Punto nascite di Pavullo nel Frignano, il capoluogo dell'appennino modenese "gemello" di Castelnovo n' Monti, si va verso la chiusura. Lo scorso fine maggio, infatti, il sindaco Luciano Biolchini ha risposto a due interrogazioni (Minelli e 5 Stelle) sul futuro del Punto nascite, previsto nell'ambito del piano provinciale di riordino 2017-19. Al di là delle "buone notizie" date dal sindaco, in merito ai 5 milioni stanziati per interventi strutturali e tecnologia e i 700mila euro in più all'anno per il personale, il fatto che nel 2016 solo la metà delle donne partorienti del Frignano abbia partorito a Pavullo (144 su 289), dove in tutto i parti sono stati 190, è un dato molto al di sotto della soglia ministeriale di 500. "Ci sarà una revisione del percorso nascita", ha spiegato il primo cittadino del comune montano. Rimarrà l’attività pre-concezionale, in gravidanza e post partum: il prima e il dopo del parto, quindi. Per il parto anche i montanari modenesi andranno in città.
Singolare il documento che viene ora presentato sul riordino e che Redacon ha visionato. Si citano al solito la carenza della popolazione "il distretto di Pavullo supera di poco 40.000 abitanti", "la tendenza allo spopolamento di queste aree montane con prevalente permanenza delle fasce di età anziane, tendenza della sanità attuale a concentrare le pratiche di livello medio-elevato presso strutture ad elevato volume d'attività". "Le preferenze delle donne che sempre più si rivolgono a centri di secondo e terzo livello per la presenza in primis della terapia intensiva neonatale".
E naturalmente "le indicazioni e pronunciamenti di commissioni e società scientifiche in tema di espletamento del parto in sicurezza per la donna ed il bambino".
"Sospendere l'attività del punto nascita in condizioni di assoluta sicurezza significa:
1) ripensare l'assistenza alla gravidanza ed al parto, dando piena attuazione al percorso nascita avviato nella nostra provincia.
2) Sviluppare i collegamenti funzionali con gli ospedali e i punti nascita di riferimento scelti dalla donna.
3) Garantire la possibilità di accesso in loco alle prestazioni assistenziali di natura diagnostica e di monitoraggio di più frequente utilizzo in gravidanza".
Non penso Castelnuovo sì e Pavullo no. Rassegnamoci.
(Cg)
Tutto dipende dalla volontà politica. Si è deciso di mantenere aperto il punto nascite di Chiavenna (SO), realtà molto simile a Castelnovo, con un ospedale che non ha nulla da invidiare al nostro, anzi. Ora i nostri politici ci vogliono tirare per il naso, ma alle prossime elezioni bisognerebbe togliere il voto al PD. Su tutti i fronti: Comuni, Provincia e Regione. Ricordo bene quando nel 2010 i nostri amministratori (su tutti e tre i fronti) ci infinocchiavano dichiarando che l’ospedale di Castelnovo non era a rischio. E quel che è peggio è che abbiamo creduto alle tante frottole e rassicurazioni pre elettorali utilizzate con lo stesso modo con cui si utilizza la vasellina. Mi auguro vivamente che si inizi ad aprire gli occhi, sperando che una volta chiuso il punto nascite (perchè state certi che questo è il destino scritto da anni) ci sia una forza politica diversa in grado di riaprirlo.
(Alessandro Torri Giorgi)
Non avete capito che il Pd ne uscirà comunque pulito perché è una legge del centrodestra? E poi in termini elettorali la montagna vale meno di un solo comune della bassa.
(Cg)
Ripeto, questo purtroppo accade da noi. Anche Chiavenna è un paese di montagna (sorge infatti ai piedi delle Alpi) ma la differenza è che si trova in Lombardia, con un’amministrazione di destra. Ecco le differenze. Gli interessi degli amministratori probabilmente differenti dai nostri. E, da elettore di sinistra, mi duole ammetterlo.
(Alessandro Torri Giorgi)
Suggerisco hai nostri lungimiranti amministratori, visto che si chiuderà il punto nascite di Castelnovo e visto che sempre i nostri lungimiranti amministratori dicono che si può partorire a casa in sicurezza (scritto nero su bianco), di potenziare o creare il servizio di “ostetriche domiciliari”.
(Massimo Bonini)
Poveri illusi del PD, che credete ancora che esiste una sinistra che dovrebbe tutelare i poveri, i deboli, i bisognosi, le zone remote e depresse, quali quelle del nostro appennino. L’ospedale e quello che rappresenta per una comunità montana, dovrebbe andare oltre ai puri numeri statistici. Come dice il signor Torri, spero vivamente che alle prossime elezioni si cambi registro, perchè di questi “incapaci amministratori” non sappiamo cosa farcene!
(La voce della verità)
Riguardo a ciò che scrive scrive “La voce della verità”, forse qualcosa si muove, pensando a quanto avvenuto a Campegine alle elezioni comunali di due giorni fa.
(P.B.)
Quando la sinistra fa politiche di destra, alla lunga se ne avvantaggia solo la destra. Il problema è che questa sinistra sta facendo consapevolmente politiche di destra (austerità, patto di stabilità, pareggio di bilancio); in parole povere: macelleria sociale. Cosa che alla destra non sarebbe stato permesso. Ma siccome il macellaio “di sinistra” ha il grembiule rosso, il sangue si nota di meno, e la macelleria prosegue, fino al punto di non ritorno.
(Commento firmato)
Chiudono un reparto bello come il punto nascite di Castelnovo e rimane aperto quello di Napoli dove i pazienti sono invasi dalle formiche e poi l’Italia va male…
(Luchino)
In riferimento a quanto scrive “Commento firmato”, un tempo c’era la sinistra riformista che aveva le proprie idee e proposte quanto a soluzione dei problemi e non aveva pertanto bisogno di rincorrere o emulare la destra e neppure farsi trainare da una sinistra ideologica e massimalista, ma ora quella sinistra di allora non c’è più anche se potrebbe tornare utile (forse molto utile).
(P.B.)
Concordo. La sinistra che è rimasta, è quella che fa la “lotta di classe” sui prezzi e non più sui salari; scambia, cioè, i diritti dei consumatori con i diritti dei lavoratori, senza capire che sono antitetici e dimenticando che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro, non sul consumo (cioè il potere delle multinazionali e dei mercati).
(Commento firmato)