezzi motorizzati ove non si potrebbe, e la lista potrebbe essere lunga. E siccome i benefici per i nostri luoghi sono pressoché nulli regolamenterei ancora più aspramente la raccolta.

    (Marco Galeazzi)

    • Firma - Marco Galeazzi
  8. MU, hai centrato perfettamente il bersaglio! Un altro ente o cooperativa che sia, inutile… ne abbiamo già anche troppe. I soldi derivanti dai permessi?, serviranno a pagare nuovi stipendi di persone che hanno già diverse occupazioni o ruoli. Non mi stupirei se facessero anche un consorzio per i controllori, ma tra vigili provinciali, GeV, forestali o carabinieri che dir si voglia, non ce ne erano già abbastanza?

    (Fungaio)

    • Firma - Fungaio
  9. Faccio presente a Marco Galeazzi che il gruppo micologico è nato anche per educare i raccoglitori di funghi al rispetto dell’ambiente e più volte ha organizzato uscite solo per la pulizia del bosco (tra l’altro non credo che alcune carcasse di macchine da noi trovate in quelle occasioni, o mucchi di bottiglie di vetro, o lavandini e bottiglie in cui crescevano funghi, o addirittura rivoltelle fossero opera di raccoglitori di funghi). Sono da educare i cittadini (vedi il materiale lanciato dai finestrini delle auto lungo le strade). Il nostro gruppo inoltre da sempre ha chiesto di rendere obbligatori corsi sia per educare al rispetto dell’ambiente sia, considerando che ogni anno capitano intossicazioni da funghi, più o meno gravi e talvolta anche mortali, con costi per la spesa pubblica che surclassano di gran lunga le entrate per la vendita dei permessi (per fare solo un esempio) corsi che assicurino che i raccoglitori abbiano conoscenze abbastanza approfondite sui funghi velenosi e non commestibili confondibili con quelli mangerecci che normalmente raccolgono. Molti funghi che vengono raccolti (compresi i famosi porcini) hanno sosia abbastanza similari.

    (Ulderico Bonazzi)

    • Firma - Ulderico Bonazzi
  10. Purtroppo in certi personaggi esiste arroganza e presunzione. Mi ricordo che all’epoca della propaganda per la fusione per il comune di Ventasso questi personaggi proibivano ad altri, direttamente o indirettamente, di esporre le proprie idee. Purtroppo oggi questo argomento è esaurito, non ne parlano più ed ora l’arroganza, la prepotenza e la presunzione la usano per altri argomenti. Certo è molto brutto sentire che uno non ha niente da imparare dagli altri, mi meraviglio di chi continua ad ascoltare e obbedire.

    (Marika B.)

    • Firma - marika b.
  11. Sono diventato ex fungaiolo da prima che istituissero le tessere, già negli ultimi anni quando andavo sui nostri monti non si poteva girare intorno ad un cespuglio o ad un albero senza scontrarsi con un altro cercatore, anche ad ore antelucane giravano con la torcia, anche sotto temporali erano là a raspare in mezzo al sottobosco; immagino che ora sia anche peggio. Se in una estate particolarmente siccitosa si lasciassero riposare il sottobosco e le fungaie?

    (C. A.)

    • Firma - C. A.
    • Per legge è vietato raccogliere funghi prima del sorgere del sole e dopo il tramonto, comunque la maggior parte di coloro che vanno in quegli orari sono residenti nel posto che spesso hanno il permesso di raccolta gratuita o a un prezzo molto basso che corrono nei loro posti (normalmente solo per porcini) per timore che qualcuno glieli porti via.

      (Ulderico Bonazzi)

      • Firma - Ulderico Bonazzi
  12. In risposta alle affermazioni del gruppo micologico e naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia, mi sento di dover fare alcune osservazioni a riguardo. La scelta di regolamentare la raccolta dei frutti del sottobosco, e di affidarne la gestione al consorzio Alto Appennino reggiano, come ampliamente spiegato dal collega Aronne Ruffini, è frutto di una lunga e oculata discussione con l’Unione montana dei comuni dell’Appennino reggiano e il Parco nazionale. Il consorzio si è costituito con il preciso scopo di occuparsi della valorizzazione dei terreni e dei boschi; è composto da residenti volontari che con grande senso di responsabilità e attaccamento al proprio territorio si mettono a disposizione spendendo tempo e competenze a titolo gratuito; sono certo sia chiaro a tutti quanto sia difficile trovare qualcuno con una così grande passione per il proprio territorio da dedicarsi in maniera completamente gratuita alla causa. Ciò che deriverà dalla vendita dei permessi (sia chiaro, non parliamo di costi proibitivi), sarà investito nel territorio, ora più che mai, bisognoso di opere di manutenzione, data la sempre più scarsa attività agricola che da tempo immemore ha svolto un’importante opera di manutenzione del nostro territorio. Inoltre, non dimentichiamo l’importanza assoluta di regolamentare tutti i prodotti del nostro meraviglioso territorio, vigilando e creando opportunità di lavoro. Ci tengo a concludere pretendendo rispetto per coloro che si dedicano con passione e amore al territorio in cui vivono, cercando di salvaguardarlo, conservarlo e migliorarlo; è un’eredità che lasceremo alle generazioni future. Quindi grazie ai volontari che s’impegnano quotidianamente e grazie anche a coloro che, con le loro polemiche, ci permettono di ricordare quanto sia fondamentale, per noi abitanti della montagna, stringerci e sentirci come un’unica persona; come guardiani di tutto ciò che di buono le nostre montagne hanno da offrire, rimanendo sempre disponibili a un confronto, accettando idee e contributi volti a portare miglioramenti economici e ambientali nel nostro territorio.

    (Martino Dolci)

    • Firma - Martino Dolci
  13. Sarebbe molto interessante sapere poi che investimenti sul territorio verranno eseguiti e se sono di utilità della collettività oppure di pochi, magari qualche straduccia nel cuore del Parco nazionale verrà fatta, così qualche tagliatore di legna se la troverà già lì senza ulteriori spese, alla faccia della salvaguardia del territorio. Vedremo quali saranno questi interventi che verranno realizzati con molto interesse!

    (Fungaio)

    • Firma - Fungaio