Nella Giornata della Memoria il prefetto di Reggio Emilia, Raffaele Ruberto, ha consegnato a Giuseppe Rinaldi del Casino di Castelnovo ne’ Monti una medaglia d’onore per aver detto “no” all’arruolamento nella R.S.I. e quindi essere stato internato in Germania in un campo di lavoro per diversi mesi. Era accompagnato dai familiari e dal vice sindaco del comune, Emanuele Ferrari, nei locali della Prefettura di Reggio Emilia, presenti le massime autorità della Provincia e i familiari di altri ex internati come lui.
Il prefetto ha lodato la coraggiosa decisione presa dopo l’8 settembre da migliaia di soldati che non accettarono il ricatto del fascismo e persero o rischiarano di perdere la propria vita per la fedeltà ad un ideale di libertà.
Giuseppe Rinaldi era accompagnato dai figli Riccardo, Laura e Giovanna e dalla nipote Agnese.
Errata corrige
Corre l’obbligo di una correzione alla notizia: Giuseppe Rinaldi fu tra i cittadini di Castelnovo rastrellati e inviati in Turingia, a Kahla, per lavorare nelle industrie belliche tedesche.
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Complimenti e grazie, Giuseppe. Esempio prezioso del costo che molti nostri genitori o nonni hanno pagato per la difesa della nostra libertà e democrazia. Quanti popoli, a differenza, in quegli anni hanno permesso incredibili orrori!
Un affettuoso saluto a Giuseppe Rinaldi, ai suoi figli, ai suoi nipoti. Davvero un testimone vero, umile, generoso dei valori di libertà, democrazia, giustizia e solidarietà della nostra montagna che lo portarono, insieme a tanti altri cittadini della nostra terra, a rifiutare la dittatura nazi-fascista, l’odio e la violenza, accentando con coraggio una drammatica deportazione. Dagli anni ’90, insieme al caro Memo Zanni, ai famigliari dei nostri concittadini morti a Khala in Gerrmania, nel cui cimitero abbiamo posto una lapide in loro memoria, abbiamo come Amministrazione comunale alimentato e conservato nei giovani e nella popolazione del nostro paese la memoria delle loro storie, del loro sacrificio. Grazie, Giuseppe, per la sua scelta, per il suo esempio, per il suo quotidiano e semplice lavoro; grazie per la sua bella famiglia, grazie per essere stato ed essere un grande cittadino della nostra comunità.
Grande rispetto per la scelta del signor Rinaldi, così come grande rispetto a tutti quei soldati italiani che, arruolandosi nella R.S.I., erano certi di andare incontro, oltre che alla sconfitta militare, anche alla perdita della loro vita, ma con la certezza che la loro scelta servì a salvare l’onore d’Italia mantenendo la parola data all’alleato germanico senza cambiare bandiera. Cosa che, a guerra finita,venne riconosciuta dall’invasore angloamericano, presentando a tutti i reparti della R.S.I. “l’onore delle armi”.
Caro signor Angelo, il rispetto umano non va negato a nessuno, ma personalmente penso che la scelta più coraggiosa sia stata quella fatta da persone come il signor Giuseppe che, bene sapendo di rischiare la vita, hanno deciso di scegliere la bandiera “giusta”: quella dell’Italia libera che sperava nel ritorno della democrazia. Coloro che decisero di arruolarsi nella R.S.I. lo fecero (forse qualcuno fu costretto, non lo nego) perchè ancora abbagliati dalla ideologia fascista che ormai (per fortuna) non faceva più presa sulla maggior parte del popolo italiano. Qual era l’onore d’Italia nel mantenere fede all’alleato germanico? Era forse “onorevole” essere fedeli a bestie disumane come Hitler e tutti i nazisti? L’onore non va dato a chi serviva le dittature e calpestava libertà e dignità dei cittadini (inutile ricordare le atrocità commesse da molti soldati della RSI a danno di tanti civili inermi), ma va dato a coloro che hanno rischiato, e in molti casi perso, la loro vita per riportare il nostro Paese fuori dall’incubo del nazifascismo! Cordialmente.
