Lino Franzini, sindaco di Palanzano (PR), ci invia una nota sul problema della siccità collegandolo alla mancata realizzazione della diga di Vetto.
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La siccità sta provocando una situazione drammatica ai sistemi idrici di vari comuni e ai sistemi irrigui; le società Ireti, Montagna 2000, Emilia Ambiente e i Consorzi di Bonifica stanno facendo i miracoli per quanto di loro competenza, ma se il potere politico non fa nulla per autorizzare e realizzare opere infrastrutturali come Ridracoli, il Bilancino, il Brugneto, Monte Doglio, ecc. in grado di trattenere grandi quantità di acqua in montagna nei periodi di abbondanza per disporne quando servono, ogni anno ci troveremo nella stessa situazione.
Da oltre dieci anni è chiaro anche all’uomo di strada che i cambiamenti climatici ci porteranno alluvioni e siccità e solo la realizzazione di invasi a monte potrà eliminare o ridurre i danni provocati da questi cambiamenti.
Considerando che da anni in Emilia non si fa nulla per prevenire questi danni, in questo periodo è dovuta intervenire la natura con questa siccità per far comprendere ai nostri amministratori che le acque non si producono; se le vogliamo tutto l’anno dobbiamo invasarle quando ci sono.
Dichiarare lo stato di emergenza non produce acqua, può tranquillizzare la coscienza di qualcuno, ma i prati stabili del Parmigiano reggiano e le colture dedicate a pomodoro, mais, bietole e altro resteranno a secco e prenderanno il colore del grano al tempo della mietitura.
Oltre ai danni all’agricoltura chi andrà a dire ai cittadini che tornano ai propri paesi montani nel periodo estivo che non avranno acqua nelle loro case, o che avranno l’acqua regimentata a fasce orarie dopo aver pagato per queste case tasse al massimo delle aliquote tutto l’anno pur non abitandovi?
In Romagna la società Romagna Acque ha comunicato ai comuni della Romagna che la diga di Ridracoli è in grado di garantire acqua a tutti i comuni, Repubblica di San Marino compresa, fino a fine settembre.
Abbiamo bisogno di acqua come dell’aria che respiriamo, non solo per gli usi idropotabili, ma per usi irrigui e per rimpinguare le falde, ma sulla Valle dell’Enza a causa dell’ottusità e delle cecità di tanti non si è mai fatto nulla di infrastrutturale; si è perfino impedito di completare i lavori della diga di Vetto, un invaso indispensabile per la pianura e per la montagna, progettato, finanziato, appaltato e avviato.
Chiunque non sia affetto da ideologie che portano a dire di "no" a tutto, anche alle cose utili ed indispensabili come evitare lo spreco delle acque della montagna, oggi spero comprenda che la responsabilità dei danni dovuti alla siccità sulla Valle dell’Enza è solo di chi continua a permettere che ogni anno finiscano a mare 300 milioni di metri cubi di acque limpide della montagna.
La diga di Vetto è un piccolo invaso di 102 milioni di metri cubi d’acqua; non sarà in grado di eliminare i problemi idrici di Parma e Reggio Emilia come tanti altri invasi in Italia da 200-400-600-800 milioni di metri cubi, ma darebbe un discreto contributo.
In ogni parte del mondo si fa la guerra per poter realizzare invasi per non sprecare le acque, qui si fa la guerra per poterle sprecare; come ci potrà mai essere un futuro per queste terre dove si fanno solo promesse e mai fatti?.
Da alcuni anni è stata redatta da una ditta multinazionale una ipotesi di progetto per la realizzazione di un invaso in miniatura alla Stretta delle Gazze; ma come ho sempre pensato il futuro della montagna e il lavoro degli agricoltori non interessa a nessuno.
(Lino Franzini, sindaco di Palanzano)
Beh, io credo che il sindaco Franzini stavolta deve avere l’aiuto di tutti per portare avanti questo progetto che doveva essere stato già fatto anni fa. I nostri politici cosa aspettano, cosa fanno?, non si può sprecare l’acqua così, io proporrei di cominciare a farsi sentire tutti insieme ed aiutare Franzini.
(Montanarovalonza)
Grande Lino! Da sempre la voce più chiara e concreta sul tema, anche quando era sconveniente parlarne. Occorre operare tutti insieme, come si sta facendo per il Punto Nascite, per un’opera che resusciterebbe totalmente l’appennino.
