Nel periodo delle festività di Pasqua Castelnovo ne' Monti renderà omaggio ad un proprio artista, scomparso nel 2003, che ha segnato per molti anni la realtà culturale del paese, scegliendo comunque una posizione defilata, lontana da protagonismi, in linea con il suo carattere: Melchiorre Pietranera.
Sabato 15 aprile sarà inaugurata alle ore 17 la mostra dedicata alle opere pittoriche di Pietranera, nelle sale espositive di Palazzo Ducale. “La dimora della fragilità” è il titolo della mostra, che poi sarà visitabile fino a domenica 14 maggio (apertura: venerdì, sabato, domenica e festivi dalle ore 16 alle 19). Sabato 15 aprile poi inaugurerà una appendice della stessa mostra ospitata nei locali del teatro Bismantova, e lo stesso giorno alle ore 18 avverrà anche l'intitolazione del foyer del Teatro a Melchiorre Pietranera, accompagnata da un concerto di pianoforte a quattro mani del duo Sollini-Barbatano.
Pietranera è stato un medico che ha lavorato per tanti anni sul territorio della montagna, contraddistinto da una grande professionalità ma anche umanità e disponibilità. Nell'arco di tutta la sua vita è stato anche un artista, a tutto tondo, dedicandosi sia alla pittura che alla poesia. Nato a Reggio Emilia nel 1921, iniziò fin da bambino a frequentare lo studio del pittore Giuseppe Menozzi, con il quale ha mantenuto una profonda amicizia. Arrivato in montagna nel 1950 come direttore del Dispensario Antitubercolare di Castelnovo Monti, ha iniziato a partecipare a diverse mostre, collettive e personali, l'ultima mentre era ancora in vita allestita nel 2002.
Sulla nuova mostra e sull'intitolazione del foyer afferma l'assessore alla Cultura, Emanuele Ferrari: “Con questa mostra, ma soprattutto con questa intitolazione, vogliamo ricordare una figura carissima a tanti nostri cittadini. A partire dal suo impegno quotidiano come medico responsabile del dispensario di via Boschi, unito alla sua intensa e silenziosa attività di artista e poeta. Professione e passioni che lo hanno contraddistinto per tutta la vita. In comune al desiderio autentico di coltivare l'umanità, di saperla cogliere e accogliere in ogni sua manifestazione, anche là dove c'è il suo limite e dove c'è il suo pianto. In quella dimora della fragilità dove si può trovare sempre spazio e tempo per ricercare bellezza ed eterno, mito e Logos, dedicandosi agli altri e nel contempo scoprendo in profondità se stessi, la propria vocazione, il proprio modo di salvare il mondo. Un esempio luminoso e concreto di presenza discreta, di spirito e pensiero incarnati”.