Gentilissimo signor Lombardi, era semplicemente l’onore di mantenere fede alla parola data senza cambiare bandiera quando le cose si mettevano male. Purtroppo la storia ci insegna che gli Italiani sono sempre stati maestri come voltagabbana. Gli americani coniarono il termine “to badogliate” per identificarci, ricorda?, e la seconda parte dell’inno di Mameli recita “fummo per secoli calpesti e derisi”. Siamo l’Italia dei Savoia, dei Badoglio e di tutti quei parlamentari che cambiano casacca e si vendono al maggior offerente. Vede, signor Lombardi, io penso che il problema delle guerre non è tanto di vincerle o di perderle, ma di “come” si vincono e “come” si perdono, perchè il tradimento bollerà per sempre un popolo davanti alla Storia. Questo intendevo quando ricordo i combattenti della R.S.I. per ringraziarli di aver salvato l’onore della nostra mai troppo amata Patria. Con ossequio.
Lei ricorda” i combattenti della R.S.I. per ringraziarli di aver salvato l’onore della nostra mai troppo amata Patria”, li ringrazia anche per avere collaborato con l’occupante nazista nelle oltre 5000 azioni di strage di civili (uomini, donne e bambini) compiute nel corso dei 20 mesi di occupazione? Per avere collaborato alla cattura degli ebrei reggiani e italiani finiti nella Shoah del popolo ebraico in Europa? Per avere ceduto al III Reich pezzi interi del territorio nazionale (Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia)? Mi scusi ma lei ha un concetto piuttosto discutibile di “onore”.
Mi ha reso molto felice e orgogliosa, essendo amica di tutta la famiglia, il riconoscimento conferito al signor Giuseppe Rinaldi dal Prefetto di Reggio Emilia per non aver aderito alla Repubblica Sociale di Salò dopo l’8 settembre, pagando la sua scelta con la deportazione in Germania. Penso con rimpianto a Gilda, che se n’è andata troppo presto e che sarebbe stata anche lei molto orgogliosa di questo riconoscimento che onora Giuseppe, tutta la famiglia e la nostra comunità. Complimenti e un abbraccio a tutti da Flavio e Paola Lavagnini.
Nell’anno 1943 qualunque scelta, fascista o antifascista, era rischiosa e perciò degna di rispetto. Purtroppo i vincitori non hanno rispettato i vinti.
Quanta confusione, si mescola la pietas con la storia. Come cercare di mescolare olio e acqua. Qualcuno è stato esule davvero e non come “formula dimostrativa” di non si sa bene cosa.
Complimenti e grazie, Giuseppe. Esempio prezioso del costo che molti nostri genitori o nonni hanno pagato per la difesa della nostra libertà e democrazia. Quanti popoli, a differenza, in quegli anni hanno permesso incredibili orrori!
(Agostino)
Un affettuoso saluto a Giuseppe Rinaldi, ai suoi figli, ai suoi nipoti. Davvero un testimone vero, umile, generoso dei valori di libertà, democrazia, giustizia e solidarietà della nostra montagna che lo portarono, insieme a tanti altri cittadini della nostra terra, a rifiutare la dittatura nazi-fascista, l’odio e la violenza, accentando con coraggio una drammatica deportazione. Dagli anni ’90, insieme al caro Memo Zanni, ai famigliari dei nostri concittadini morti a Khala in Gerrmania, nel cui cimitero abbiamo posto una lapide in loro memoria, abbiamo come Amministrazione comunale alimentato e conservato nei giovani e nella popolazione del nostro paese la memoria delle loro storie, del loro sacrificio. Grazie, Giuseppe, per la sua scelta, per il suo esempio, per il suo quotidiano e semplice lavoro; grazie per la sua bella famiglia, grazie per essere stato ed essere un grande cittadino della nostra comunità.
(Gian LucaMarconi)
Grande rispetto per la scelta del signor Rinaldi, così come grande rispetto a tutti quei soldati italiani che, arruolandosi nella R.S.I., erano certi di andare incontro, oltre che alla sconfitta militare, anche alla perdita della loro vita, ma con la certezza che la loro scelta servì a salvare l’onore d’Italia mantenendo la parola data all’alleato germanico senza cambiare bandiera. Cosa che, a guerra finita,venne riconosciuta dall’invasore angloamericano, presentando a tutti i reparti della R.S.I. “l’onore delle armi”.