(Mattia Casotti)
Come abbiamo già avuto modo di confermare, sia come Centristi per l’Europa che come lista civica Progetto per Castelnovo ne’ Monti, condividiamo le posizioni del sindaco di Palanzano per cercare di dare risposte concrete a questa situazione, che da troppo tempo non trova risposta.
(Robertino Ugolotti)
Sarebbe ora che anche i nostri politici portassero a termine il sospirato progetto di un invaso sull’Enza, come già fecero quelli della Romagna con l’invaso di Ridracoli: studi geologici e progettazione nel 1965/66 e poi il via ai lavori. Quanti anni ci vorranno ancora per i nostri a capirne la necessità?
(Nino Bellini)
Credo che il progetto di un unico, grande invaso da quasi 100 milioni di metri cubi sul fiume Enza ormai sia ampiamente superato. Era un progetto nato nel 1800 e mostrava tutti i suoi limiti: una diga che avrebbe creato un lago artificiale che, nonostante ciò che dice il sindaco Franzini, sarebbe molto grande e impattante, con ettari ed ettari di territorio che verrebbero coperti dall’acqua. Un progetto che oggi come oggi non è più ipotizzabile, non soltanto in termini di impatto ambientale, ma anche in termini di sostenibilità economica. Parliamo di un’opera che secondo gli studiosi avrebbe addirittura potuto cambiare il clima della zona e che avrebbe dei problemi rispetto alla sismicità e alla presenza di frane attive sul territorio. Ricordo che anche la viabilità in val d’Enza negli ultimi anni ha subito grossi problemi proprio a causa di frane. Di alcuni invasi più piccoli credo che invece si possa parlare: tutti ormai assistiamo alle conseguenze dei cambiamenti climatici. La siccità di questo periodo, ma anche l’ultimo inverno praticamente senza precipitazioni nevose ne sono testimonianza. Dovremmo ricordarcelo tutto l’anno anche nei nostri comportamenti quotidiani, e non solo quando ci troviamo di fronte a problemi gravi come in questi giorni. Qualsiasi intervento nell’alveo del fiume comunque dovrà essere molto attento all’impatto ambientale. Il fiume è un habitat molto delicato e nella nostra provincia abbiamo già esempi di fiumi e torrenti che sono stati pesantemente utilizzati per attività antropiche, tra dighe e centrali idroelettriche. L’ultimo periodo ha visto porre maggiore attenzione, con la realizzazione ad esempio di impianti “mini-idro” su briglie e salti già esistenti. Si compiano quindi attente valutazioni e studi approfonditi sul rapporto costi/benefici di quest’opera, mantenendo nel contempo un occhio di riguardo per l’alveo dell’Enza, che oggi nella sua parte alta è un ambiente di pregio, con una biodiversità importante. Comprendiamo l’esigenza degli utilizzi umani dell’acqua e le condizioni mutate che pongono grosse difficoltà, ma non si passi sopra questi valori ambientali altrettanto importanti.
(Nuccia Mola, Legambiente Appennino)
Bisognerebbe avere un piano idrico che individui zone sicure dove creare invasi in cui trattenere l’acqua, ogni provincia dovrebbe averne per decine o centinaia di migliaia di mc. Poi bisognerebbe investire nell’agricoltura ed evitare che ancora si irrigui come 50anni fa. E poi bisogna cambiare il senso civico ed evitare sprechi per lavare la macchina, innaffiare l’ orto o i fiori o anche le cose più banali come lo sciacquone e la doccia. Gli scienziati lo prevedevano da anni e ci hanno preso, ma dicono anche che peggiorerà sempre di più.
(Cg)
Sin da quando ero piccola (ora ho passato i 60) ho sempre sentito parlare della diga di Vetto; in questi ultimi anni il nostro appennino davvero soffre di siccità e mancanza di neve, il nostro territorio ha bisogno di acqua e di manutenzione dei torrenti. Gli amministratori, tutti dei nostri territori montani, devono assolutamente stabilire delle priorità. Io non so se esistono problematiche o controindicazioni, ma credo che le proposte del sindaco Franzini meritino un nuovo approfondimento.
(Manuela Guazzetti)
Speriamo che questa opera necessaria prenda piede e venga realizzata, creerebbe posti di lavoro e darebbe più autonomia idrica, ma le politiche del “no” ci mettono sempre del loro, bisogna ammettere che sarebbe un’opera necessaria, speriamo si avveri.
