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L’acqua minerale Ventasso? Paghi di più di concessione

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CERVAREZZA (23 marzo 2010) - C'è una proposta che, se accolta, non lascerà certo indenne la frizzantissima Acqua minerale Ventasso, azienda reggiana leader nell'imbottigiliamento di acqua di montagna.

Tutto parte dalla constatazione In Italia nel 2008 sono stati imbottigliati 12,5 miliardi di litri di acqua, per un consumo pro capite di 194 litri, più del doppio della media europea e americana che si aggirano sugli 80 litri. Acqua di sorgente prelevata da 189 fonti da cui attingono 321 aziende imbottigliatrici - tra le quali appunto anche quella cervarezzina - "che pagano spesso cifre irrisorie per realizzare poi enormi profitti, come dimostra il giro di affari di 2,3 miliardi di euro raggiunto nel 2008", sostiene Legambiente.

In assenza di una legge nazionale che definisca gli importi dei canoni di concessione per l’imbottigliamento delle acque minerali, ciascuna Regione decide in autonomia. "È ancora un obiettivo lontano l’adeguamento delle leggi regionali sui canoni di concessione alle linee guida nazionali approvate nel 2006 e che prevedono tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa".

"Dal 2006 - spiegano Legambiente e Altraeconomia - ad oggi 11 Regioni hanno rivisto la normativa, ma solo 5 lo hanno fatto adeguando i canoni alle linee guida nazionali. Alcune regolano ancora i canoni di concessione con leggi del secolo scorso: è il caso del Molise e della Sardegna dove vige il Regio Decreto del 1927, mentre in Liguria è vigente la legge regionale del 1977 e in Emilia Romagna, dove sono attive 52 concessioni per un totale di 15.893,192 ettari, la normativa risale al 1988, con un canone di 18,69 euro per ogni ettaro di concessione".

Ma che ne sarebbe se anche in Emilia Romagna si aumentasse il canone? Significherebbe pregiudicare una delle attività più brillanti del nostro crinale, quella della Samicer che, oltre all'acqua Ventasso, produce anche la Santa Lucia e le bottiglie a marchio Conad?

“Applicando i canoni alle linee guida nazionali - sostiene Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia-Romagna - le aziende imbottigliatrici non subirebbero nessun salasso, considerando che la spesa totale annua ammonterebbe a circa 31 milioni di euro a livello nazionale a fronte di un giro di affari di 2,3 miliardi di euro, mentre le casse regionali ne trarrebbero sicuramente giovamento. Considerando infatti anche solo il canone di 30 euro a ettaro, la nostra Regione vedrebbe quasi raddoppiare i fondi, in un momento in cui è sempre più difficile reperirli. Fondi che oltre a ripagare i territori dall'impatto di queste attività, potrebbero essere destinati a finalità ambientali, magari proprio in questi territori, spesso piccoli comuni appenninici che hanno già notevoli difficoltà a gestire territori molto vasti e fragili”.

"Il 'business dell’oro blu in bottiglia' - si legge nella nota di Legambeien - continua ad essere insostenibile per la collettività sia dal punto di vista economico che su quello ambientale. Le Regioni incassano infatti dalle aziende cifre irrisorie e insufficienti a ricoprire anche solo le spese sostenute per la gestione amministrativa delle concessioni o per i controlli, senza considerare quanto viene speso dagli enti locali per smaltire in discarica o in un inceneritore il 65% delle bottiglie in plastica che sfuggono al riciclaggio".

"L’impatto ambientale delle acque in bottiglia non si limita solo a questo aspetto. L’imbottigliamento di 12,5 miliardi di litri a livello nazionale comporta l’uso di 365mila tonnellate di Pet, un consumo di 693mila tonnellate di petrolio e l’emissione di 950mila tonnellate di CO2 equivalente in atmosfera. Per la fase di trasporto poi solo il 18% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferro, mentre il resto è affidato ai grandi TIR che viaggiano per centinaia di chilometri lungo le autostrade d’Italia consumando combustibili fossili (gasolio) ed emettendo grandi quantità di inquinanti in atmosfera (da quelli globali come la CO2 a quelli locali come il PM10)".

Per Legambiente e Altro consumo "tutte le Regioni italiane inadempienti devono procedere all’immediato adeguamento della normativa regionale ai canoni previsti dalle linee guida nazionali, replicando le esperienze praticate con successo dalle Regioni Veneto e Lazio. La Conferenza delle Regioni, da parte sua, deve recuperare il ritardo nella revisione dei criteri sui canoni definiti nel 2006 - è previsto che lo faccia almeno ogni due anni -, stabilendo (come già fatto per la superficie concessa) non un intervallo ma una cifra di almeno 2,5 € per il metro cubo imbottigliato o emunto e definendo anche un criterio di penalità per chi utilizza le bottiglie di plastica e di premialità per chi attua il vuoto a rendere del vetro".

“Solo così - concludono Legambiente e Altreconomia - potremo lasciarci alle spalle una pagina davvero imbarazzante per il Paese, quella della ‘lotteria dei canoni di concessione per le acque minerali’, e portare risorse aggiuntive agli enti locali sempre più in difficoltà economica, gravando davvero poco sulle casse delle società che imbottigliano questa preziosa risorsa”.