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Caro signor Angelo, il rispetto umano non va negato a nessuno, ma personalmente penso che la scelta più coraggiosa sia stata quella fatta da persone come il signor Giuseppe che, bene sapendo di rischiare la vita, hanno deciso di scegliere la bandiera “giusta”: quella dell’Italia libera che sperava nel ritorno della democrazia. Coloro che decisero di arruolarsi nella R.S.I. lo fecero (forse qualcuno fu costretto, non lo nego) perchè ancora abbagliati dalla ideologia fascista che ormai (per fortuna) non faceva più presa sulla maggior parte del popolo italiano. Qual era l’onore d’Italia nel mantenere fede all’alleato germanico? Era forse “onorevole” essere fedeli a bestie disumane come Hitler e tutti i nazisti? L’onore non va dato a chi serviva le dittature e calpestava libertà e dignità dei cittadini (inutile ricordare le atrocità commesse da molti soldati della RSI a danno di tanti civili inermi), ma va dato a coloro che hanno rischiato, e in molti casi perso, la loro vita per riportare il nostro Paese fuori dall’incubo del nazifascismo! Cordialmente.
(Michele Lombardi)
Gentilissimo signor Lombardi, era semplicemente l’onore di mantenere fede alla parola data senza cambiare bandiera quando le cose si mettevano male. Purtroppo la storia ci insegna che gli Italiani sono sempre stati maestri come voltagabbana. Gli americani coniarono il termine “to badogliate” per identificarci, ricorda?, e la seconda parte dell’inno di Mameli recita “fummo per secoli calpesti e derisi”. Siamo l’Italia dei Savoia, dei Badoglio e di tutti quei parlamentari che cambiano casacca e si vendono al maggior offerente. Vede, signor Lombardi, io penso che il problema delle guerre non è tanto di vincerle o di perderle, ma di “come” si vincono e “come” si perdono, perchè il tradimento bollerà per sempre un popolo davanti alla Storia. Questo intendevo quando ricordo i combattenti della R.S.I. per ringraziarli di aver salvato l’onore della nostra mai troppo amata Patria. Con ossequio.
(Angelo Riccobaldi, esule in patria)
Lei ricorda” i combattenti della R.S.I. per ringraziarli di aver salvato l’onore della nostra mai troppo amata Patria”, li ringrazia anche per avere collaborato con l’occupante nazista nelle oltre 5000 azioni di strage di civili (uomini, donne e bambini) compiute nel corso dei 20 mesi di occupazione? Per avere collaborato alla cattura degli ebrei reggiani e italiani finiti nella Shoah del popolo ebraico in Europa? Per avere ceduto al III Reich pezzi interi del territorio nazionale (Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia)? Mi scusi ma lei ha un concetto piuttosto discutibile di “onore”.
(M. Storchi)
Mi ha reso molto felice e orgogliosa, essendo amica di tutta la famiglia, il riconoscimento conferito al signor Giuseppe Rinaldi dal Prefetto di Reggio Emilia per non aver aderito alla Repubblica Sociale di Salò dopo l’8 settembre, pagando la sua scelta con la deportazione in Germania. Penso con rimpianto a Gilda, che se n’è andata troppo presto e che sarebbe stata anche lei molto orgogliosa di questo riconoscimento che onora Giuseppe, tutta la famiglia e la nostra comunità. Complimenti e un abbraccio a tutti da Flavio e Paola Lavagnini.
(Paola Agostini)
Nell’anno 1943 qualunque scelta, fascista o antifascista, era rischiosa e perciò degna di rispetto. Purtroppo i vincitori non hanno rispettato i vinti.
(Piero Vassallo)
Quanta confusione, si mescola la pietas con la storia. Come cercare di mescolare olio e acqua. Qualcuno è stato esule davvero e non come “formula dimostrativa” di non si sa bene cosa.
(Monica)