(Anonimo)
E’ ormai evidente a tutti che la diga di Vetto è indispensabile e necessaria per la sopravvivenza dell’agricoltura e non solo nella nostra provincia. Il problema però sta nel fatto che non abbiamo politici all’altezza per portare avanti progetti come questo. I nostri politici, che non sono stati in grado di trovare un posto per fare il canile comprensoriale, rimandando indietro 2 milioni di euro (per fare un esempio) e che ora non faranno niente per impedire la chiusura del punto nascite (per fare un altro esempio), secondo voi possono prendersi la responsabilità di un tale progetto? Mettendosi magari contro la volontà di qualche comitato, o gruppo di cittadini? Abbiamo bisogno qui in montagna di una classe dirigente politica capace, che si prenda le sue responsabilità e porti avanti il bene comune.
(Gino Ricò)
Il posto per il canile comprensoriale era stato individuato, in ultima battuta, in una località prima di Ramiseto; la sua mancata realizzazione deriva dall’opposizione di un comitato di cittadini, non da volontà politiche. Lungi da me voler fare l’avvocato difensore della nostra classe politica, ma credo che i fatti vadano riportati nella loro interezza. Sarebbe ora interessante sapere in che stato volge tale località del ramisetano ipotizzata alla realizzazione del canile, i rappresentanti del comitato parlavano di destinazione turistica per un area ad alto pregio ambientale. E’ stato poi così?
(IC)
Assistere allo spreco delle acque dell’Enza nei periodi autunnali, invernali e primaverili e prendere atto di decine di milioni di danni causati dalla siccità all’agricoltura che tutti noi pagheremo per la mancanza di una riserva idrica adeguata è inconcepibile; è la prova che nel nostro sistema politico qualcosa non funziona; di invasi come la diga di Vetto ne servirebbero decine; lo spreco delle acque va fermato è un bene troppo prezioso e lo sarà sempre di più.
(Sergio Boraschi)
Sì, buona sera…, sono 100 anni che devono farla, sicuramente la faranno adesso.
(Stefano)
Caro Lino, mettiamoci metaforicamente (e non solo) sulla riva del fiume e aspettiamo: speriamo che, coloro i quali, ottusamente, si sono sempre opposti, facciamo un esame di coscienza e comprendano che la politica del “no” non porta da nessuna parte.
(Ivano Pioppi)
Credo sia opportuno un chiarimento del sindaco di Palanzano, il ramisetano Lino Franzini, visto quanto pubblicato oggi 23 giugno 2017 dal quotidiano “La Voce” a pagina 19. Occhiello: la posizione del sindaco di Palanzano Lino Franzini; titolo: invaso sull’Enza, altolà dal versante parmense; somarietto: i più danneggiati siamo noi, lo sbarramento metterebbe sott’acqua una nostra frazione (ndr virgolettato del sindaco)
(Paolo Comastri)
Un plauso al sindaco di Palanzano, vergogna ai politici reggiani per la mancanza di dignità. La Provincia di Parma costruiva la Parma mare, la Provincia di Modena la giardini poi l’Estense, nel frattempo i nostri politici costruivano cooperative per raccattare voti, sedie e posti per i loro parenti. E non hanno fatto niente per il loro territorio, infrastrutture non fatte, ospedali che chiudono, ma sempre alla ricerca di nuovi voti, perché ora non serve altro: abbiamo gli immigrati. Lo sapete perché non è mai stata fatta?, probabilmente perché la Masini era certa di infiltrazioni mafiose su Reggio. Via la politica Reggiana, se avete dignità dimettetevi.
