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Via libera all’etichettatura “prodotto di montagna”. Interessati i prodotti di 13 comuni reggiani

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Un importante provvedimento di valorizzazione dei prodotti e del lavoro delle aziende agricole di montagna e di trasparenza per i consumatori con ulteriore valore all’etichetta nel tentativo di arrestare l’abbandono dei territori montani.

È questo il commento di Coldiretti Reggio Emilia all’approvazione da parte della Conferenza Stato- Regioni del decreto che stabilisce che i prodotti agroalimentari delle aree di montagna potranno riportare l’indicazione di qualità “prodotto di montagna”. Il decreto recepisce quanto introdotto dal Regolamento UE 1151/2012, il cosiddetto “Pacchetto qualità”, per valorizzare la provenienza delle produzioni.

È una ulteriore possibilità di valorizzazione per un’agricoltura che produce con costi e investimenti maggiori.

«È un provvedimento – commenta Daniele Immovilli, responsabile del comparto montano della Coldiretti di Reggio Emilia – che riconosce il valore dell’origine delle produzioni agroalimentari e rafforza l’importanza di fornire ai consumatori informazioni trasparenti. In questo modo l’etichetta “prodotto di montagna” diventa uno strumento economico e sociale al servizio di produttori e degli amministratori dei 13 comuni reggiani inclusi nel regolamento».

«La valorizzazione dei prodotti di montagna – conclude Immovilli –, importante tassello per salvaguardare la presenza dell’attività agricola in aree dove la presenza dell’uomo è fondamentale per l’equilibrio ambientale e la salvaguardia dal dissesto idrogeologico, coinvolge nella nostra provincia i comuni di Baiso, Busana, Canossa, Carpineti, Casina, Castelnovo ne' Monti, Collagna, Ligonchio, Ramiseto, Toano, Vetto, Viano, Villa Minozzo. Questi comuni rappresentano il 20% delle aziende in vendita diretta di "Campagna Amica" di Reggio Emilia per produzioni come Parmigiano reggiano, formaggi di pecora e di capra, cereali, miele, uova, castagne, carne e trasformati».

Per essere classificati “di montagna” i prodotti vegetali e il miele – informa Coldiretti Reggio Emilia – devono essere totalmente ottenuti e trasformati nelle aree montane. I prodotti zootecnici devono essere ottenuti da animali allevati negli ultimi due terzi della loro vita in montagna e nutriti con mangimi prodotti in aree di montagna per percentuali pari al 60% per i bovini, al 50% per pecore e capre e al 25% per i maiali. La trasformazione di carne e latte deve avvenire in strutture situate entro una distanza massima di 10 chilometri dai confini amministrativi dei comuni montani, per quanto riguarda il latte, ed entro 30 chilometri per la carne.

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