(Un montanaro)
Oggi l’acqua è il volano dell’economia mondiale, non solo dell’agricoltura o della montagna, ma deve essere sempre disponibile, sia per chi lavora sia per l’ambiente; la mancanza d’acqua porta alla morte di ogni cosa. Ho sempre pensato che il vero ambientalista è chi si oppone allo spreco delle acque, chi pensa come il buon padre di famiglia che conserva un bene nei periodi di abbondanza per disporne per la propria famiglia quando serve; per questo ho sempre pensato che i veri sostenitori della diga di Vetto dovesse essere il mondo ambientale; un lago è il paradiso terrestre della fauna, vedi il Bilancino a Barberino, a Ridracoli, a Monte Cotugno, tutte dighe dove è stata creata un’area faunistica stupenda o inserite dentro ad un’area Parco. Ma a parte questo la cosa che più mi rattrista è la continua disinformazione che viene fatta, ancora oggi, sulla diga di Vetto; la correttezza, la serietà, l’onestà, ecc. imporrebbero che le ideologia personali non dovrebbero portare a fare disinformazione. La diga di Vetto è una piccola opera infrastrutturale, non paragonabile ad autostrade, alta velocità, aeroporti, industrie, ecc.; sul piatto di quest’opera vanno messi i “pro e i contro”; ma anche se ci fossero dei “contro” oggi possiamo permetterci di continuare a sprecare milioni di metri cubi di acque di montagna, il bene più prezioso dell’umanità, acque che darebbero da bere a Reggio Emilia e a Parma, a 76mila ettari di terreni agricoli, che produrrebbero oltre 50 MGW di energia pulita, che salverebbe la valle da qualsiasi alluvione, che darebbe il MDV a Enza e Crostolo tutto l’anno, che risolleverebbero la quota delle falde, che eliminerebbe i pericoli della subsidenza e tanto altro? Chi si oppone alla diga di Vetto sappia che non sta facendo nulla per tutto questo. Ma tornado alla disinformazione continua, tengo a precisare: la prima bozza del progetto di uno sbarramento alla stretta di Vetto risale al 1926 e non al 1800; prevedeva a Vetto un invaso molto simile a quello previsto attualmente e altri 3 invasi e cinque centrali idroelettriche, l’ultima era a Ciano; di questo progetto ho lo schema con invasi, gallerie e centrali idroelettriche. Se ci fossero cambiamenti climatici sarebbero solo migliorativi, purtroppo non ci sono; questi effetti “migliorativi” si potranno notare fino a tre km dalle acque del lago; lo studio di impatto ambientale fatto redigere dal Ministero dell’ambiente nel 1988, di cui ho copia, costato 4,5 miliardi di vecchie lire, valutò attentamente questi aspetti, compreso la sicurezza dei versanti e la sicurezza sismica; ma chi vuol fare terrorismo è arrivato a minacciare a Vetto perfino l’effetto Vajont, dimenticando che per chi conosce la valle dell’Enza sa che non esiste nessun monte Toc di 2000 metri a picco sul lago o a dichiarare la diga di Vetto un grande invaso pur avendo solo 100 milioni di metri cubi d’acqua, tra le tante dighe che abbiamo in Italia. Vi porto alcuni esempi: Occhito 330 milioni, Monte Cotugno, 530 milioni, Eleonora d’Arborea 800 milioni di metri cubi (la diga delle Tre Gole in Cina, appena ultimata, 39 miliardi di metri cubi); si parla che non ci sono i soldi; cretinata bestiale; solo negli ultimi anni i soldi spesi per i danni all’agricoltura da siccità sono molto superiori al costo della diga di Vetto e poi vedremo quest’anno a Parma e Reggio Emilia; tralasciando i privati che vorrebbero investire su quest’opera. Ma purtroppo in Italia da vari decenni va così, manca un potere politico che pensa al bene del territorio. Se non ci saranno cambiamenti andrà sempre peggio e al peggio non c’è limite; se poi si continuerà a dire di no anche ad un’opera indispensabile come l’aria che respiriamo presto toccheremo il fondo; ma a pagarne i danni non saranno i fautori del “no” a tutto o i nostri politici indifferenti e con ottimi stipendi, ma noi poveri Italiani, noi montanari in primis, perchè ricordiamoci che la diga di Vetto porterebbe migliaia di posti di lavoro e un futuro ai paesi montani oltre a tutto il resto.
(Franzini Lino, sindaco di Palanzano)
Mettere sullo stesso livello un problema che è oggetto del trattato di Parigi e il nido del cucù della Val d’Enza, unito ai prodotti del sottobosco, elementi forse di “biodiversità importante”, è una esercizio di ipersensibilità che non mi affascina. Un progetto di bacinizzazione dell’Enza o un qualcosa di simile, che si può anche autofinanziare con l’energia prodotta, è cosa ben più seria di un invaso da 100 milioni di mc d’acqua. Su un’impostazione concreta come quella proposta dagli agricoltori penso che dovremmo lasciar perdere il radical chic che di danni ne ha già dati abbastanza.
(mv)
Un vecchio adagio diceva “ogni tempo vien, chi aspettar lo può…”. Ebbene il tempo è arrivato, amico Franzini, e possiamo ben dire che siamo stati veramente lungimiranti noi del comitato pro diga di Vetto che, vent’anni or sono abbiamo fatto la malora perchè venisse costruita la diga, e che non era semplicemente un invaso d’acqua ma era un sistema diga che comprendeva molteplici opere di supporto. Pensare che abbiamo pagato e continuiamo a pagare dei “politici” che non vedono la fine del loro naso è veramente avvilente! A volte però mi viene in mente la famosa battuta degli asini che volano, che se viene detta da certi personaggi… volano sì, ma bassi, bassi. Altrettanto penso di questi personaggi, ma che siano veramente così incapaci e incompetenti, per non dire altro, da non capire che le necessità vengono prima della politica?! Vorrei ricordare a tutti le parole iniziali dell’intervento che fece il presidente della diga di Ridracoli al convegno a Neviano degli Arduini: “noi siamo dei ricchi” e snocciolava successivamente tutte le opere fatte e da fare con conseguente ritorno in termini monetari. Una cosa certa è che la Romagna ha lo stesso dio della Regione e quindi mi viene in mente la frase usata tempo fa per i morti del dopoguerra ed ora dalla signora Montemerli del “chi sa, parli”, ma nessuno parlerà e dirà perchè là è stata costruita la diga e a Vetto no. Ho letto in questi giorni diverse ricette su come risolvere il problema e se non fosse perchè c’è poco tempo si potrebbe fare un bel libro di barzellette. L’unica dichiarazione seria è stata del sindaco di Villa Minozzo, tutte le altre han fatto ben capire di non conoscere il problema, ma soprattutto la gravità del momento. Ma un’ultima cosa mi chiedo: ma dove erano i nostri amici contadini, tutti indistintamente, quando questi ed altri sprovveduti di politici decidevano le loro sorti e quelle di un settore così importante? E’ pur vero che ci sono mucche di vari colori, ma la fame e la sete hanno un colore solo “nero”. Caro Lino, è una magra soddisfazione dire ora…avevamo ragione ed il nostro indimenticabile grande amico Athos Nobili che, a capo del nostro gruppo pro diga, ha scritto ed esortato questi irresponsabili politici ma, come al solito, a costoro serviva e serve solo una seggiola, seppur sgangherata per sentirsi importanti, ora li guarderà con tanta compassione. Mi complimento ancora per la tua esattezza e puntualità nell’esposizione di una situazione così seria ma non di facile ed imminente soluzione. Ora i casi sono due: o si ricominciano a fare le “rogazioni” o ci si affida ad uno stregone perchè faccia piovere, visto che non abbiamo nessun altro a cui rivolgerci.
(Andrea Azzolini)
Vorrei aggiungere un piccolo commento a quanto affermato dalla signora Mola a proposito del cambiamento che la diga di Vetto provocherebbe al clima, localmente. Corrisponde ad assoluta verità, infatti basta guardare come tutti quelli che abitano in prossimità di laghi sono tutti lì a lamentarsi e a disperarsi per la pessima qualità del clima locale. Compreso Clooney.
(Roberto)
Sprecare le acque dell’Enza, del Cedra, della Lonza, dell’Aliocca per otto mesi all’anno e trovarci a secco è la barzelletta di questa valle. Da parte mia consiglierei al sindaco di Palanzano Franzini di non sprecare più energie per quest’opera, contro certi poteri lottare è tempo sprecato; chiunque comprende che i cambiamenti climatici in atto e l’agricoltura specializzata della pianura richiedono che le acque della montagna non siano sprecate, ma conservate in una grande riserva idrica nei periodi di abbondanza. Impedire questo spreco dovrebbe essere compito dei politici e del mondo ambientalista; ma purtroppo così non è. Un plauso a Franzini, l’ultimo dei Mojcani di queste valli.
(Davide)
Le acque sono la ricchezza della montagna, ma lo sono se sono disponibili nei periodi di siccità. Se questo fosse vero credo che la diga di Vetto o quella della Stretta delle Gazze non si faranno mai. Mi sono convinto che si vuole fare morire la montagna e il calo demografico dovuto alla mancanza di lavoro porterà a questo in pochi anni. In montagna abbiamo l’oro blu del futuro, ma dobbiamo buttarlo via tutto l’anno per impedire che la montagna abbia lavoro, turismo e ripopolamento, ma chi vuole questo sappia che non farà morire solo la montagna ma anche l’agricoltura dei paesi a valle; i prati stabili da cui si ricava il Parmigiano reggiano non si irrigano con gli impianti a goccia, hanno bisogno di acqua, tanta acqua.
(Pierluigi)